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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 20/02/2018

In questa puntata, P. Francesco D’Acquarica ci racconta di un periodo difficile della chiesa universale e di riflesso anche particolare (quella di Nardò e dunque anche di Noha). Siamo nel pieno della decadenza dei costumi e della corruzione di papi e curie, il che, insieme ad altre concause, diede vita alla Riforma Protestante. Qui – con le dovute eccezioni - si parla di sbandamento, di ignoranza, di molti vizi e poche virtù. Ma la redenzione e la salvezza non possono non avere inizio che dai “mea culpa”.

La Redazione

 

Tempi difficili per la Diocesi di Nardò 

E’ necessario parlare anche di un periodo poco felice della storia della diocesi di Nardò, ma che è comune un po’ a tutta la Chiesa di quel tempo. E’ il periodo che segue il pontificato di Alessandro VI, papa dal 1942 al 1503, fino al Concilio di Trento.        

            Dal 1517, quando morì il De Caris, fino al 1569 i Pontefici furono:

            Leone X (1475-1521)                                 Papa dal 1513 al 1521

            Adriano VI (1459-1523)                          Papa dal 1522 al 1523

            Clemente VII (1478-1534)                      Papa dal 1523 al 1534

 

         Riforma e Controriforma (1534-1655)

            Paolo III (1468-1549)                             Papa dal 1534 al 1549,

                                                                           che diede inizio al Concilio di  Trento

            Giulio III (1487-1555)                             Papa dal 1550 al 1555

            Marcello II (1501-1555)                         Papa nel 1555

            Paolo IV (1476-1559)                            Papa dal 1555 al 1559

            Pio IV (1499-1565)                                Papa dal 1559 al 1565

 

 

Elenco dei Vescovi di Nardò in questo periodo

 

Luigi d’Aragona (1474-1519)        dal 17 giugno 1517 al 21 gennaio 1519 (amminist. Apost.)

Marco Cornaro (1476-1524)         dal 24 gennaio 1519 al  20 febbraio 1521 (amm. Apost.)

Giacomo Antonio Acquaviva       dal 20 febbraio 1521 al 1531 

(1490 ? - 1568)                                (vescovo eletto e mai consacrato)

Giovanni Domenico De Cupis     dal 15 gennaio 1532 al  22 maggio 1536.

(1490 ? - 1553)

Giovanni Battista Acquaviva       dal 22 maggio 1536 al 1569.

 

Non si conosce il nome dell’arciprete di Noha del periodo che va dal 1544 al 1570 circa.

            A partire dalla morte di Antonio De Caris (1517) fino al 1569 con l’elezione a Vescovo del domenicano Ambrogio Salvio, abbiamo a Nardò una serie di “Vescovi” che per motivi diversi poco o nulla ebbero a che fare non solo con Noha ma con tutta la diocesi.

            Periodo triste per la chiesa neretina. Accenno qui brevemente, riportando alcuni tratti di questi Vescovi. Di Noha non si può dire nulla se non quello che si sa della chiesa neretina.

            La chiesa di Nardò rimase ininterrottamente sotto la giurisdizione della famiglia degli Acquaviva*, allora Signori della Città.

* Gli Acquaviva sono stati una famiglia nobile italiana, una delle sette grandi casate del Regno di Napoli. Tra i loro titoli si annoverano quelli di:  duchi di Atri e conti di San Flaviano; poi ancora conti di Conversano e conti, poi duchi di Nardò, per un ramo, e conti e poi principi di Caserta l'altro. Fondatore fu Rinaldo di Acquaviva nel sec. XII. Gli Acquaviva di Nardò sono un ramo cadetto.

 A causa della giovane età di qualcuno di essi, la chiesa di Nardò rimase sotto la tutela di tre cardinali e cioè del D’Aragona, del Cornaro e del De Cupis. E fu un periodo poco florido per la diocesi che invece di essere retta da un Vescovo residenziale fu soggetta ad amministratori o commendatori o titolari, e questo per favorire gli Acquaviva, signori di Nardò.

