ago202015
Quest’altro brano non è farina del nostro sacco, ma ancora una volta di quello del papa Francesco. Leggete un po’ qua, per favore: “Oggi riscontriamo, per esempio, la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura. (tratto dal punto 44, pag. 39-40, “Laudato sì’” di papa Francesco, Ancora, Milano, 2015 - la sottolineatura è nostra). Dunque “Laudato sì’, cemento no”, amen. Chiara l’antifona?
Peccato che i nostrani clerico-fascisti travestiti da democratici non leggono o fanno finta di non leggere (o se pur leggessero non capirebbero), non diciamo i nostri articoli (figurarsi), ma alcuni brani dell’enciclica papale. Perché se così fosse non si macchierebbero mai del reato di ecocidio, mai darebbero il loro assenso e mai apporrebbero la loro firma su progetti spinti dal partito trasversale del cemento, mai promuoverebbero idiozie politiche e crimini ambientali che vanno sotto il nome di Mega-Porco commerciale, pronto a riempire i galatinesi di ogni virgola, circonvallazione interna, parcheggi sotterranei nei pressi del centro storico, comparti edilizi in piena campagna, benché non si contino più le case (dunque le cubature) vuote in ogni parte della città, nuove aree mercatali da asfaltare e cementificare. Insomma il tentato omicidio del nostro territorio. Mentre a livello centrale mai avrebbero concepito il decretino “Sblocca Italia”, cioè Sblocca-Cemento, Sblocca-Scempi, Sblocca-Mafia (tipo: trivelle facili in Adriatico e Ionio, inceneritori dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Puglia, inutili opere pubbliche faraoniche).
Caro papa Francesco, parli ai sordi e scrivi ai ciechi. Qui da noi addirittura un noto sito locale (che, tra l’altro, fa rima con papalina.it) fa finta di seguirti quotidianamente, avendo una finestra ben visibile sulla sua home-page con dei brani aggiornati delle tue omelie. Io non so se ci sono o ci fanno certi giornalisti per caso, per giunta iscritti pure all’albo da qualche decennio (i quali s’incavolano pure quando li qualifichi come “improvvisati”): fanno finta di esserti devoti, diffondendo così il tuo verbo, ma quando si tratta di appoggiare nuovi asfalti e colacementificazioni, comparti edilizi, strade senza senso, i responsabili di leccatina.it sono i primi a parlarne con entusiasmo, a gongolarne quasi con un empito mistico a metà strada tra la gioia e la riscossa.
Pensa, c’è un altro sito locale gemello del precedente (tu diresti: Dio li fa e poi li accoppa), un sito internet che fa rima con rifondazioni.it, ma solo rima, il cui responsabile ci ha pure riferito che legge volentieri i nostri articoli, che apprezza il nostro spirito combattivo, ma che lui (“sì, purtroppo, e che ci vuoi fare?”) ha da tempo abbandonato questa, come dire, verve critica, semmai l’avesse avuta.
A questo punto ci chiediamo umilmente: a cosa serve alimentare e curare un sito internet se poi non si dice quello che si pensa (posto che qualcosa si pensi)? Per riportare le cazzate dei nostri presunti (e presuntuosi) sedicenti politici? Per asservire il potere anziché fargli da cane da guardia? Per fare un copia-incolla di comunicati stampa? Per raccontare gli “eventi” locali? Bè, questo amico sappia che papa Francesco, a proposito, ha detto, tra l’altro, anche quanto segue: “Questo comportamento evasivo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione, di consumo. E’ il modo in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse” (punto, 59, pag. 52, ibidem, la sottolineatura è nostra).
Caro papa Francesco, anche stavolta ci hai tolto le parole di bocca.
Antonio Mellone
Commenti
Caro papa Francesco, prega per Antonio Mellone affinché venga liberato dall'ossessione che ha verso il sottoscritto. Purtroppo egli ritiene che denigrando ed offendendo gli altri la sua aureola apparirà ancora più luminosa e illuminante. Spiegagli (questo povero cronista "per caso" ultrasessantenne non ci è riuscito) che è molto facile superare gli asini per cui, per dimostrare di essere in gamba occorre provare che il proprio interlocutore non è uno stupido ma il contrario.
Caro Papa Francesco, infondigli un po' del tuo coraggio. Tu chiami le persone e le cose con il loro nome e non hai paura delle conseguenze. Antonio Mellone, nonostante la sua intelligenza e la sua indubbia abilità dialettica, non riesce ad assumersi la responsabiltà delle sue affermazioni offensive e non scrive mai i nomi dei suoi bersagli polemici. Perché? "Se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare", scrisse Alessandro Manzoni. Ma questo è un altro discorso.
