dic022024
Accogliamo certamente con gran soddisfazione la pronuncia della Corte costituzionale sulla legge n. 86 del 2024 in materia autonomia differenziata. Purtroppo la rilevata parziale incostituzionalità non cancella la legge dal nostro ordinamento giuridico, sicché al fine di arrivare alla sua completa abrogazione (la legge rimane vigente per la parte non dichiarata incostituzionale) abbiamo ancora molto da studiare e lottare insieme, se non altro contro una certa decrepita (probabilmente ancestrale) attitudine tutta volta ad adattarsi la Carta a proprio uso e consumo. E d’altro canto il referendum abrogativo che abbiamo promosso come comitato Galatina e Frazioni contro l’Autonomia Differenziata non perde, per ora, il suo oggetto.
Sulla base dei contenuti del comunicato, e in attesa delle motivazioni della suddetta decisione, possiamo attestare che avevamo visto lungo sul conto di una riforma che mortifica il Parlamento e costruisce un modello di devoluzione di poteri e competenze niente affatto coerente con la natura stessa della nostra Repubblica, una e indivisibile, fino a prova contraria, per volere dei nostri padri costituenti.
A questo punto possiamo ritenere sostanzialmente accantonata la pretesa di trasformare il Paese in decine di piccole patrie indifferenti ai principi di uguaglianza tra cittadini e di equità tra territori: ma il rischio non può assolutamente considerarsi del tutto azzerato, visto quanto la tentazione secessionistica sia costantemente in agguato.
Aggiungiamo a mo’ di chiosa quando sia evidente il fatto che non possa essere il Governo o peggio ancora un comitato di nomina governativa a determinare unilateralmente i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) su materie strettamente connesse ai diritti fondamentali del cittadino, parliamo di sanità, istruzione, mobilità e via discorrendo. Su temi come questi dovrà essere quanto meno il Parlamento a esprimersi, con l’auspicio, per quanto ovvio, che prevalga sempre il bene comune rispetto all’interesse di bottega.
Riteniamo che il nostro Comitato abbia svolto un rilevante lavoro di sensibilizzazione su temi concernenti la sopravvivenza stessa dello stato di diritto, anche attraverso la raccolta di circa 1300 firme, il dibattito democratico, la cittadinanza attiva, la promozione di convegni, insomma l’esercizio della libertà “che è partecipazione”. Ma non siamo che alla metà di un percorso che crediamo sia necessario consolidare ulteriormente e rilanciare, anche grazie a iniziative culturali in programma che vi comunicheremo nelle prossime settimane.
Michele Scalese
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