C’era da aspettarselo. La questione Xylella, somiglia molto alla nostra capacità di essere diversamente onesti. Ultimamente, non so bene da quando con precisione, se da dieci venti o trent’anni, ma dal punto di vista sociale ed economico, non si ragiona più se non in termini di “ricadute occupazionali”, “crescita”, “progresso”, “alta velocità”, “ritorni finanziari” (tutto rigorosamente tra virgolette, visto che si tratta di locuzioni fasulle): in una parola Business (questa volta senza virgolette) per il solito clan.
Così della cultura, dell’arte, del patrimonio storico, dell’umanità, tutto viene sacrificato in nome del suddetto Business per pochi, fregatura per molti.
Non a caso siamo in una Europa che fatica a diventare unita, e in uno Stato che rinuncia alla democrazia.
Si rinuncia alla democrazia perché non esistono politici con una visione in grado di superare una tornata elettorale. Sicché anche le loro misere promesse (lungi dal rappresentare una vera, sana utopia) cadono inesorabilmente nel vuoto. A farne le spese sovente sono purtroppo anche le istanze di salvaguardia di salute e territorio da parte delle persone oneste, costrette talvolta a fronteggiare ingenti dispiegamenti di forze dell’ordine (pronte a tutelare gli interessi di una multinazionale privata - tipo Tap).
Che la colpa di questo “nuovo nemico” cosiddetto Xylella (che fa rima con balla) sia dei populisti, dei santoni, o di chi, come il sottoscritto, cerca di difendere il patrimonio di questa terra come gli ulivi centenari è tutto da dimostrare. Tant’è che a prescindere, si è deciso di eradicare proprio questo patrimonio.
Diciamo allora tutta la verità, e cioè che qualcuno ha stabilito che l’affare “olio d’oliva pugliese” vada “difeso” a suon di trapianti che rendono più euro ai soliti noti (commercianti delle nuove specie da trapiantare, venditori fitofarmaci e “scienziati” a libro paga), mica a tutti gli altri.
Ma bastava dirlo chiaramente: così ci saremmo messi l’anima in pace, preparandoci a degustare sulle nostre frise il nuovo Olio Dop Sint 2000.
Marcello D’Acquarica
L'Open Day diventa un modo non per guardare dal “buco della serratura”, né per limitarsi ad osservare la “Scuola che si presenta”, ma si concretizza nel vivere la Scuola e partecipare alla sua quotidianità.
La PASCOLI si apre al territorio per mostrarsi alle famiglie e ai ragazzi.
Noi non siamo soliti “indossare l'abito della festa” solo in prossimità delle iscrizioni.
Il nostro lavoro giornaliero è sotto gli occhi di tutti e tutti possono vederlo partecipando ai nostri Open Day.
“Con questo intento -afferma la Dirigente- ho invitato le famiglie a passare dai locali della Scuola Secondaria di I grado Giovanni Pascoli nei giorni 16, 17, 18 e 19 Gennaio”.
La storica Scuola Media Pascoli, tenendo fede al suo motto “tradizione e innovazione”, ha attivato, negli ultimi anni, nuove metodologie didattiche, supportate da corsi di aggiornamento interni, esterni e all’estero (Clil, Coding, Flipped classroom).
“Ho voluto dare -ribadisce Anna Antonica- l'opportunità ai tanti genitori che hanno frequentato molto o poco tempo fa il nostro Istituto di rivivere gli anni dell’adolescenza trascorsi sui banchi della Pascoli, ma anche di osservare ed apprendere come il tradizionale modo di fare scuola fondato sui saperi fondamentali, si sia arricchito di nuove strategie didattiche, di tecnologie e dell'utilizzo sapiente di spazi e laboratori”.
Vi aspettiamo.
Lo staff di presidenza