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Articoli del 09/07/2024

Di Marcello D'Acquarica (pubblicato @ 08:30:09 in Comunicato Stampa, linkato 473 volte)

Muttura, frutto dell’originale drammaturgia di Walter Prete e rappresentata dalla compagnia Alibi, artisti liberi e indipendenti, è lo spettacolo promosso da Levèra venerdì 5 luglio scorso presso i Giardini Madonna delle Grazie di Noha.

Il tema? Tutto quel che ruota intorno ai rifiuti (che paradossalmente sembrano la parte più pulita dell’insieme).

Chissà perché nell’introdurre il mio pensiero, un attimo prima della tragicommedia a me è venuta in mente Leonia: che, come noto, è una delle città che Italo Calvino immagina descritta da Marco Polo a Kublai Khan ne Le città invisibili” (1972). L’autore, riguardo alla città di Leonia, ricorda la situazione di molte metropoli moderne. A Leonia, infatti, i cittadini consumano cibi e oggetti in quantità industriali rinnovando ogni giorno abiti, soprammobili, arredamenti, costruendo case inutili e producendo una montagna di rifiuti accatastati alla periferia della città che nessuno sa dove smaltire.

Ho letto queste parole e sono subito diventate per me pietre pesanti sulla coscienza. Quando i nostri ragazzi vanno via da questa terra per svariate ragioni (lavoro, studio, o altro), portano con sé un certo ricordo, ed è cosa naturale. Se quel ricordo è intriso di bellezza, e cioè di arte, di storia millenaria, di giardini e di vita e aria sana, i nostri figli saranno orgogliosi di appartenere a questa terra, e quindi è molto probabile che sentiranno il bisogno di ritornare. E così facendo restituiranno la bellezza ricevuta, e il miracolo certamente continuerà.

Ma se il ricordo che i nostri ragazzi portano con sé è quello di una terra bruciata, di una città/cemento, senza alberi, con l'aria che puzza di plastiche bruciate e uova marce e per giunta con la vocazione del commercio di rifiuti che prevarica vocazioni, diciamo così, meno inquinanti, quei nostri figli probabilmente non sentiranno il desiderio di tornare e con loro perderemo anche la speranza della futura bellezza.
Ora però qui non si tratta più di difendere solo la bellezza, bensì qualcosa di molto più importante: la salute. È scientificamente accertato che la questione ambientale è connessa direttamente all’inquinamento. E i protagonisti più attivi sono proprio i rifiuti.  Certo, è un problema che riguarda tutto il mondo, ma un conto è avere a che fare con il poco e un altro con il troppo.

Bene, vi do un paio di notizie.

La prima risale a qualche settimana addietro. Attraverso la stampa, il Presidente della Regione Puglia ha dichiarato che, essendoci molti comuni, fra cui Foggia, Taranto e Bari, in ritardo nella raccolta differenziata, e siccome i fondi sono sempre più scarsi, s’è pensato di risolvere il problema (parliamo di milioni di tonnellate di rifiuti) incenerendoli nei cementifici. Non entro nel merito del “a chi conviene” e della inadeguatezza di un cementificio rispetto ad un inceneritore, sono ambedue pericolosissimi in quanto generano rifiuti speciali per cui occorrono discariche speciali, con conseguente spargimento di inquinanti speciali e ingestibili che nessun filtro è in grado di trattenere, se non i nostri polmoni. Diciamo che con i rifiuti nel cementificio galatinese, forse questo territorio ha già dato. E chiudo qui l’argomento.(https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/puglia/1484859/emiliano-agli-stati-generali-dei-rifiuti-in-puglia-molte-innovazioni-in-arrivo)

La seconda  notizia è che non passa giorno che, grazie ai nostri amici del Coordinamento Civico Ambiente e Salute, Isde e di tante altre associazioni locali, accedendo agli atti pubblicati sull’albo pretorio della Provincia, non saltino fuori nuove società (e anche qui non entro nel merito del chi e del come e del perché proprio qui da noi) società, dicevo, che chiedono di voler realizzare impianti nella provincia di Lecce per il trattamento di rifiuti, o altre società già esistenti che chiedono di voler raddoppiare le rispettive quantità di rifiuti da trattare tra i più disparati: dall’organico al sanitario, dagli inerti agli speciali, dai pericolosi ai cosiddetti non pericolosi, dai tossici al piombo, all’amianto, ai fanghi e ai rifiuti per  incenerimento. Roba che è già un rischio tenerla accatastata nei recinti all’aperto degli opifici, in balia dei venti.

Da Surbo in giù fino a Presicce o giù di lì, passando per Maglie e Gallipoli, abbiamo contato una quarantina circa di impianti. Conteggiando le tonnellate, quelle riportate sui documenti ovviamente, siamo all’incirca a quota tre milioni di t/a (tonnellate annue).

Solo nel comprensorio di Galatina, che si estende fino ai confini di Soleto, Sogliano e Galatone, abbiamo contato una quindicina di aziende dl settore, e siamo a circa un terzo del totale. Vale a dire un milione di t/a. Ovviamente sono dati cartacei, e non completi, e quindi molto indicativi, ma già così terribili. Tutto ciò va ben oltre la drammatica “leggerezza del PUG” galatinese. (https://www.ilsedile.it/galatina-i-cittadini-dovranno-pagare-260-000-euro-in-piu-per-la-tari-il-consiglio-comunale-ha-adeguato-il-piano-tariffario/).

Entosal, con le sue 90.000 t/a, divenute poi nel giro di un paio di rettifiche d’esame, 24.000 (alla cui apertura i nostri amministratori sia comunali che provinciali, continuano a dire di opporsi), Entosal dicevo, è solo la punta dell’iceberg e al Comune sanno tutto. Difatti solo all’interno della ZES galatinese attendono l’autorizzazione altre aziende simili ad Entosal, per un totale di rifiuti pari a 150.000 t/a che si andrebbero ad aggiungere alle circa 800.000 t/a già trattate da alcuni anni sempre nello stesso posto. A due passi dalle case dei galatinesi, sotto il naso di migliaia di cittadini inermi, e mica possiamo davvero credere alla favola che le emissioni si fermano davanti ad un recinto immaginario? Insomma, Leonia è viva.

Diciamo che un metodo per contrastare tutto questo squilibrio è quello di passare attraverso l’informazione, come questa iniziativa organizzata dai ragazzi di Leverà. Così come anche quello di coltivare dal basso l’onestà intellettuale. Se non ci parliamo e non ci ascoltiamo, illudendoci che tutto vada sempre bene, non ci sarà nessun marketing salvifico a salvarci da certi rischi.  Ricordo che i rifiuti sottoterra non dormono, anzi più invecchiano e più fanno danni e risalgono attraversando il nostro sangue, e sopra la terra, cioè nell’aria, passando attraverso i nostri polmoni e facendoci ammalare. Muoiono anche i ragazzi, non più soltanto i vecchi e gli anziani. L'età scende, la malagestione sale.

Allora, rivendichiamolo questo nostro benedetto diritto di vivere in un ambiente sano. Chiediamo alle istituzioni di non concedere nuove autorizzazioni per altri impianti di trattamento rifiuti, se non prima di aver realizzato un piano di sostenibilità e di prossimità territoriale in equilibrio con l’ambiente.

Marcello D’Acquarica

 

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