lug302013
Premesso che buona parte dei nohani (e figuriamoci dei galatinesi) non sa nemmeno dell’esistenza di questo sito e men che meno il fatto che vi appaiano periodicamente degli scritti a mia firma, qualcuno che invece lo sapeva s’è chiesto che fine avessi fatto in questo lasso temporale durato un mese abbondante nel quale sul sito di Noha non ha fatto capolino neanche un mio trafiletto di poche righe su questo o su quell’argomento di attualità locale.
Qualcun altro avrà pensato che fossi stato così saggio da seguire il mio stesso consiglio e mi fossi fatto (anzitempo) cremare. Sì, come no, magari nell’inceneritore nuovo di zecca targato Colacem che, se non lo sta già facendo, a breve brucerà non più il CDR ma il CSS (tanto cambiando l’ordine dei fattori il cancro non cambia). Del resto non potrà che essere così, con un’opposizione da parte dei politici locali così blanda, così evanescente, così sconclusionata (che di questo passo assumerà i contorni di una benedizione urbi e soprattutto orbi).
Il politico nostrano, nel frattempo, non leggendomi più e tirando il più classico dei sospiri di sollievo, avrà pensato bene di prolungare le sue ferie politiche e soprattutto neuronal-cervicali, continuando in tal modo a fare quello che ha sempre fatto per il bene della sua comunità: una beneamata mazza.
Niente di tutto questo, caro il mio lettore (quell’unico che sarai). In questi ultimi tempi sono stato impegnato nel famoso concorsone pubblico per docenti indetto dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per l’assegnazione di cattedre nelle diverse discipline previste dal bando.
Ebbene, il 18 luglio scorso dopo uno studio “matto e disperatissimo” di leopardiana memoria ho avuto la fortuna di partecipare e finalmente superare anche lo scoglio dell’esame orale conclusivo insieme ad altri 21 concorrenti superstiti (all’inizio – era il mese di novembre 2012 - prima della falcidia, ne eravamo 1500 circa nella sola Puglia).
Qualcuno m’ha pure chiesto chi me l’avesse fatta fare (la sfacchinata), e soprattutto se avessi in mente e quindi fossi in procinto di cambiar lavoro. La risposta è no, per ora. Punto.
Ma, lo ribadisco ancora una volta, ci tenevo a diventare ufficialmente Professore di Economia “per titoli ed esami” (classe di concorso A017, Discipline Economico-Aziendali), sia perché l’insegnamento è sempre stato il sogno della mia vita (consapevole del fatto che il miglior metodo per imparare le cose è insegnarle) e sia perché non volevo deludere lo spiritoso detrattore di turno che d’ora in avanti quando mi darà del “professore” potrà farlo risparmiandosi tranquillamente le virgolette.
***
Ma di cosa avrei voluto/dovuto parlare? Ma ovviamente di tanti argomenti che avrò magari modo di trattare nel corso delle prossime venture ferie (si sa che quando si è in vacanza si lavora, si studia e si scrive tre volte tanto), magari attraverso le “fette di Mellone” estive.
Qui, non essendoci più spazio, mi limito a citare solo il caso mai risolto della Pantacom.
Volevo dire che di recente ho richiesto un'altra pubblica Visura Camerale su codesta società che sta rompendo l’anima e qualcosa d’altro per avere le famose autorizzazioni per il Megaporco. Ebbene, rispetto al documento di inizio d'anno, salvo errori od omissioni, nella nuova Visura non c'è una virgola di differenza. Nulla è cambiato: né sul capitale netto (pressoché annullato per perdite), né sul fatturato (pari a zero), né sugli amministratori, né sui soci. La società era ed è ancora "inattiva"; valeva e vale ancor oggi poco o nulla.
I Caifa, inclusi quelli del sinedrio di palazzo Orsini, che si stracciano le vesti perché noi abbiamo osato formulare delle domande da porci, di fatto continuano ad ignorare i nostri dubbi, le perplessità, i quesiti (rimasti senza uno scampolo di risposta) che invece dovrebbero essere loro per primi ad indirizzare ai proponenti-amici-interlocutori (e figuriamoci se poi qui a Galatina qualche “giornalista” osa chieder conto di certe cose: no, non conviene, non si sa mai, meglio fungere da tappetini-scendiletto).
Invece cosa succede? I nostri pubblici rappresentanti sembrano pronti a parare il sacco ai fantacosmini miracolosi sbandierando ai quattro venti l’“utilità pubblica”, l'“interesse” e soprattutto le “ricadute” (basate sull’aria fritta) di questa megacazzata.
Davvero bastano quattru vave dette da chi ha il peso specifico di una piuma per stare a posto con la coscienza e soprattutto con la legge?
Ma su questo tema torneremo a discettare ancora.
Nel frattempo mi piacerebbe che qualche pollitico locale mi rispondesse per le rime, mi facesse capire che sono nel torto marcio, mi spiegasse come e perché e chi, con questi chiari di luna, andrà a riempire i carrelli e a far tintinnare le casse del novello centro commerciale. Mi illustrasse da quale pianificazione territoriale, da quale allucinazione di marketing - o da quale cilindro sia sortito questo n-esimo pantaconiglio morto.
Per favore, miei cari rappresentanti, non svignatevela come al solito, e rispondete.
Io dal mio canto vi prometto che non assumerò il piglio del professore (e che troverete pane per le vostre dentiere).
Antonio Mellone
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