feb072014
Martedì mattina, 4 febbraio 2014, un collega sottopone alla mia attenzione una pagina del più diffuso giornale locale, cioè “Il Quotidiano di Lecce”, o “Nuovo Quotidiano di Puglia”, o come diavolo si chiami, indicandomi un trafiletto in cui si parlava di Noha.
Il collega sa bene, e da tempo, che ho una certa idiosincrasia nei confronti di quell’ammasso di morbida carta a più veli (a mio avviso ottimo per la differenziata) e non tanto perché di proprietà della famiglia Caltagirone (sì, l’Azzurra, figlia di Francesco Gaetano, e moglie in seconde nozze - i valori della famiglia! - di Pier Ferdinando Casini - in nomen omen), ma perché, davvero, preferisco impiegare i ritagli delle mie ore nella lettura di ben altre penne. Non si tratta di snobismo, ma, diciamo così, di personale allocazione ottimale di una risorsa sempre più scarsa come il tempo.
Comunque, quando si tratta di Noha, metto da parte ogni remora, supero ogni barriera architettonica, abbatto steccati e cancelli, e mi fiondo voracemente nella lettura di ogni riga, ogni parola, ogni sillaba che la riguardano, fossero pure vergate, queste righe, sulle superfici più impensate o improbabili del mondo, ovvero riportate su giornali satirici (come in questo caso).
Stavolta, il suddetto collega, inconsapevole, m’ha posto sotto gli occhi un esilarante articoletto, senza firma (per fortuna dell’autore) dal titolo “Primule e lampade per la vita e un premio a don Coluccia” (cfr. il pezzo originale riportato di seguito), in cui l’anonimo “giornalista” (con le virgolette), ovvero pseudo-giornalista (senza virgolette), si esibiva nella descrizione puntuale di un evento che ha avuto luogo a Noha nel pomeriggio inoltrato di domenica 2 febbraio 2014. Così si esprimeva il nostro veggente al passato prossimo: “Domenica sera, invece, Casa Betania ha lanciato 45 lampade volanti, accompagnate da una coreografia di danza sui trampoli […]. Musica ed artisti di strada […]”. Notare l’avverbio invece che rende il tutto più verosimile.
Peccato che domenica sera lo spettacolo in programma de quo non ha avuto luogo per via della pioggia. Anzi è stato rimandato a domenica prossima.
Chissà cosa avrà visto di volante l’anonimo cronista (forse degli asini), o chi si fosse mosso sui trampoli (forse lo stesso “letterato”), e dove l’elzevirista avrà incontrato gli artisti di strada (come lui), o quando il poveretto avrà scorto non uno ma ben “2000 lumi, forniti da Casa Betania, accesi dalle famiglie di Noha e esposti alle finestre delle case [sic!]”, per parlarne così compiutamente. Anzi convintamente, dettagliatamente, qualunque-mente (“mente”, stavolta, è voce del verbo).
Dopo il famoso the future in the past (noto nella grammatica inglese), questo genius loci ha inventato the past in the future (ormai noto nella idolatrica pugliese).
Il giornalista, l’abbiam ripetuto un milione di volte, dovrebbe essere un whatchdog (cane da guardia) e non un hotdog; così come il giornalismo non può essere un copia-incolla continuo, o il riporto di un comunicato stampa.
Purtroppo per questi pseudo-giornalisti nostrani, la verità brilla della sua stessa perspicuità, e non manca mai all’appuntamento delle loro figuracce.
Poi uno dice che il sottoscritto legga solo “Il Fatto quotidiano”.
Ma, signori, secondo voi non è meglio il Fatto che il distratto, il contraffatto, l’accatto, anzi il mentecatto Quotidiano?
Antonio Mellone
Commenti
La vita,e'vita e come tale e sacra e quindi si fa bene a festeggiare.....senza pioggia pero'....grazie ok?
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