Di Antonio Mellone (del 24/04/2023 @ 10:06:55, in NohaBlog, linkato 1115 volte)

A Noha, per istrada, non è inconsueto imbattersi nel passaggio di un calesse o di una carrozza trainata da uno o più cavalli, quando non di un cavaliere errante a bordo del suo destriero. Non so agli altri, ma a me certi quadretti trasmettono un senso di bucolica, georgica serenità, nonostante le nostre contrade non siano ubicate né letterariamente nell’idilliaco mondo dell’Arcadia (tipo quello cantato dal Metastasio), né letteralmente, vale a dire geograficamente, dato che il Peloponneso è in Grecia e non nella Grecìa Salentina.

Eppure questo piccolo mondo antico (concetto affatto diverso da quello di Jurassic Park) sembra voler sopravvivere nelle nohane lande, sfidando la post-modernità di una società liquida e tendenzialmente nichilista che ci vorrebbe tutti intruppati al servizio del capitale, indifferenti ai valori della tradizione e viepiù del sacro, e subalterni ai mercati: ergo consumatori eterodiretti in gregge alla volta del centro commerciale di rito o in alternativa della piattaforma Amazon (chissà quando riusciremo a dedurre una buona volta che, di questo passo, la vera merce siamo noi).

E questa voglia di comunità e di esistenza (o resistenza) in vita avviene perché in maniera più o meno consapevole sopravvive in loco un pizzico di senso del bene comune non disgiunto da una spolverata di passione: complemento essenziale, quest’ultima, dell’asse ereditario che si apprende soprattutto per imitazione, onde questo borgo viene appellato ormai da un bel po’ “Città dei cavalli” pur senza un visto ufficiale da parte delle cosiddette istituzioni, reputando dunque più che sufficiente alla bisogna la vox populi. Mo’ non per fare una scampanata campanilistica (chiedo venia per l’allitterazione), ma nell’appena passata Fieracavalli di Verona, novembre 2022,  la scuderia Sant’Eligio di Noha dei fratelli Bonuso, che annovera tra le sue fila addirittura un istruttore di nazionalità spagnola, s’è aggiudicata il primo premio assoluto per la categoria “Tiri a 4” nel XII concorso “Verona in carrozza”. Per dire che, almeno in questo campo, non siamo secondi a nessuno.

 

E’ passato un anno da quella data così importante per noi e per Suor Orsolina che con la pace e la serenità interiore, terminava la sua vita su questa terra.

Sono stati anni belli quelli trascorsi con lei e non perdeva occasione per chiamarci, incontrarci a qualsiasi costo. Amava stare in mezzo alla gente, amava tornare a Noha, che adorava immensamente nonostante i suoi lunghi anni trascorsi in altre parti del mondo. Mai un attaccamento alla propria terra è stato così grande come il suo. Questi e tanti altri valori, Suor Orsolina ci ha lasciato. Tanti, ma che poi infine si costringono da soli intorno all’unico grande messaggio per eccellenza: attuare il Progetto di Dio.

Lo si capisce al volo, basta leggere i suoi scritti che ha voluto lasciarci, tantissimi. Una parte l’ha trasmessa a Padre Francesco pochi mesi prima della sua “partenza”, e sono stati raccolti in un opuscolo di una 80na di pagine con tante bellissime immagini delle sue esperienze di vita. Ne conserviamo copia in famiglia, e in un certo senso ci aiuta a sentirla di più in mezzo a noi. Un’altra parte di quei suoi articoli, li aveva a suo tempo inviati a me. Ne riporto qui alcuni con titolo e data, estrapolando qualche frase significativa che mette in evidenza il suo insegnamento che diventa anche messaggio per noi.

“A mio fratello Marcello e famiglia”

Inizia così l’ultima in forma cartacea che Suor Orsolina mi inviò il 18 giugno 2017. All’interno della busta contenente oltre atanti articoli scritti per la rivista “Andare alle Genti” delle Suore Missionarie della Consolata, vi era un suo manoscritto che dettava così:

“Caro fratello Marcello, come avevo promesso, in questa busta grande ci sono vari articoli che riguardano la mia vita missionaria, 30 anni in Amazzonia – Brasile e 17 a Lisbona in Portogallo. Li ho messi in ordine di data e magari potranno essere utili per far conoscere alle future generazioni le esperienze di vita di una Suora Missionaria della Consolata.”

 

Nel primo anniversario della scomparsa di Suor ORSOLINA D'ACQUARICA missionaria della consolata siete invitati a partecipare alla celebrazione di suffragio che avrà luogo martedì 25 aprile alle ore 19.00 nella Chiesa Cuore Immacolato di Maria in via Soleto a Galatina.

La celebrazione sarà presieduta da suo fratello P. FRANCESCO.

L'anima mia allende il Signore (salmo)

 
Di Redazione (del 06/04/2023 @ 23:51:51, in NohaBlog, linkato 781 volte)

Chiesa Madre di San Michele Arcangelo.

sepolcri sepolcri sepolcri sepolcri

Chiesa della Madonna delle Grazie.

sepolcri sepolcri sepolcri

Chiesetta della Madonna del Buon Consiglio.

 
Di Redazione (del 03/04/2023 @ 19:20:59, in NohaBlog, linkato 1025 volte)

La primavera 2023 riporterà a Noha (città dei cavalli) la 67° Fiera dei cavalli trasformatasi, per una serie di motivi, in Sfilata Equestre.  Il che avverrà come vuole la tradizione il lunedì di Pasquetta, giorno nel quale in loco si festeggia la Madonna di Costantinopoli. L’appuntamento è per il 10 aprile dalle ore 9.00.

Oltre alla sfilata dei cavalli avrà luogo anche il mercatino (delle pulci).

Non mancherà la tradizionale giostra calcinculo, anzi “La regina delle Giostre” inserita nel luna park con tante attrazioni per grandi e bambini.

La novità di questa edizione, nella stessa mattinata, è lo spettacolo della Falconeria dell’Anna con la presenza dell’Aquila Dorata.

Un’occasione da non perdere per vivere un’esperienza indimenticabile e per scoprire (o riscoprire) il mondo affascinante dei cavalli. E quest’anno anche quello civettuolo dei rapaci in volo. 

 

 
Di Redazione (del 13/02/2023 @ 21:56:18, in NohaBlog, linkato 497 volte)

Le osservazioni tecniche sulle potenziali criticità sanitarie del­l'impianto, come accennato stasera, verranno trasmesse in Pro­vincia con richiesta di allegarle agli atti del procedimento AIA.

Mi sono soffermato stasera sul contesto epidemiologico del di­stretto di Galatina e sulla necessità di ridurre la pressione ambien­tale e il livello di rischio sanitario nell'area già gravata da un'ele­vata incidenza di patologie.

Galatina è identificata dall'Istituto Superiore di Sanità come "area cluster per tumori polmonari"; il Distretto di Galatina (com­prendente anche i Comuni limitrofi) è l'area con la più alta inci­denza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche nella Provincia di Lecce (dati del Registro Tumori della ASL Lec­ce, del Registro Tumori Puglia e dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale). Persino la salute pediatrica in quest'area necessita di un'attenzione particolare dal momento che nel distretto di Galatina sono state riscontrate alterazioni reversibili di indicatori generali di esposizione ad inquinanti ambientali nei bambini in valore dop­pio rispetto a quello osservato per la Città di Lecce nell'ambito di una estensione dello Studio Europeo MAPEC LIFE Plus.

Parliamo di un contesto epidemiologico, quello del distretto di Galatina, in cui, secondo il registro tumori di Lecce c'è, ri­spetto a tutta l'intera provincia, la più elevata incidenza per tutti i tipi di tumori, oltre ad un tasso più elevato di mortalità per ma­lattie polmonari.

Dal  nuovo  rapporto dell'Osservatorio epidemiologico regionale

sulla mortalità e i ricoveri ospedalieri, per quanto riguarda la specifica situazione del distretto socio sanitario di Galatina, la mor­talità, nel sesso maschile, fa registrare eccessi per tutti i tumori, per il tumore dell'esofago, per il tumore del polmone, per le ma­lattie dell'apparato respiratorio, in particolare per le malattie pol­monari croniche, e per tutte le cause; anche l'ospedalizzazione fa evidenziare eccessi per tumore dell'esofago, tumore del polmone, tumore della vescica, malattie ereditarie e degenerative, malattie cerebrovascolari e dell'apparato respiratorio, tra cui la pneumo­coniosi, e le malattie dell'apparato urinario nel sesso maschile; tra le donne, gli eccessi di ricoveri rispetto all'atteso riguardano le malattie ischemiche acute e le malattie cerebrovascolari. La criti­cità sanitaria dell'area di Galatina è ulteriormente attestata dal ri-scontro di danni nel Dna delle cellule della mucosa orale dei bam­bini di Galatina, come emerso dallo studio Impair condotto dal­l'università del Salento (prof. ssa A. De Donno) ed estensione dello studio europeo Mapec: nei bambini esaminati è stata riscontrata una frequenza di micronuclei (indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor) doppia rispetto a quella riscontrata nella città di Lecce; dati confermati anche dallo studio Impair 2 in cui sono stati ripetuti i campionamenti sui bambini di Galatina, ma anche di Soleto, di Sogliano, di Sternatia e Cutrofiano. In que­sto contesto insiste anche lo stabilimento Colacem di Galatina, classificata come industria insalubre ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie; viene collocata, dalla AGENZIA AMBIENTALE EUROPEA (EEA), al 586° posto nella graduatoria degli impianti fonte di maggior danno sanitario in Europa, essendo accredita per 584.000 tonnellate di CO2 annue e 2420 tonnellate di ossido di azoto (NOx) emesse (ma per quantità di NOx emessa la Colacem di Galatina è al 250° posto).Il cementificio Colacem di Galatina, con un'area ubicata in prossimità dei centri urbani di Galatina e dell'Unione dei Comuni della Grecia Salentina, secondo l'Agenzia Ambientale dell'Unione Europea (European Environmental Agencv, EEA), ha causato tra il 2008 e il 2012 un inquinamento tale da generare costi per danni ambientali e sanitari compresi fra 37 e 67 milioni di euro

 
Di Redazione (del 13/02/2023 @ 21:45:55, in NohaBlog, linkato 598 volte)

La proposta di un impianto di trattamento dei rifiuti speciali a Santa Barbara, per una capacità di trattamento di 90.000 tonnel­late / anno, conferma la tendenza in atto a trasformare il compren­sorio di Galatina in uno snodo di raccolta e smistamento di rifiuti speciali al servizio non solo della Provincia di Lecce ma di vasti territori regionali ed extra-regionali.

Appare significativa in tal senso la dichiarazione d'intenti con­tenuta nel progetto Entosal per cui "L'impianto per la sua po­sizione geografica, può concretamente fungere da centro di rife­rimento per le attività di raccolta recupero e trasporto di parti­colari tipologie di rifiuti speciali (soprattutto pericolosi, prodotti nella Provincia di Lecce e nella Regione Puglia. Il gestore punta a riferirsi ad un mercato più ampio di quello locale, avendo ac­cesso anche a clienti nazionali grazie alla specificità dei rifiuti trattati.”

Beninteso il termine specificità” dei rifiuti trattati non esprime la eterogeneità e la nocività dei rifiuti stessi; un elenco di circa 400 variegate tipologie, che comprende quanto di più inquinante e pericoloso provenga dalle lavorazioni industriali; non stupisce quindi che vi siano in Italia diversi produttore lieti di liberarsi di tali sostanze, che costituiscono però una vera bomba ecologica per le comunità locali. L'elenco dei codici CER (Codice Europeo dei Rifiuti) spazia dai residui dalle lavorazioni siderurgiche agli scarti animali, dai fanghi di vario tipo a bagni con cromo e in­chiostri dai residui delle concerie ai reflui petroliferi, dai rifiuti della lavorazione dell'amianto ai residui di pitture e vernici. Al­cuni di questi scarti hanno una composizione talmente problematica da poter essere definiti rifiuti di rifiuti", avendo un Codice CER indicato come "scarti inutilizzabili per il consumo o la tra­sformazione".

Un aspetto della proposta che inquieta fortemente è la presenza in gran parte delle operazioni previste di trattamenti di frantu­mazione" e di "miscelazione che potrebbero determinare, se non correttamente gestiti e controllati da enti terzi, la perdita delle caratteristiche nei rifiuti in ingresso, con possibili difficoltà suc­cessive a garantire la tracciabilità dei singoli rifiuti ed a evitare la miscelazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi, come previ­sto dalla legge. La proposta, prima ancora di entrare nel mento dei contenuti, appare in contrasto  non solo per il progetto in sé, ma anche per il contesto politico-amministrativo in cui si pone con alcuni fon­damentali indirizzi comunitari, contenuti nella Direttiva 2008.98.CE e successive modifiche e recepite nella normativa nazionale (D.Lgs. 152'06):

  1. Rete integrata: le istituzioni locali devono creare una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali al servizio di ogni singolo bacino:
  2. Principio di autosufficienza: occorre perseguire l'autosuf­ficienza nello smaltimento dei rifiuti tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per ogni ca­tegoria di rifiuti.
  3. Principio di prossimità: la rete deve permettere il trattamen­to di ognuna delle categorie di rifiuti in uno degli impianti appro­priati più vicini grazie all'utilizzazione dei metodi e delle tecno­logie più idonei al fine dr garantire un elevato livello di prote­zione dell'ambiente e della salute pubblica.

Nel progetto in esame non si intravede né dove sia "l'integra­zione" tra i vari impianti in esercizio o previsti, né quali strategie siano adottate dagli enti locali per rispettare il principio di auto­sufficienza e minimizzare i trasferimenti.

 

Di fatto nella realtà questi principi vengono troppo spesso ignorati grazie ad una programmazione a maglie larghe della Regione, e alla totale inosservanza da parte della Provincia di Lecce degli obblighi di corretta localizzazione e di controllo degli impianti (art. 197 D. Lgs. 152/2006), ogni procedimento autoriz zativo considera ogni proposta come a sé stante, senza una ottimizzazione del sistema di raccolta ed una minimizzazione degli spostamenti cui è soggetto ciascun carico di rifiuti. Ciò indubbia­mente agevola i produttori ed i gestori, grazie ad una sostanziale deregolamentazione, che amplia discrezionalmente i limiti di mercato e facilità i traffici di rifiuti da e verso altre regioni o altri stati, imponendo però alle popolazioni locali pesanti e spesso inaccettabili ricadute ambientali, come nel nostro caso. Intanto prolificano nel comprensorio di Galatina gli impianti di tratta­mento di rifiuti speciali anche pericolosi, oltre alla Entosal, sono già autorizzati o in via di autorizzazione le società Ecom S.A.", "Sa­lento Riciclo" e "Ambiente e Riciclo" di Gelatina; "Cave Marra Ecologia di Galatone (con 2 sedi sulla S.P. Galatone-Galatina e nella zona industriale di Galatone-Nardò), Progest" di Galatone (Zona Ind.) e la stazione di trasferenza dei rifiuti organici "Bian­co nella stessa zona industriale, oltre alla ben nota Colacem di Galatina /Soleto, che da sola è autorizzata a trattare fino a 400.000 tonnellate anno di rifiuti speciali.

 
Di Antonio Mellone (del 13/02/2023 @ 08:15:31, in NohaBlog, linkato 718 volte)

L’altro pomeriggio, di rientro a casa dopo una giornata di lavoro non del tutto poetica, la regina madre mi fa: “Di là c’è posta per te”. Oddio – rifletto trasalendo - o un’altra multa (sarò passato col rosso nohano), oppure l’n-esima querela dalla solidità accusatoria di un castello di carte, o forse l’agenzia delle entrate che s’è presa una cotta per me, o maisia una raccomandata della banca [magari spedita dal sottoscritto medesimo senza accorgersene, ndr.]. Sicuramente non sarà la busta arancione dell’Inps: non ho l’età (rimugino tra orgoglio e depressione) e oltretutto dai simulatori on-line le mie aspettative pensionistiche sono asintotiche a zero come minimo per i prossimi dieci anni.

Ancora tutto preso dalle irresolute cogitazioni the queen mother continua: “Sine, me li hanno consegnati dei bambini delle scuole di Noha: ‘Tieni signora, mi hanno detto, questi sono per l’Antonio’. Ma non ho avuto il tempo di chiedere di chi erano figli, sai, dovevo assolutamente pulire casa ché sta tutta sporca [per la cronaca a casa nostra, asettica ab imis fundamentis, non entra un acaro da decenni per il terrore di soccombere immantinente, ndr.]”.

Insomma, superata la paresi dei primi istanti, e a dispetto di tutto quello che avevo paventato, mi ritrovo tra le mani quattro fogli variopinti, disegnati con passione, ricchi di scritte in versi e una sigla di rivendicazione che a tratti sa un po’ di eversivo se non proprio di rivoluzionario e quasi quasi insurrezionalista: Poeteppisti.

Cerco di decifrare le immagini, quella quindicina di cuori effigiati, il cielo azzurro, i prati verdi, gli alberi, “la marina dove il Po discende”, i fiori e infine la coppia che si direbbe di innamorati, e quindi le nuvole: ebbene sì, non possono che essere Paolo Malatesta da Rimini e Francesca Polenta da Ravenna, gli amanti sbattuti dal vento delle passioni da vivi, e quindi per contrappasso strapazzati dalla bufera perversa nei secoli dei secoli amen, come narrato da Dante Alighieri nelle terzine del canto V del suo Inferno. Il tutto confermato dalle strofe riportate su quelle pagine a mo’ di didascalia, alcuni a caratteri cubitali multicolori “come l’aere, quand’è ben pïorno, per l’altrui raggio che ’n sé si reflette, di diversi color diventa addorno”.

 
Di Antonio Mellone (del 31/01/2023 @ 14:48:38, in NohaBlog, linkato 905 volte)

Non sarà Dotta o Grassa, come mi pare si dica ancora di Bologna, ma almeno un po’ Rossa lo è. Mi riferisco a Noha e al fatto che alcuni fra i suoi monumenti più importanti - molti seppelliti dentro uno smisurato dimenticatoio quando non in bilico tra le due locuzioni “tienimi” e “mo’ casciu”, altri per fortuna redivivi - si presentano al pubblico con le loro facciate rubiconde, dico tinte di sanguigna, vermiglie puntualizzerebbe padre Dante, e dunque ocra scarlatto tonalità ruggine porporina, con prevalenza di rosso pompeiano, gradazione nohano.

La Casa Rossa, nomen omen, è l’aedificium paonazzo con più misteri in assoluto (avrebbe voluto progettarla Antoni Gaudì: ma l’architetto del modernismo catalano dovette accontentarsi della Sagrada Familia di Barcellona), segue la Torre Civica downtown con l’orologio più fermo al mondo e a rischio frana (qui siamo nel campo del bonus sfacciati per nuance rosso-vergogna), e quinci il Cinema dei Fiori, instradato sulla via del suo calvario, e quindi il Calvario stesso, rosso-sangue, versato per noi e per tutti.

Financo la vecchia scuola elementare di piazza Ciro Menotti era tinteggiata di rosso arroventato, emblema del fuoco di chi cercava il Sapere, concetto quest’ultimo agli antipodi di ogni forma di acculturazione (acculturare, spiace ribadirlo, è verbo da Minculpop: pur diluito nella ben più passabile Coca Cola sempre di olio di ricino si tratta). Pure la distilleria Galluccio ha frontespizio in pendant con il colore del suo brandy barricato; ora ne rimane solo lo scheletro, reliquia laica in concorrenza di degrado con le Casiceddhre collocate nei paraggi svoltato l’angolo. Dall’altra parte del paese, verso sud-ovest, c’è Levéra, baluardo di resistenza, circolo culturale con teatro, sala musica, biblioteca, palestra e scuola, vivi e vegeti nello stabile di via Bellini con il colonnato istoriato di cremisi/amaranto come l’emorragia del caposcorta Antonio Montinaro, vittima salentina nella strage di Capaci.

 

Canto notturno di un pastore ...

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