            La disciplina ecclesiastica ed il culto divino, non soltanto in questa diocesi ma un po’ dappertutto, erano in grandissima decadenza. Gli ordini sacri erano conferiti senza il dovuto intervallo di tempo tra un ordine e l’altro, ed indifferentemente a degni e indegni. Talora i parroci non erano sacerdoti e brillavano per ignoranza (anzi era tanta l’ignoranza diffusa tra il  clero e tra i parroci, che qualcuno non sapeva neppure firmare). Infatti l’arciprete di Melissano al posto della firma in un documento dell’epoca vi appose la croce, accanto alla quale vi è l’annotazione: segno di croce di don Angelo Sciuda, arciprete di Melissano, che non sa scrivere.

            Non per nulla il Concilio di Trento (1545-1563) nella Sessione XXIII decretò l’istituzione dei Seminari per la formazione dei Sacerdoti. Prima i chierici venivano formati presso le singole chiese parrocchiali e la formazione impartita non era soddisfacente e pare che non c’era molta responsabilità nel valutare la vera vocazione sacerdotale.          

            L’arcivescovo di Bari, Decio Caracciolo Rosso, che fece l’ingresso solenne nella sua diocesi il 26 marzo 1607, trovò molti abusi e provò a rimuoverli. Con lettera del 5 settembre dello stesso anno chiese la cooperazione delle autorità civili. In tale lettera, tra l’altro, dice: «Questa città molto numerosa... l’ho ancora ritrovata senza seminario, che dal detto Concilio (tridentino), si conclude, che sia necessario, e che si faccia in ogni città... Ho ultimamente ritrovato un Sacerdozio poco spirituale, mal disciplinato e senza lettere, ed una turma di chiericotti che in luogo di camminare per la via della virtù si indirizza per quella del vizio, onde si mantiene un seminario di persone delinquenti, e totalmente contrarie alla professione clericale, donde nasce l’inquieto, e scandaloso vivere della città; per queste ed altre ragioni che sarei troppo lungo ad assegnare in questo breve foglio, dico alle SS. VV. che han da far pensiero e conclusione insieme che se ritrova ricapito per l’‘obligo ch’hanno, o di pagare le decime debite o almeno dotare le parrocchie necessarie e di fabbricare la casa del Seminario, nel che non andrebbono sette o otto mila ducati di proprietà, o vero da 500 in 600 ducati d’entrata l’anno, che con una minima gabella, che si ponesse ad tempus, si provvederebbe all’una o all’altra secondo l’urgentissima necessità richiede». (Pinto G. , Per la storia della chiesa di Bari nella seconda metà del secolo XVI, in “Archivio Storico Pugliese”, XXIII, 1970, fasc ,I-IV, p.80).

            Veniva violata frequentemente la clausura dei monasteri. Spesso il clero vestiva da secolare e frequentava ritrovi poco onesti. Questo tipo di società era diffuso un po’ dappertutto e tuttavia anche in questo clima si sono avuti  grandi santi. Basti pensare al romanzo di Alessandro Manzoni “I promessi sposi”, dove figura la “monaca Monza” ma anche il Card. Borromeo; c’è don Abbondio ma anche Fra Cristoforo, ecc.

            Eppure, anche nel periodo più buio della storia della Chiesa, quando sul trono di Pietro sedeva un Papa come Alessandro VI, o quando Lutero (1483-1546) decise lo strappo dalla chiesa di Roma, in una società così corrotta, sorsero anche grandi santi. Ne citiamo qualcuno tanto per non essere teorici.

            Pensiamo a San Francesco da Paola (1416-1507) che visse  per i poveri e per la chiesa, venerato in antico anche a Noha.

            Non dimentichiamo i Martiri di Otranto (1480), gli ottocento “testimoni” che preferirono morire decapitati piuttosto che rinnegare la fede.

            San Filippo Neri (1515-1595) detto Pippo, uomo sereno, allegro, giocondo, amante della natura e degli animali, ma anche santo di un forte ascetismo, e con una totale dedizione e affidamento a Dio e impegno per il prossimo.

            Ricordiamo anche S. Rita da Cascia (1381-1457) che fa diventare possibile quello che sembra impossibile. Umiltà e obbedienza furono le vie sulle quali Rita maturò la sua santità.

            S. Bernardino da Siena (1380-1444), grande ed efficace predicatore che venne a sostare per un certo tempo non solo a Nardò ma anche in altri paesi della diocesi. Magari sarà venuto a predicare anche a  Noha.

