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LU COLABBARDI “…. Sorta de lu Colabbardi ca perse la mujere de intrha lu jettu e scia girandu cu lli cazzi (z dolce) a mano. E gridava disperato: Vieni mujere mia, ca cquai te spettu!”
Di Marcello D'Acquarica (del 19/08/2023 @ 16:22:38, in NohaBlog, linkato 980 volte)

Riceviamo dal nostro concittadino Michele Greco, Niny per gli amici, i ringraziamenti per tutte le notizie condivise su Noha.it. Il che, dice, permette a chi come lui vive lontano dalla propria “patria” di sentirsi sempre parte del piccolo mondo antico nohano.

Michele è nato a Noha, ma risiede a Taranto da molti anni. Ha tanti ricordi, e ci tiene molto a rammentare i fatti del tempo che fu, e ogni angolo del paese che lo ha visto trascorrere l’adolescenza e anche parte della sua giovinezza. Ci dice con orgoglio di essere nato in una casa in affitto, la villetta appartenente alla famiglia Giordano, proprio dirimpetto alla grotta della Madonna di Lourdes, in via Aradeo. Ne approfitta per ricordarne il costruttore, Paolo Giordano, che ritroviamo nei documenti del 1905 conservati nell’archivio storico di Lecce e relativi alla Chiesa di San Michele Arcangelo, menzionato come “appaltatore Giordano”. Michele li ricorda tutti i suoi vicini di casa, nome per nome: la maestra Tina, il vigile Scrimieri, il giovanissimo Corrado che ebbe un incidente mortale. Ci racconta poi della Trozza, che aveva davanti casa dove si trasferì nel 1952 con tutta la famiglia, e la rammenta essere stata per molti anni poco più che un rudere. Michele ricorda ancora l’incisione sul puteale vergata con inchiostro nero perfettamente leggibile che indicava il costo per l’acqua:

“Si vende ll’acqua tre mezze un soldo”

Ci racconta ancora dei lunghi percorsi a piedi da Noha a Galatina per raggiungere le scuole, dalla media inferiore alle superiori, perché la corriera costava e i soldi in casa erano pochi. Si ricorda della Chiesa Piccinna, della via Aradeo dove si passeggiava tutti ben vestiti, dei bar e del Cinema dei Fiori.

Alcuni anziani, ci dice Michele, indossavano il cappello “borsalino”  perfino quando erano seduti a tavola. E infine ci racconta delle sere d’estate, quando si stava a godere della frescura davanti alla porta di casa insieme al vicinato e delle storie, tipo quella raccontata da sua mamma sulla Masseria Colabaldi.

Di quest’ultima conserva gelosamente una splendida pittura del 1980 sullo stile dei “macchiaioli” di un suo carissimo amico, il prof. Giovanni De Tommasi.

Nonostante gli impegni di lavoro lo portassero lontano, Michele ha sempre cercato di vivere al Sud, per stare più vicino possibile alla sua terra natia. Ora si gode la pensione e la famiglia con figli e nipoti.

Insiste nel dirci che gli dispiace che il Comune di Galatina trascuri non poco la memoria per il sacrificio degli emigranti, che sono stati tanti e che è anche grazie a loro se oggi godiamo di tanto benessere. In modo particolare quelli che hanno perso la vita in terra straniera, come i nostri concittadini minatori in Belgio, costretti a scavare il carbone per almeno cinque anni, a pena del carcere, costretti a vivere in baracche come manco nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Ma questa è un’altra storia.

Al nostro annuncio sulla possibilità di acquistare la nuova edizione della Storia di Noha di P. Francesco D’Acquarica, Michele insieme ad altri nostri lettori, aderisce con gioia e promette di tornare a visitare Noha e le sue bellezze. Noi lo attendiamo a braccia aperte, e speriamo che il suo amore per il nostro bellissimo paese contagi tanti altri nostri concittadini, vicini e lontani, perché:

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”, così Cesare Pavese oltre 70 anni fa, nel suo 'La luna e i falò. E così anche noi altri.

Via Aradeo e il passeggio domenicale all’ombra della Chiesa Piccinna –Noha anni ‘60

Marcello D’Acquarica

 

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