http://www.leccecronaca.it/index.php/2019/01/13/xylella-monopoli-si-al-paesaggio-alla-produttivita-alla-scienza-eradicare-per-credere/
C’era da aspettarselo. La questione Xylella, somiglia molto alla nostra capacità di essere diversamente onesti. Ultimamente, non so bene da quando con precisione, se da dieci venti o trent’anni, ma dal punto di vista sociale ed economico, non si ragiona più se non in termini di “ricadute occupazionali”, “crescita”, “progresso”, “alta velocità”, “ritorni finanziari” (tutto rigorosamente tra virgolette, visto che si tratta di locuzioni fasulle): in una parola Business (questa volta senza virgolette) per il solito clan.
Così della cultura, dell’arte, del patrimonio storico, dell’umanità, tutto viene sacrificato in nome del suddetto Business per pochi, fregatura per molti.
Non a caso siamo in una Europa che fatica a diventare unita, e in uno Stato che rinuncia alla democrazia.
Si rinuncia alla democrazia perché non esistono politici con una visione in grado di superare una tornata elettorale. Sicché anche le loro misere promesse (lungi dal rappresentare una vera, sana utopia) cadono inesorabilmente nel vuoto. A farne le spese sovente sono purtroppo anche le istanze di salvaguardia di salute e territorio da parte delle persone oneste, costrette talvolta a fronteggiare ingenti dispiegamenti di forze dell’ordine (pronte a tutelare gli interessi di una multinazionale privata - tipo Tap).
Che la colpa di questo “nuovo nemico” cosiddetto Xylella (che fa rima con balla) sia dei populisti, dei santoni, o di chi, come il sottoscritto, cerca di difendere il patrimonio di questa terra come gli ulivi centenari è tutto da dimostrare. Tant’è che a prescindere, si è deciso di eradicare proprio questo patrimonio.
Diciamo allora tutta la verità, e cioè che qualcuno ha stabilito che l’affare “olio d’oliva pugliese” vada “difeso” a suon di trapianti che rendono più euro ai soliti noti (commercianti delle nuove specie da trapiantare, venditori fitofarmaci e “scienziati” a libro paga), mica a tutti gli altri.
Ma bastava dirlo chiaramente: così ci saremmo messi l’anima in pace, preparandoci a degustare sulle nostre frise il nuovo Olio Dop Sint 2000.
Marcello D’Acquarica