            S. Luigi Gonzaga (1568-1591), il nobile rampollo primogenito del Signore della città di Mantova, Ferrante Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere presso Mantova. Scelse di essere gesuita e volle essere come gli altri, senza privilegi. Martire non della fede, anche se ne aveva tanta, ma della carità, accettando di morire di peste come gli appestati che assisteva.

            S. Pio V (1504-1572), frate domenicano, poi Papa non politico. Uomo del Rosario, che considerava la sintesi del Vangelo, preghiera che egli raccomandò anche con una bolla pontificia nel 1569.

  

 Gli amministratori

della Diocesi di Nardò nel periodo BUIO

 

Il Card. Luigi D’Aragona: fu amministratore della diocesi dal 1517 al 1519. Era nato a Napoli nel 1474, nipote di Ferdinando re di Napoli. Visse nella corte regia. All’età di 18 anni sposò Battistina Cibo, nipote di Innocenzo VIII papa dal 1484 al 1492. Il rito nuziale fu celebrato a Roma nel palazzo pontificio la domenica 3 giugno 1492 alla presenza dello stesso Pontefice, di cardinali e di principi.

            Dopo due anni di matrimonio rimase vedovo; desideroso di quiete, intraprese la carriera ecclesiastica. Il 20 maggio 1494 (aveva solo 20 anni) fu nominato cardinale diacono. Rimasta vacante la sede di Nardò per la morte di Antonio De Caris (1517), quando aveva 42 anni, Leone X, papa dal 1513 al 1521, lo nominò amministratore apostolico di Nardò e poi anche vescovo.

            Si adoperò grandemente per procurare la salute delle anime e per promuovere lo splendore del culto divino. Morì due anni dopo all’età di 44 anni a Roma il 22 gennaio 1519.

 

            Marco Cornaro, Vescovo di Nardò dal 1519 al 1521, discendente della nobile famiglia Cornaro. Era nato a Venezia nel 1476. Suo padre, Giorgio Cornaro era senatore e fratello di Caterina, regina di Cipro. Diventato sacerdote fu nominato protonotario apostolico. Da Alessandro VI, papa dal 1492 al 1503, fu creato cardinale diacono. Morto Alessandro VI, intervenne ai due conclavi dai quali uscirono Pontefici Pio III (ottobre 1503) e Giulio II (novembre 1503).  Fu nominato Vescovo di Padova nel 1517 da Leone X e nel novembre dello stesso anno Vescovo di Verona. Di questa diocesi prese possesso con grande solennità e sfarzo l’anno seguente (1518). Due anni dopo dallo stesso Pontefice fu nominato amministratore perpetuo di Nardò, ma dopo solo tre anni, nel 1521 vi rinunziò. Morì a Venezia nel 1524 a solo 48 anni.

 

            Giacomo Antonio Acquaviva D’Aragona, Vescovo di Nardò dal 1521 al 1532, nel periodo più strano per la diocesi.

            Giacomo nacque a Nardò da Bellisario, primo Duca di questa città, della famiglia Acquaviva e da Sveva, figlia del principe Girolamo di Bisanzio.

            Leone X lo nominò Vescovo di Nardò dopo la rinunzia del Cornaro (1521). Rimase vescovo eletto perchè non fu mai consacrato né Vescovo né sacerdote. Resse la diocesi per 10 anni interi. Sentendosi chiamato al matrimonio nel 1532, due anni prima  che iniziasse il concilio di Trento, prese in moglie Giovanna Spina.

            La rinunzia alla diocesi e le successive nozze con Giovanna Spina furono un colpo durissimo per il padre Bellisario che vedeva deluse tutte le sue speranze sull’avvenire del figlio, che voleva ai supremi gradi della gerarchia ecclesiastica. Dopo il matrimonio si stabilì a Napoli dove visse sino alla fine della sua vita in mezzo all’alta società e all’aristocrazia del suo tempo. Fu sempre correttissimo, amò e praticò profondamente la religione e le opere di carità, specie il soccorso agli indigenti. Morì il 31 dicembre 1568. 

 

            Giovanni Battista Acquaviva, Vescovo di Nardò dal 22 maggio 1536 al 1569, nacque a Nardò nel 1513 dal conte Bellisario, ultimogenito e fratello di Giacomo Antonio che abbiamo appena incontrato.

