nov032015
Senza tanti giorni di preavviso, nel silenzio della notte, è giunto il telegramma di convocazione per nunna Ada Marzo, 90 primavere tra qualche mese, vedova da vent’anni di Cici Gabrieli, buonanima.
Lucidissima come sempre, ha dispensato consigli, impartito gli ultimi voleri, e detto parole buone alle figlie, ai generi e agli amati nipoti fino all’ultimo istante della sua vita.
Quando ho letto sul mio cellulare il messaggio della scomparsa della signora Ada (o come la chiamavano in tanti zi’ Ada) le pagine del mio album mentale dei ricordi si sono aperte immediatamente su un periodo molto bello della mia vita.
Erano i primi anni ’80 del secolo scorso, ed io poco più che imberbe ragazzino.
Alla fine del mese di maggio a Noha, ad una certa ora del pomeriggio, era tradizione che i devoti, per tredici giorni di fila, recitando il Rosario, si recassero a piedi in pellegrinaggio alla volta del grazioso tempietto (un tempo in piena campagna, ora circondato da una meno romantica villettopoli), dedicato a Sant’Antonio di Padova. Chi scrive faceva parte di quella marcia.
Lì, in quella chiesetta, sotto la guida di don Gerardo Rizzo (1924 -2007) celebravamo in un clima di raccoglimento, ma soprattutto di festa, la “Tredicina” in onore del Santo. Io e il mio amico e compagno di classe Adriano Scrimieri eravamo i chierichetti deputati al servizio delle sacre funzioni.
Le tredici splendide giornate di primavera inoltrata si concludevano il tredici giugno, solennità del Santo Taumaturgo di Padova, con la benedizione e la distribuzione a tutti del pane benedetto.
Certe memorie s’aggrappano ad un’infanzia per non staccarsene più. Ricordo benissimo che Ada non mancava mai a quell’appuntamento quotidiano: ci aspettava sempre sull’uscio di casa, preparandosi con largo anticipo. Quando la combriccola dei fedeli transitava da via Collepasso, Ada socchiudeva la porta (che non ha mai chiuso a chiave, neanche ultimamente), e, discreta e orante, si aggregava a noi altri.
*
L’avevo vista non tanto tempo fa, la Ada. E, stringendomi la mano, mi ripeteva sorridendo: “Ti ricordi quando andavamo a Sant’Antonio? Tu e il figlio della comare Maria servivate la messa. Antonio mio era piccolo così. Lo tenevo per mano”.
Sì, cara Ada, ricordo tutto benissimo. E ricorderò sempre.
E ora che sei giunta davanti a sant’Antonio, prega Lui per noi tutti, ché noi pregheremo per te e per gli altri, cantando a squarciagola, come un tempo, le litanie alla Madonna e l’inno al Santo, che non scorderemo mai più.
Addio nunna Ada, riposa in pace.
A.M.
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