dic312018
Mi chiama Emanuele Vincenti, vabbè don Emanuele, il parroco di Sanarica, per invitarmi o meglio invitarci al presepe che quest’anno celebra il suo trentennale: “Allora, venite al presepe vivente di Sanarica? Dai, vi aspetto”.
“Boh, Emanuele: io sono raffreddatissimo, e oltretutto devo assistere mia madre che è caduta: non ti dico. Comunque fammi sentire Giuseppe Cisotta, che ha un telefonino nuovo con una suoneria finalmente funzionante”.
Compongo il numero di Giuseppe che, incredibile a dirsi, mi risponde al secondo squillo: e da lì parte il tutto (incluso l’acquisto della Tachipirina per me).
Nello stesso giorno, di pomeriggio, una carovana di non so più quante auto si dà appuntamento all’autolavaggio di Noha in via Carso, per poi dirigersi alla volta della dolina carsica di Sanarica [da via Carso alla dolina carsica, quando si dice la combinazione, ndr.], una specie di conca di rocce calcaree, una Vora diremmo in vernacolo, molto probabilmente formatasi nel corso di migliaia di anni in seguito alla dissoluzione del carbonato di calcio di cui sono composte le pietre: in quel dirupo è allestito lo stupendo presepe vivente della ridente cittadina sanarichese [comune di 1500 abitanti, meno della metà degli abitanti della frazione di Noha, ndr.], ubicata a metà strada tra Maglie e Poggiardo.
E proprio nell’ampia grotta della natività avviene la restituzione di cortesie tra l’Associazione Amici del Presepe Vivente di Sanarica e il Gruppo Masseria Colabaldi di Noha: certe visite si ricambiano, per buona creanza. Lo scorso anno si son fermati loro, e una corposa delegazione di quell’associazione venne a visitare il presepe apparecchiato nei fori imperiali nohani; quest’anno, invece, il Pit Stop è il nostro e siamo andati noi da loro: si fa così, si chiamano scambi culturali, amicizia, solidarietà.
La contentezza di Emanuele, vabbè don Emanuele, al termine dell’incontro si è tramutata nella richiesta via filodiffusione di un battimani da parte dei presenti all’indirizzo degli amici di Noha: applauso che è arrivato immediato e scrosciante dagli organizzatori con tanto di cartellino al bavero, dagli attori protagonisti, dalle numerose comparse, dalle maestranze ospiti, dai visitatori di ogni dove, nonché da sindaco e assessori presenti in loco.
Anche il Bambino (vero), in braccio alla Madre, ha battuto le mani compiaciuto, sotto quei due tetti di stelle: rispettivamente predisposti dagli umani e dai celesti.
Antonio Mellone
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