            Fu educato piamente. Ancora giovane intraprese la via ecclesiastica. Quando aveva solo 23 anni, Paolo III papa dal 1534 al 1549 (è il Papa che nel 1545 convocò il Concilio di Trento) lo nominò amministratore  della diocesi di Nardò con diritto di divenire Vescovo, appena raggiunti i 27 anni.

            Resse la diocesi con diligenza, coadiuvato da cinque vicari generali. Nel 1563 indisse il sinodo diocesano che celebrò solennemente alla presenza del capitolo e del clero cittadino e diocesano. Furono promulgati vari decreti e norme estremamente necessarie in quei tempi. Non conosciamo il nome dell’arciprete di Noha che con molta probabilità partecipò al Sinodo.

            Nel 1568 G.B. Acquaviva, per la sua devozione alla Vergine, si adoperò a far venire a Nardò i monaci Carmelitani che si stabilirono in città e anche nella diocesi. Resse la diocesi fino al 1569. Il 13 agosto 1569, alle 5 del mattino, una malattia mortale gli tolse la vita. Aveva 56 anni. Grande fu il dolore dei neretini per tale perdita.

[continua]         

P. Francesco D’Acquarica

[le immagini a corredo di questo pezzo sono estrapolate dal volume di Mario Mennonna (a cura di Mario Mennonna  Cosimo Rizzo) “Nardò e Gallipoli – Storia delle diocesi in oltre seicento anni – 1937 – 2013”, Congedo Editore, Galatina, 2014].

 
Di Redazione (pubblicato @ 13:43:48 in Comunicato Stampa, linkato 820 volte)

Lo squarcio di sereno continua a rimanere aperto in casa Olimpia SBV che porta a tre le vittorie consecutive, agganciando sul fondo la Materdomini Castellana a cui lascia l’ultimo posto.

A farne le spese , con un punteggio secco che stava clamorosamente  maturando nel quarto parziale, è stata la SNAV FOLGORE MASSA che sotto per due set a zero è riuscita a portare i padroni di casa al tiebreak. Nel quinto set la paura di vincere dei ragazzi di mister Stomeo , dopo aver condotto in testa per 10-6, 14-7 ,unitamente a qualche scelta forzata di Muccione (buona la sua prestazione), stavano per vanificare quanto fino a quel momento si era costruito.

Infatti sul punteggio di 14-7, con ben sette palle macht a disposizione , gli attacchi dei padroni di casa sono diventati prevedibili e di facile lettura di uno stratosferico Cuccaro(17 punti). Poi  uno Scialò meno sprecone e un attentissimo Deserio con ottime murate portavano il punteggio sul 13-14,   facendo tremare i polsi un po’ a tutti.

Poi c’è voluto l’ennesimo attacco di Buracci, il cinquantaquattresimo, a sancire una vittoria che tutto il gruppo e la tifoseria volevano fortemente portare a casa , per una risalita che comincia ad essere meno illusoria di quanto dica la classifica.

Primo set con i padroni di casa sempre in vantaggio, (8-5,16-10,21-27) con il primo muro di Iaccarino sull’opposto Scialò. La ricezione degli ospiti è balbettante in Denza e Ferrini che ingabbiano la distribuzione di Aprea costretto a puntare sul suo opposto, assai impreciso. Capitan Guarini diventa un terminale pericoloso sfidando l’altezza di Cuccaro con dei primi tempi in rotazione verso posto uno ed il primo set è appannaggio della Olimpia SBV per 25-19.

Stesso ritmo e concentrazione nella frazione successiva. Cresce Lentini che diventa il secondo realizzatore dopo Buracci , Corsetti contribuisce ad una ricezione positiva insieme ad un Pierri che calamità un’infinità di palloni , 63%  per lui, e si farà apprezzare per tutta la gara con difese straordinarie , aggiudicandosi il duello con il suo omologo dirimpettaio Denza (60%).

Con delle azioni incisive la squadra di mister Stomeo scava distanze incolmabili (16-9 e 21-14) con i suoi avversari e si porta al cambio di campo sul punteggio di due set a zero.

Il tecnico dei sorrentini chiama Miccio alla distribuzione al posto di Aprea ed Amitrano al posto di Ferrini: tiene botta l’Olimpia SBV fino al 7-8 ,poi Cuccaro e Deserio, nonché un ritrovato Scialò, diventano imprendibili e conquistano il terzo set.

