Parte da oggi e per diverse puntate la pubblicazione del prezioso lavoro di ricerca del nostro instancabile P. Francesco D'Acquarica, il primo e il più documentato storico di Noha. Oggetto di questo studio - condotto attraverso l'analisi di archivio di documenti rintracciati nei registri parrocchiali di Noha e in quelli delle visite pastorali dei Vescovi di Nardò, ex-diocesi di Noha - è il rapporto giuridico-storico-pastorale tra gli ordinari diocesani neritini e la chiesa particolare di Noha, fatta di clero e popolo dei credenti.
La redazione
Premessa
Questa ricerca vuole essere una testimonianza in più per dimostrare l’antica esistenza di Noha e della sua parrocchia.
Passerò in rassegna alcune notizie riguardanti i Vescovi di Nardò che dal 1412 hanno governato la diocesi neretina fino al 1986, quando la chiesa di Noha fu obbligata a passare alla diocesi di Otranto.
La divisione è molto semplice: di ogni Vescovo, come fosse un capitolo di questa esposizione, riporto alcune notizie sulla personalità con lo stemma e il logo (ove trovati). Segue l’elenco dei Pontefici e i nomi degli arcipreti con il clero di Noha relativi al momento storico. Infine riporto le relazioni che il Vescovo in elenco ha intrattenuto con la chiesa di Noha.
L’introduzione a questa ricerca è composta dall’elenco dei Vescovi di Nardò dal 1412 al 1986 e dall’elenco degli Arcipreti della chiesa di Noha con la data del loro parrocato.
Origini della diocesi di Nardò
Noha ha sempre fatto parte della Diocesi di Nardò, ab immemorabili, e fino al 26 novembre 1988, allorché, per adeguarsi alle nuove norme della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), è passata alla Diocesi di Otranto, in quanto frazione del comune di Galatina già di pertinenza di quella diocesi.
L’origine antichissima di Nardò come diocesi non è nota. Essa si perde nella notte dei tempi e se ne ignorano lo sviluppo e i primi Vescovi. Già esisteva ed aveva i suoi Vescovi ancor prima del sec. VIII.
Al tempo della iconoclastia (sec. VIII e IX) alcuni Monaci Basiliani, per sfuggire alla persecuzione, si misero in mare e dall’oriente vennero verso occidente, recando con sé alcune reliquie e immagini sacre. Una delle loro navi approdò alla spiaggia di Santa Caterina, distante circa 5 chilometri da Nardò. Qui si stabilirono e fecero una dettagliata relazione del loro caso a Paolo I (Roma 700-757), Papa dal 757 al 767. Questo Pontefice fu molto attento al culto delle immagini. Il martirologio così lo ricorda: «28 giugno - A Roma, san Paolo I, papa, che, uomo mite e misericordioso, si aggirava di notte in silenzio per le celle dei poveri infermi, servendo loro degli alimenti; difensore della retta fede, scrisse agli imperatori Costantino e Leone, perché le sacre immagini fossero restituite alla primitiva venerazione; devoto cultore dei santi, trasferì tra inni e cantici i corpi dei martiri dai cimiteri in rovina in basiliche e monasteri all'interno della Città e ne curò il culto».
Paolo I, dunque, sia per aiutarli, sia per premiarli per la loro fedeltà alla dottrina cattolica, con lettera apostolica dell’anno 761, ordinò al clero e al popolo di Nardò che, resasi vacante la sede vescovile neretina per morte del legittimo pastore, non procedessero, secondo la disciplina del tempo, alla elezione del nuovo Vescovo, ma riconoscessero quale loro legittimo pastore il Priore dei monaci Basiliani, conferendogli così tutta la giurisdizione ecclesiastica sulla chiesa e sulla diocesi di Nardò, insieme con l’uso dei beni appartenenti alla sede vescovile.
Da questo documento si ricava che la chiesa di Nardò sino a quel tempo aveva avuto il proprio Vescovo. E le cose andarono avanti con la giurisdizione dei Monaci Basiliani per circa tre secoli.
