set212014
Un tizio che sarebbe troppo definire mio amico mi fa: “Ma tu che te la prendi tanto con la TAP, non usi forse il gas a casa tua?”. Me ne ricorda un altro (sempre di “amico”) che quando lottavo contro lo scempio del fotovoltaico selvaggio in mezzo alla campagna di Noha formulava la solita stucchevole domanda retorica, e cioè se per caso non utilizzassi io l’energia elettrica per gli scopi più disparati e dunque non fossi rimasto alla candela o ad altra strumentazione del giurassico.
Come facevo a far capire al tizio che, sì, utilizzavo (ed utilizzo ancora) l’energia elettrica, ma quel modo di produrla è il più stupido, dannoso, costoso che si potesse mai immaginare e purtroppo realizzare?
Così, a proposito di TAP, mi chiedo come faccio a far capire agli “amici” che dire di NO al TAP non significa rinunciare al gas, ma capire che questa è l’ennesima truffa perpetrata ai danni di molti per il beneficio di pochi.
In Italia, per dire, esiste una rete di allacci internazionali con una portata pari a 120 miliardi di metri cubi di gas annui. Sapete quanti ne consumiamo in tutto? Un po’ meno di 70, ed il trend di decrescita sembra non arrestarsi qui.
Ma lo sapete che i restanti 50 miliardi di metri cubi non utilizzati vengono comunque pagati alle multinazionali (come TAP) titolari di queste “grandi opere” infrastrutturali, anche se questo gas non viene venduto? E secondo voi nelle bollette di chi viene caricato questo costo?
Sapete cosa sono i contratti “take or pay” di fornitura del gas? A beneficio di chi non ne avesse mai sentito parlare, diciamo che si tratta di accordi capestro, spesso di durata pluriennale (in genere 25 anni) secondo i quali l’offerta garantisce quantità e prezzo, mentre la domanda dovrebbe assicurare il ritiro del prodotto e il suo pagamento. Nel caso in cui il gas per qualsiasi motivo non dovesse (più) servire, i “consumatori” son tenuti lo stesso a pagarne il conto per il quantitativo massimo pattuito.
Inoltre se si è sottoscritto un contratto “take or pay” si è costretti a prendere il gas al prezzo prefissato (che si è obbligati a pagare comunque), anche se il prezzo di mercato fosse più basso.
In Italia, per la cronaca, abbiamo sette punti di accesso. Ma lo sapete voi che ne abbiamo tre completamente fermi (ma che continuiamo a pagare per il meccanismo sopra descritto), mentre gli altri sono utilizzati all’incirca al 50% della loro capacità?
Ora mi spiegate a cosa cavolo serve questa ennesima “grande opera” che ci sta portando tutti alla canna del gas?
Ovviamente queste mie sono “posizioni politico-ideologiche che portano a poco”, mentre invece quelle della TAP e lo “studio”, commissionato dalla medesima TAP, all’“indipendente” Renato Mannheimer “verifiche scientifiche”. Forse perché presentate con le slide che oggi vanno tanto di moda.
Nemmeno stavolta son d’accordo con il redattore di turno del sito di Galatina (a quanto pare pro-Tap, pro-Colacem, pro-Pantacom, insomma propenso a tutto) a proposito della partecipazione della nostra Amministrazione Comunale all’ExpoITM (ad eccezione del cosiddetto assessore Coccioli. E te pareva).
Io penso che stavolta abbiano fatto bene il sindaco e (quasi) tutto il suo cucuzzaro a prendere le distanze e a non partecipare al supposto workshop sull’ossimoro “Tap e turismo”. Per una serie di motivi: primo, perché con certi soggetti non bisogna aver nulla da spartire, manco il saluto; secondo, perché gli enti pubblici territoriali non sono dei tour operator e tanto meno dei papponi il cui oggetto sociale è la svendita del territorio alla prima orda di turisti che capita. Se vogliamo goderne ancora, noi indigeni, dovremmo capire una buona volta che scopo di un’amministrazione territoriale è la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione delle sue bellezze storiche, artistiche e naturali. Non la loro prostituzione.
Antonio Mellone
Commenti
Ieri sono stato in Puglia, insieme ai cittadini, per dire no al Tap, il progetto del gasdotto transAdriatico. Un'opera di fantascienza, un progetto calato dall'alto che minaccia il turismo e le bellezze del Salento. Il Movimento 5 Stelle chiederà un referendum, perché è la cittadinanza che deve decidere se fare un tubo. E’ una battaglia di democrazia. Non abbiamo bisogno di energia rinnovabile in più. In Puglia avete il vento, il sole, ve li hanno sfruttati e non vi è arrivata una lira. Non c’è bisogno dell’energia del gas. Faranno un impianto che funzionerà tra 20 anni. Il carburante del futuro è l’intelligenza. Se loro verranno a fare il gasdotto in Puglia da qualsiasi parte, anche con l’Esercito, noi ci metteremo il nostro di esercito.
Vendola, ricco di contenuti, come da notizie stampa, ha consultato i suoi legali per querelare Beppe Grillo.
Era esattamente la risposta che la Puglia NO TAP aspettava sin dal 2010.
scusa Antonio...giusto per precisare: ma Renato Mannheimer è quello indagato per una grossa evasione fiscale??...
Sì, è lui. Ma è solo indagato, anche se pare sia 'pentito' e pronto a restituire 'tutto quanto' l'indebito (dovuto, a quanto si dice in giro, ad un giro di fatture false per una trentina di milioni di euro). Comunque, non essendo ancora condannato, non può decidere, come invece quell'altro (il noto frodatore condannato e decaduto) le riforme istituzionali del nostro paese. Per ora deve limitarsi ai sondaggi di opinione dei turisti che accettano di fare le vacanze da noi a condizione che ci sia la TAP.
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