Nella quarta frazione  mister Esposito rivoluziona ancora il suo sestetto: toglie un Ferenciac sofferente in ricezione e poco produttivo in attacco per inserire Cormio(un opposto ricettore) :punto a punto i due sestetti arrivano sul 21-19 quindi sul 23-23.E’ un finale di set che premia gli ospiti più esperti e meno emotivi. L’Olimpia SBV accusa una battuta a vuoto in ricezione:

 Muccione e Buracci entrano in conflitto e non riescono a costruire , Corsetti nel punto decisivo non riesce a mandare nel campo avversario un pallone molto decentrato e la sua freeball si spegne in rete. Due set pari e tutto è rimandato al quinto parziale.

Una gran bella domenica per i colori bianco-bluceleste che ricevono gli applausi di un pubblico ritrovato nell’entusiasmo e nel calore. C’è speranza, un velato ottimismo, ma anche la consapevolezza che le rimanenti dieci gare dovranno assumere la caratteristica di battaglie sportive. A cominciare  da domenica a Taranto contro una ERREDI che ha espugnato Potenza sia pur priva del suo palleggiatore titolare PARISI per squalifica.

Con umiltà, grinta(non troppa capitan Guarini!!) e la determinazione che sta emergendo da un po’ di tempo a questa parte, nulla è vietato.

 

OLIMPIA GALATINA – SNAV FOLGORE MASSA  3-2

(25-19, 25-17, 13-25, 23-25, 15-13).

GALATINA: Corsetti 7, Rossetti 1, Iaccarino 5, Lentini 14, Apollonio (L), Muccione 4 , Calò, Pierri (L), Persichino(       n.e.), Tundo(n.e.), Petrosino, Buracci 24,Guarini 9  Coach: Stomeo.

SNAV FOLGORE MASSA: Ferrini 8, Ferenciac 7, Cuccaro 17, Deserio 13, Denza (L1), Scialò 16, Aprea, Amitrano 8, Mancusi, Pontecorvo (L2), Miccio, Cormio 10. Coach  Nicola Esposito.

1° Arbitro: Giuseppe Di Martino.  2°Arbitro: Claudia Francavilla

 

Piero de lorentis

AREA COMUNICAZIONE

OLIMPIA S.B.V. GALATINA

 
Di Redazione (pubblicato @ 13:41:59 in Comunicato Stampa, linkato 1245 volte)

Si rinnova la collaborazione tra la Showy Boys e l’Istituto Comprensivo "Polo 1" di Galatina. Anche per l’anno scolastico 2017/18, gli alunni della scuola primaria potranno partecipare al progetto di “Avviamento allo Sport” organizzato dal club bianco-verde.

Così come accaduto negli anni precedenti, allo scopo di avvicinare i bambini allo sport e alla pallavolo, le classi del Polo 1 saranno impegnate in un ciclo di lezioni con una ricca e mirata proposta di giochi ed esercizi. Agli alunni sarà offerto un programma di lavoro con le tecniche base attraverso una attenta progressione didattica, primi accenni di costruzione di gioco di squadra, collaborazione e interazione tra i partecipanti.

Come spiega il tecnico federale Orazio Codazzo, che in seno alla Showy Boys riveste il ruolo di responsabile del settore minivolley e dei progetti scolastici, “promuovere nella scuola primaria la pallavolo, sport di alta efficienza psico-fisica, di forte impatto relazionale e pedagogico, ha il merito di fare nascere nel più giovane l’interesse per lo sviluppo motorio e di apprezzare uno sport che esalta la coralità del gruppo e le individualità, stimolare il sano agonismo e il rispetto delle regole”.

E’ positiva la collaborazione tra la l’Istituto Comprensivo "Polo 1" e la Showy Boys, che oltre ad essere Scuola Regionale di Pallavolo da quest'anno ha ricevuto dalla Fipav la certificazione di qualità per l'attività giovanile con un Marchio d'Argento. Come sottolineato dal dirigente scolastico prof. Anna Antonica, è un’esperienza stimolante e di crescita a livello personale per gli alunni della scuola primaria e, visto il programma del progetto, di un completo coinvolgimento delle classi partecipanti.

www.showyboys.com

 

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