Nel 1090 Goffredo Normanno * conte di Nardò, che era ostile ai greci, chiese e ottenne da Urbano II (1040 circa - 1099), Papa dal 1088 al 1099, che il governo della diocesi fosse tolto ai Monaci Basiliani e fosse affidato ai Monaci Benedettini.
* Goffredo di Conversano Normanno (1035 circa - Brindisi 1100 ) fu Signore di Montepeloso, poi Signore di Brindisi, Monopoli e Nardò (dal 1070). Era figlio di un tal Ruggero e di Beatrice, sorellastra di Roberto il Guiscardo. "Celebrato dai contemporanei per le qualità di condottiero e di amministratore. Le cronache sono concordi nel rappresentarlo nobilissimo, di indole bellicoso e fiero, ma pure pieno di viva fede religiosa. Fu particolarmente munifico verso gli enti ecclesiastici e sapiente amministratore delle cose delle civitates in suo dominio, rimaste duramente colpite dalla conquista normanna". (Franco Dell’Aquila, Goffredo il Normanno Conte di Conversano, Adda, Bari, 2005).
Da quel momento il superiore dei benedettini e capo della chiesa di Nardò, abbandonato il titolo di Priore, tenuto dai monaci Basiliani *, assunse per sé e per i suoi successori quello di Abate. Così per molti secoli la Diocesi fu retta dal Priore dei Monaci Basiliani prima e poi dall’Abate dei Benedettini. Però per quanto riguarda la cura pastorale delle anime, e cioè per l’amministrazione dei sacramenti della cresima e dell’ordine sacro e per la consacrazione del crisma si dovette ricorrere a qualche altro Vescovo o a più Vescovi di diocesi vicine. E pare che Nardò per queste cose dipendesse dall’Arcivescovo di Brindisi. Soltanto a partire dal 1413 fu soppressa l’abbazia di S. Benedetto e fu ripristinata la sede vescovile.
I monaci basiliani sono monaci che si ispirano alla regola dettata da San Basilio Magno (morto nel 379). Possono essere sia di rito greco che latino, anche se spesso vengono erroneamente indicati come basiliani tutti i monaci cattolici di rito greco.
San Basilio fece propria l'esperienza cenobitica del monaco egiziano san Pacomio (292-348), ma le attribuì una "carattere ordinale", consistente nel voler conferire una dimensione familiare alle piccole comunità di monaci. Volle inoltre, cosa molto importante, che i monaci fossero integrati nella vita della Chiesa e vivessero inseriti nella comunità civile, dedicandosi anche, sotto l’autorità del Vescovo, all'esercizio del ministero pastorale. Per questo motivo molti erano anche sacerdoti, un elemento che distingue i basiliani, oltre che dai pacomiani, anche dai benedettini, i cui appartenenti non necessariamente sono sacerdoti. Per questo motivo san Basilio fondò i suoi monasteri non in luoghi deserti o impervi, ma nelle città o nelle loro vicinanze, in modo che la scelta del silenzio e del raccoglimento fosse legata alla dimensione caritativa soprattutto verso i poveri. Infatti, fondò delle vere e proprie cittadelle dove i monaci davano lavoro ai bisognosi, assistevano i malati, i poveri e gli orfani; queste cittadelle, in seguito, furono denominate "città basiliane".
Elenco degli Abati Benedettini
che ressero la Chiesa di Nardò
Giurdaimo (? - 1092)
Everardo (1092 - 1106)
Tustaine (Tristano) (1106 - 1122)
Benedetto (1122 - 1132)
Baldarico (1132 - 1149)
Federico (? - 1170)
Pagano (1170 - 1191)
Innocenzo (1191 - 1210)
Paolo (1210 - 1226)
Aymerico (? - ?)
Loffredo (1226 - 1256)
Ruggero (1254 - 1285)
Desiderio (1285 - 1297)
Giovanni (? - 1307)
Stefano (1307 - 1324)
Bartolomeo (1324 - 1351)
Azzolino De Nestore (1351 - 1355)
Pietro (1355 - 1362)
Guglielmo (1362 - 1396)
Antonio da Perugia (? - 1406)
Desiderio (1406 - 1412)
Giovanni De Epifanis, O.S.B., fu l’ultimo abate e il primo Vescovo di Nardò, eletto il 12 gennaio 1413.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica