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Di Raimondo Rodia (del 01/02/2025 @ 08:17:17, in Storie dal Salento, linkato 354 volte)

Era un’alba fredda e nebbiosa quella del 1 febbraio 1970 sulle serre che dominano Porto Badisco. Nonostante l’inclemenza del tempo, un gruppo di persone cercava un varco da terra in cui poter accedere ad un complicato reticolo di grotte.

Quel mattino erano in cinque: Isidoro Mattioli, Severino Albertini, Remo Mazzotta, Enzo Evangelisti e Daniele Rizzo, tutti appartenenti al gruppo speleologico Pasquale De Lorentiis di Maglie. Quella mattina per uno di loro diventò la più bella scoperta ma anche più in là, la più brutta, per il futuro suo e dei suoi compagni.

Lui si chiamava Severino e quella mattina fece un gesto che cambiò la storia dei luoghi e dei cinque scopritori. Un impellente bisogno naturale di defecare lo fece allontanare dai compagni ed espletato il gesto notò un fatto alquanto strano, dal cumulo di cacca appena fatta il fumo del calore invece di andare verso l’alto veniva risucchiato verso il basso, quasi inghiottito, spaventato, chiamò i restanti compagni ed indicò lo strano effetto del vapore di calore nell’aria fredda di quel mattino d’inverno.

Uno di loro scostò il maleodorante cumulo ed ecco spiegato il motivo, un buco sotto di esso, ma mentre osservavano il buco, un grosso serpente nero esce dallo stesso, neanche il tempo per pensare che arriva un altra apparizione spaventevole, una vecchia vestita di nero, biascicando con voce greve apparendo tra le brume del mattino, si staglia quasi a mezz’aria.

Nessuno di loro capisce il messaggio della vecchia, che parla per oltre un minuto e scompare improvvisamente come era apparsa.

Ricostruendo insieme la vicenda l’uniche parole che ognuno di loro ricorda sono : ” Se avete trovato il serpente, avete anche trovato l’acchiatura ” ( così viene chiamato il tesoro nascosto nel Salento ).

 
Di Raimondo Rodia (del 02/02/2025 @ 07:59:13, in Storie dal Salento, linkato 198 volte)

Esiste un pozzo magico a Noha con un nome strano, La Trozza, un pozzo inesauribile come scolpito sul lato in latino "Disseto e non mi Esaurisco 1878 ", mentre dal lato opposto lo stemma della famiglia Congedo, le iniziali H e C stanno per Horatio ( Orazio ) Congedo, costruttore e proprietario del pozzo che dava l'acqua a Noha ed ai suoi abitanti in cambio di un piccolo contributo.

Al pozzo lavoravono almeno due operai che versavano l'acqua che veniva tirata su dalle profondità della terra a forza di braccia ed argano tiravano fuori dalle profondità della terra fino ai 92 metri il prezioso liquido.

L'acqua arrivata poi in superficie veniva versata nei due contenitori posti ai due lati, uno o due altri operai incassavano il contributo e facevano riempire le " menze ", recipienti di rame zincata ai clienti.

Questo commercio dell'acqua avvenne fino all'arrivo dell'Acquedotto Pugliese che qui arrivo intorno al 1930.

 
Di Loredana Tundo (del 03/02/2025 @ 08:00:00, in Comunicato Stampa, linkato 102 volte)

Gentili Autorità,

come sicuramente già sapete, da ormai quattro mesi, e precisamente da quando l'ultimo medico di famiglia presente a Collemeto ha raggiunto l'età pensionabile e ha chiuso il suo studio, la popolazione di Collemeto, composta da circa 2000 abitanti, è priva di un medico di medicina generale. Non è difficile intuire gli enormi disagi arrecati a tutti i cittadini residenti, con particolari ripercussioni sulla salute fisica e mentale dei pazienti più anziani, vulnerabili e soli, che rappresentano una significativa porzione della popolazione interessata.

La mancanza di un medico di base rende difficile, se non impossibile, per molti residenti, in particolare per anziani e persone con patologie croniche, accedere a cure primarie e continuità assistenziale. Inoltre, questa carenza aumenta la pressione sugli altri presidi sanitari, già sovraccarichi, e costringe molti cittadini a spostarsi in altre località per poter ricevere le necessarie prestazioni sanitarie.

Siamo consapevoli che il tema della sanità e dei medici di base non dipende solo dalle scelte amministrative comunali, ma crediamo che il Comune abbia un ruolo fondamentale nel sensibilizzare e fare pressione sulle autorità competenti per trovare soluzioni rapide ed efficaci.

In questo contesto, desideriamo farLe presente che esistono finanziamenti e incentivi statali destinati proprio a supportare le zone con carenze di medici di base, che potrebbero essere utilizzati per incentivare l’insediamento di un medico nel nostro territorio. A tal proposito, Le chiediamo di fare il possibile per approfittare di queste opportunità di finanziamento, in modo da risolvere il problema e garantire alla nostra comunità un accesso adeguato e tempestivo alle cure sanitarie di base.

 
Di Redazione (del 03/02/2025 @ 08:11:54, in Comunicato Stampa, linkato 65 volte)

Nella prima giornata del girone di ritorno il sestetto galatinese apre uno spiraglio di inversione di marcia delle sue prestazioni, sale di livello ed incassa una vittoria pesante a spese della compagine neretina.  

Lo fa contro la terza in classifica, rastrellando tra andata e ritorno ben cinque punti ma, soprattutto, offrendo negli ultimi tre set una prova di continuità, di buona gestione tattica e, perché no, anche di buon gioco.

E dire che il primo set aveva avuto un avvio disastroso per i padroni di casa (2-8, 6-11, 9-16), incappati non solo in una serie di errori e di attacchi inefficaci, ma incapaci di contenere le conclusioni di un Sirsi ben ispirato.

Prefigurare un ennesimo tracollo era nello stato delle cose, anche se la tardiva reazione messa in atto da Pica e soci accorciava il gap nel punteggio (18-21) alimentando qualche velleità, per poi arrendersi allo sprint finale degli ospiti (18-25).

Nel secondo set mister Luchena schiera in ricezione P5 Asti-Pica, in prima linea Carlo De Lorentis di banda e Giannotta centrale, in seconda linea capitan Guarini e Riccardo De Lorentis, con Quaranta pronto a coordinare la difesa.

C. De Lorentis ed Asti aprono le ostilità, un triplo Guarini (muro e due attacchi) inizia la fuga (8-5), R. De Lorentis e Pica la alimentano con un break decisivo di +6 che vale prima il 16-9 poi il 22-14.

Dopo i cambi di Stefanelli per Pica e Duma per C. De Lorentis  i tre errori finali dei padroni di casa non incidono  sulle  sorti del set (25-18) che portano la gara in parità.

Terza frazione prevedibilmente reattiva da parte degli ospiti che con Sirsi rispondono ad un ace di Guarini e, complice un fallo di rotazione, aprono dei minibreak (3-6 , 10-14) pericolosi.

 

Un evento teatrale dal titolo Verso … l’Oltre! Quando la poesia si fa spettacolo è stato programmato dall’Università Popolare “Aldo Vallone” lunedì 3 febbraio alle ore 18:00 nella Chiesa dei Battenti, in via Zimara. L’evento si avvale del coordinamento affidato a Pompea Vergaro e sarà introdotto dalla Consigliera RosaAnna Valletta.

Anna Maria Colomba nel 2015 ha pubblicato la Silloge poetica “Prima che venga domani…” che ha ricevuto il Primo premio nel Concorso Internazionale di Poesia e Prosa “Città del Galateo” 2016 a Galatone. Dalla Silloge, l’autrice, in seguito, ne trae lo spettacolo teatrale che titola: VERSO…Atto Unicodove la parola lascia le pagine del libro per divenire voce, gestualità, musica, canto, rappresentazione scenica.

Le sezioni della Silloge sono declinate in cinque temi: La Grande Madre/Vita e Ricordo/Terra e Natura/Il Sociale/Ballate, Canzoni e Pensieri.  Ogni sezione è evidenziata da un colore che ricorre anche nella scenografia e costumi.

Ad oggi, lo spettacolo VERSO…Atto Unico si arricchisce della lettura a cura dell’attore Salvatore Cezza di alcune pagine del testo “Lo scafista” di Giuseppe Piccioli Resta per cui prende vita l’odierna rappresentazione, VERSO… L’Oltre!”, che si incentra su una tematica di grande attualità: il traffico di minori nascosto nelle rotte migratorie dall’Africa all’Europa. La narrazione intercorre tra la figura di uno scafista, perito in un incidente di mare e una delle sue piccole vittime.

 
Di Antonio Mellone (del 03/02/2025 @ 08:33:16, in NohaBlog, linkato 324 volte)

Qualcuno lo sa già, qualcun altro lo scoprirà a breve sulla sua pelle, o in qualche altra parte anatomica. Insomma da una manciata di settimane il dottor Maghenzani, uno dei tre medici di base di Noha, è andato in pensione e non è stato sostituito da un nuovo specialista in medicina generale, sicché i superstiti (bravi) dottori Rizzo e Cazzato, e qualcun altro fuoriporta, han dovuto farsi carico, chi più chi meno, della quasi totalità dei pazienti del loro ormai ex-collega, con tutto quello che la novella mole di lavoro comporta. Non ci vuol mica una laurea magistrale in fisica quantistica per capire che il tempo da dedicare a un mutuato sarà viepiù ridotto, mentre quello d’attesa amplificato oltremodo, con probabilità purtroppo crescente di errori, trascuratezze, magari rinvii se non proprio rinunce alle cure. E quel che accade nel mio paese, mutatis mutandis, si spalma come nutella nel resto di borghi e metropoli d’Italia. A Collemeto, per dire, salvo novità dell’ultima ora, del medico della mutua si parla solo a “Chi l’ha visto?”, oppure se ne trasmette l’epopea su Canale 34, quello dei film amarcord.

“Mancanza di medici” ti dicono allargando le braccia, o stringendosi nelle spalle, quelli che tutto accettano dell’esistente senza batter ciglio, tutto scusano, e a tutto s’adattano non provando minimamente a cambiare il mondo, ma solo se stessi: mi riferisco ai Resilienti, i profeti dell’Andrà Tutto Bene, razza prolifica e in costante crescita vista l’inoculazione diuturna da parte di quasi tutti i canali ortodossi di massicce dosi di anestetica distopia promossa al rango di utopia balsamica dagli imbonitori professionisti - onde “1984” di Orwell non è più un romanzo di fantapolitica, ma un case-study empirico con tanto di dignità di stampa su riviste scientifiche tipo Nature, Lancet o National Geographic.

Sembra un secolo fa l’epoca in cui era sufficiente la richiesta del tuo medico per un ricovero presso il locale ospedale (pubblico) al fine di “farti tutti gli accertamenti”: oggi per una cosa del genere persino l’archiatra verrebbe immolato sulla pubblica piazza dal direttore generale dell’Asl coadiuvato dall’assessore regionale al ramo, dacché le più recenti regole prevedono che l’ospedalizzazione venga gentilmente concessa dall’infarto del miocardio in su, ma per non più di due/tre giorni lavorativi. Per il resto sarai tu stesso a dover individuare uno specialista, meglio se a pagamento, altrimenti, causa liste d’attesa, faresti prima a contattare l’agenzia delle pompe funebri. Il suddetto specialista ti indicherà poi ulteriori analisi da laboratorio, e giacché qualche lastra. Il radiologo, a sua volta, ti spedirà  dal neurologo, il neurologo dal cardiologo, il cardiologo dall’internista, l’internista dall’endocrinologo, l’endocrinologo dal reumatologo, il reumatologo dallo psichiatra ma saltando lo psicologo: il geriatra, se campi, verrà da sé alla fine dell’odissea. Un tempo i medici erano intorno a te, ora sei tu a dover girovagare attorno a loro.

 
Di Raimondo Rodia (del 03/02/2025 @ 08:42:01, in Storie dal Salento, linkato 116 volte)

La chiesa oggi conosciuta a Galatina come San Biagio era intitolata inizialmente con il vicino convento olivetano che non esiste più a Santa Caterina Novella per distinguerla della più antica basilica di Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto. Dopo anni di dispute tra Olivetani ( Benedettini del Monte Oliveto in provincia di Siena ) e Francescani nel 1507 si raggiunse un accordo per cui i francescani ritornavano in possesso della basilica e del convento addossato ad essa, mentre gli Olivetani mantenevano il potere di amministrare i beni dell'ospedale di Santa Caterina che erano un vero staterello, all'ospedale pagavano le tasse Aradeo, Bagnolo del Salento, Torrepaduli, casali non più esistenti come Petrore, Santa Costantina, Tabelle, Sfalongano, Igniano ( attuali Cenate e Santa Caterina marina di Nardò ) Collemeto, Santa Barbara. Gli Olivetani denominati " Bianchini " a Galatina per le loro vesti candide a partire dal 1507 costruirono fuori dalle mura cittadine Chiesa e Convento. Dopo più di un secolo ancora si lavorava alla fabbrica terminata nel 1612. Nel 1892 divenne sede della confraternita di San Biagio e dopo tante vicissitudini divenne parrocchia con il nome di San Biagio.

 
Di Redazione (del 03/02/2025 @ 09:02:27, in Comunicato Stampa, linkato 213 volte)

Torna il Carnevale a Noha con un programma ancora più ricco rispetto allo scorso anno.
È cresciuto il numero dei carri allegorici come quello dei gruppi in maschera, per non parlare del ricco intrattenimento musicale.
Una manifestazione incredibile che si svolgerà sabato 15 Febbraio a partire dalle ore 15:30 con partenza da via Castello.
Invitiamo tutte le famiglie, i bambini, i ragazzi, le scuole, le Associazioni ed i gruppi a prendere parte a questo grande Carnevale di Noha 2025.
Inoltre, ci sentiamo in dovere di rivolgere un sentito ringraziamento come Associazione 9 e 3/4 al Consigliere comunale con delega alla frazione di Noha Pierluigi Mandorino ed al Consigliere comunale Emanuele Mariano per l’impegno attivo nel raggiungimento dell’accordo tra le Associazioni interessate che ha dato vita all’evento unitario del Carnevale di Noha.
Vi aspettiamo numerosi, stiamo profondendo uno sforzo enorme per farvi vivere una giornata all’insegna del divertimento e della spensieratezza.

 
Di Raimondo Rodia (del 04/02/2025 @ 08:15:03, in Storie dal Salento, linkato 143 volte)

Mi sono sempre chiesto perchè a Tuglie non ci fosse una chiesa dedicata a Sant’antonio di Padova co-patrono insieme a San Giuseppe e la Madonna dell’Annunziata del paese. La risposta l’avevo proprio in casa legata alla mia famiglia. Sapevo che la famiglia Cuppone, in particolare Michele Cuppone, nonno di mia madre Graziella e quindi mio bisnonno aveva legato ad un ex voto una statua in cartapesta del santo lusitano. La statua in cartapesta quando ero piccolo si trovava nella parrocchia di Santa Maria Goretti nel mio quartiere Aragona ( Raona in dialetto ). Ricordo un episodio, Don Dante Garzia, parroco della chiesa del quartiere che com'era consuetudine benedice la casa dove abitavo con i miei genitori in via Vittorio Veneto ed ecco che arriva una supplica di mia madre al parroco per poter leggere un passo dei Vangeli durante la messa domenicale, lodando le mie doti. Avvenne così che arrivò la prima domenica in cui dovevo leggere in chiesa, mia madre era più ansiosa di me e mi vestì di tutto punto ed anche se avevo massimo 10 anni, ricordo perfettamente che mi fece indossare per la prima volta una cravatta a cui un minuto prima aveva fatto il nodo. Mi accompagnò in chiesa ed io mi sedetti in prima fila con altri ragazzi del catechismo, pronto a scattare all’invito del prete a leggere un passo delle scritture, intanto mia madre si defilò qualche panca più indietro e sedette anche lei in attesa della mia esibizione. Presto arrivò il momento di essere chiamato all’ambone per leggere e non ricordo come andò, ma sicuramente bene, orgogliosamente mia madre mi raggiunse sorridente alla fine della messa ed andammo insieme a salutare il parroco Don Dante.

Mentre uscivamo dalla chiesa mano nella mano, mia madre si fermò davanti alla statua di Sant’Antonio, fece sottovoce una preghiera e mi fece notare indicandola prima di andare via una targhetta posta alla base in legno della statua del santo dei miracoli, il taumaturgo per eccellenza, in quella piccola targhetta vi era scritto ” MICHELE CUPPONE IN RINGRAZIAMENTO FECE 1918 “, non aggiunse altro ma gli brillavano gli occhi. Così anni dopo ho scoperto il voto del mio bisnonno, la statua venne fatta fare da Michele Cuppone dopo la prima guerra mondiale 1915-18 in ringraziamento per il voto fatto alla partenza per la guerra del figlio Antimo ( mio nonno Gaetano era piccolo per fare la grande guerra ) e dei due generi Saulle Montefusco e Quintino Gnoni.

 

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