Infine, caro papa Francesco, aiutalo a capire che lanciare accuse infondate è banale, indicare con quali affermazioni e in quali circostanze le persone diffamate si sarebbero macchiate dei 'crimini' che vengono loro attribuiti è piuttosto impegnativo. Si impegni, dunque, Antonio Mellone e la smetta, per dirla come si usa nella Città Eterna, di 'rosicare'. Dino Valente
Antonio Mellone ,ha il coraggio di dire quello che pensa,non fa le doppie faccia come lor Signori.Viva la libertà' di pensiero,e 'di parola!!!!Noi siamo orgogliosi del nostro cittadino!!
Gentile e coraggioso anonimo Di Noha, Antonio Mellone ha il sacrosanto diritto di esprimere le sue opinioni ma non può e non deve diffamare chi non la pensa come lui. Non mi sembra un concetto difficile da comprendere. Dino Valente
Caro Dino Valente, tra le migliaia di lettere che ricevo quotidianamente in Vaticano, per la precisione a Santa Marta, la tua m’ha particolarmente toccato. Premetto che solidarizzo con te, e non con Antonio Mellone, vera pietra dello scandalo per il suo maledetto vizio di sbeffeggiare politici e giornalisti al seguito, accomunati dall’incurabile morbo dell’allergia all’umorismo. A dirla tutta, avevo anche provato a contattarti al telefono (come ben sai non mi faccio alcun problema ad alzare la cornetta e provare a conferire direttamente con i casi umani più disperati) ma ho trovato occupato: vuoi vedere – ho pensato - che è ancora al telefono con Cesare Barrotta, il progettista del centro commerciale Pantacom, per una delle sue “interviste senza filtri”, come quella memorabile pubblicata sul suo sito il 24/1/2013? Quel pezzo commovente e al contempo esilarante rimase negli annali del “giornalismo”, se non altro per la scialorrea con cui furono formulate le domande, e accolte le risposte. E sì che pure tu certe volte te le vai a cercare: almeno una domandina una sul valore dell’azienda o, chessò io, sulle sue garanzie (che, a proposito, non giunsero mai a destinazione) avresti anche potuto azzardarla; invece parlavate, mi pare, di posti di lavoro, e di un salumificio neritino o forse dei suoi manufatti da affettare (prima di utilizzarne il prodotto per coprire gli occhi).
Convengo con te sul fatto che “lanciare accuse infondate è banale” e che “indicare con quali affermazioni e in quali circostanze le persone diffamate si sarebbero macchiate dei ‘crimini’ che vengono loro attribuiti è piuttosto impegnativo”. In effetti non è facilissimo, anzi è molto impegnativo andare a ribeccare quel tuo post del 12/7/2014 che riportava la lettera di Onofrio Introna indirizzata al sindaco di Melendugno Marco Potì, con un tuo titolo che era tutto un programma (e addirittura con tanto di virgolette, manco fosse
[continua] (e addirittura con tanto di virgolette, manco fosse riportato nella lettera): “TAP, un’occasione da non perdere”. Peccato che poi, mi pare, scordasti di pubblicare la risposta del destinatario che conteneva un punto di vista affatto opposto a quello del mittente (cose che capitano: ci pensò poi quella peste del Mellone a pubblicare la risposta di Potì su Noha.it – sito che notoriamente non ha l’audience del tuo, con gli effetti che puoi ben inferire).
Caro figliolo, sempre a proposito del TAP, il gasdotto che aveva pure sponsorizzato la festa patronale dei SS. Pietro e Paolo di Galatina, nel tuo articolo del 1/7/2014 parlasti di “aiutino della Tap” (la simonia non è mai un aiutino, caro Dino, ma un peccato grave), mentre del flash-mob di protesta contro questo “aiutino” e soprattutto contro l’idea di questo ennesimo danno al creato, nello stesso intervento, hai detto che era addirittura “strumentale e tecnicamente fuori luogo” (e di grazia, dove e quando avrebbero dovuto protestare gli oppositori del novello scempio ambientale, ma soprattutto mentale? In Azerbaijan?).
Caro Dino, potrei continuare ad enumerare degli altri interventi sul tuo sito fra gli allineati e coperti a favore dei poteri forti (ma anche deboli: ma a me, come ormai ben saprai, repellono tutti), ma hai ragione: è “piuttosto impegnativo”.
Potresti però facilitare il compito agli altri, per esempio permettendo il commento agli articoli che pubblichi sul web (commenti che possano eventualmente sottolineare, per una tua pronta consapevolezza, i tuoi, diciamo così, eccessi di entusiasmo nei confronti delle magnifiche sorti e progressive delle “grandi opere” locali, senza che poi gli altri a distanza di tempo siano costretti ad andare a scovarli in archivio). In molti siti locali c’è eccome la libertà del commento (modestamente anche su Noha.it che ti ha più volte ospitato in tal senso), ma non ancora sul tuo. Cor
[continua] Coraggio, e anzi come diceva Gesù: Effatà, apriti. Apri, orsù dunque, il tuo sito alle chiose immediate, quelle cioè senza preventiva censura, da parte dei tuoi lettori. Di cosa hai paura?
E veniamo ad Antonio Mellone. Io conosco bene quello scavezzacollo, e quell’aureola di cui parli tu non è un segno di santità ma un cerchio alla testa (procuratogli probabilmente da certa stampa e dal pensiero mentulomorfo di certi politici locali). Pensa, sta pure recensendo la mia ultima enciclica “Laudato sì’”, che molti, confratelli sacerdoti inclusi, non hanno toccato né toccheranno mai nemmeno con una canna. Ecco, ti vorrei tranquillizzare su di una cosa: non è uno che risponde facilmente ai ragli. Tutt’altro. Il Mellone conversa con chiunque voglia discutere con lui, ci mancherebbe, mai badando al titolo di studio e men che meno alla classe sociale (che vorrebbe abolire, come del resto anch’io), mentre la sua inclemenza (se mai) è direttamente proporzionale, mai inversamente, al grado di istruzione o alla vivacità intellettuale del suo collocutore. I suoi punzecchiamenti e le sue risposte inviate al tuo indirizzo, dunque, sono la prova sul campo “che il proprio interlocutore non è uno stupido ma il contrario”. Nel caso dovessi sentirti offeso per qualche sua locuzione un po’ più mordace del solito abbi pazienza e usagli misericordia.
Quanto al suo coraggio, sei andato a scomodare addirittura “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Ora, premesso che al capitolo 25 del romanzo, nello stupendo dialogo con il cardinal Federigo, don Abbondio tra l’altro dice: “…Il coraggio, uno non se lo può dare”, e non tutta la frase che addirittura virgolettavi (benedette citazioni), ti volevo far presente che lo stesso Manzoni con il suo romanzo parlava della dominazione spagnola alludendo a quella austriaca. E non per questo il romanzo risultò meno efficace. Ques
Questo per ribadirti che ognuno ha il suo stile, e può scrivere come e ciò vuole. E’ forse vietato alludere, o magari parlare a nuora perché suocera intenda? Sarebbe questa la mancanza di coraggio? O non piuttosto lavarsi le mani come Ponzio Pilato, far finta di non vedere, non sentire e quindi non parlare e non scrivere? Antonio Mellone non è un giornalista, ma un cittadino come gli altri, forse un po’ più rompiscatole degli altri in quanto sogna la libertà di pensiero e di parola (e quindi di espressione, di critica, di satira, eccetera), in nome dei principi sanciti nella vostra bella Costituzione.
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Infine tutto si può dire di Mellone, perfino - per dirla come si usa al di là del Tevere, cioè a Roma – “gufo”, ma non “cuccuvascia”, e men che meno “rosicone”.
“Rosicone” di cosa poi? Mistero della fede.
Caro Dino Valente, sappi che io continuo a seguire il tuo sito internet quotidianamente (per esempio rivedendo volentieri gli stralci delle mie omelie). Se posso permettermi, da papa ma soprattutto da fratello, ti ripeto infine le parole che pronunciai ai giovani della Gmg del 2013 a Copacabana: vai controcorrente anche tu, almeno un po’; fai casino e per favore cerca di organizzarlo bene. E ricordati, ogni volta che prendi la penna in mano, che il tuo sito è Galatina.it, non vavatina.it.
Ti impartisco di cuore la mia benedizione apostolica.
Vaticano, dalla residenza di Santa Marta, 21 agosto 2015 - solennità della Beata Vergine Maria Regina.
+ Francesco, papa
Caro Papa Francesco, le tue preghiere cominciano a fare effetto. Antonio Mellone, usando però il tuo nome, è riuscito a scrivere un lunghissimo intervento su noha.it senza lanciare alcuna offesa. Ti sono, per questo grato.
Su galatina.it non c'è la possibilità di inserire i commenti agli articoli semplicemente perché il direttore responsabile non intende rispondere penalmente dell'idiozia altrui. Chi voglia intervenire può tranquillamente farlo mandando una lettera firmata. Tanto tempo fa lo faceva anche Antonio Mellone.
Per quanto riguarda, poi, la presunta sudditanza al potere di galatina.it e del suo direttore sono i fatti e la storia di ognuno a parlare. Le chiacchiere, se pure organizzate in bella ed ironica forma, rimangono tali.
Cari e conclusivi saluti. Dino Valente
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