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LE CONFRATERNITE DI NOHA [SECONDA PARTE]
Di P. Francesco D’Acquarica (del 26/10/2020 @ 20:47:24, in Le Confraternite di Noha, linkato 1119 volte)

Continua, con questa seconda puntata, l’inedita Storia delle Congreghe della nostra cittadina, donataci dall’instancabile penna di P. Francesco D’Acquarica, missionario giramondo per amore di Cristo, ma di fatto mai “allontanatosi” da Noha.

Noha.it

Non una ma tre congreghe

Il fenomeno dell’aggregazionismo in confraternite trovò a Noha, come nel resto della Puglia, le sue più immediate motivazioni anzitutto nelle disposizioni del Concilio di Trento (1545-1563), ma anche nel massiccio radicarsi nel territorio di Ordini monastici come quello francescano e domenicano, affiancati dai Gesuiti nella predicazione delle cosiddette missioni cittadine.

Le disposizioni tridentine prevedevano la costituzione di una confraternita dedicata al Santissimo Sacramento in ogni chiesa parrocchiale, e perciò anche a Noha. Questo spiega l’enorme diffusione nel territorio pugliese di confraternite che ancora oggi si fregiano di questo titolo. La rappresentanza sociale era costituita non solo da notabili del luogo, ma anche da rappresentanti dei civili, cioè dai borghesi, dagli artigiani e dai contadini, la cui direzione spirituale ed anche economica era affidata al clero secolare.

A quella del Santissimo Sacramento seguirono le confraternite legate al culto della Vergine del Rosario gestite dai Domenicani, che si diffusero con altrettanta rapidità specie dopo la vittoria cristiana sui Turchi nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), favorite oltretutto dall’ impulso conferito alla pratica della recita del Rosario da parte di Pio V (1504-1572), papa dal 1566 fine alla morte.

A Noha, tranne il convento di Santu Totaru (che di fatto era un priorato rurale retto dai Basiliani), non si annoveravano cenobi dei grandi Ordini Religiosi nati nel medioevo, e tuttavia non mancavano, almeno fino al 1850, le Confraternite. Che erano addirittura tre:  quella del Santissimo Sacramento, quella del Santissimo Rosario e quella della Madonna delle Grazie.

L’informazione certa ce la dà l’arciprete don Michele Alessandrelli (Seclì 1812 - Noha 1882) che nel 1850 prepara la relazione sulla parrocchia per la visita pastorale che Mons. Luigi Vetta, Vescovo di Nardò, e che eseguirà in tutta la sua diocesi tra il 1850 e il 1854.

 

Nell’introduzione alla relazione l’Alessandrelli scrive:

Questo è l'inventario di tutti i beni stabili, mobili, semoventi, rendite, azioni, ragioni e pesi di qualsivoglia sorte della Chiesa Parrocchiale di Noha, provincia d'Otranto e Diocesi di Nardò, fatto nel quindici aprile 1850 dal Rev. Don Michele Alessandrelli, Arciprete Curato della detta Chiesa in conformità delle disposizioni dell'Ill.mo e Rev.mo D. Luigi Vetta, Vescovo di Nardò, contenute nell'editto della S. Visita in data de' tre aprile 1850.

 

E a proposito delle Confraternite così si esprime:

Nella mano sinistra del Coro vi è uno stipo, nello quale il Priore della Confraternita del Sagramento tiene riposta la cera che abbisogna per le funzioni del Corpus, della terza domenica, e del S. Sepolcro: lo stesso è colorito verde oscuro, detto stipo tiene la sua serraglia e chiave.

Vi sono in questa Parrocchia sei statue, cioè nella chiesa matrice due: una del Protettore S. Michele Arcangelo, l'altra di S. Vito, e la testa della statua di Maria SS.ma del Rosario col Bambino: di questa ha cura, e conserva gli abiti il depu-tato della Confraternita del SS.mo Rosario Vitantonio Benedetto: le altre tre si conservano nella Congregazione di Maria SS. ma delle Grazie, come si vedrà nel descrivere la Cappella. Più una statuetta di Cristo Risorto, ed un'altra dell'Ecce Homo.

 

Della Confraternita della Madonna delle Grazie parleremo nei prossimi capitoli, e in maniera più estesa, poiché di questa abbiamo documenti abbastanza recenti.

Sembra difficile crederlo, eppure in un paesino come era Noha dal 1500 al 1800 abbiamo in contemporanea ben tre Confraternite. Certo, si possono immaginare le difficoltà dei congregati: i quali dovevano organizzare il loro spazio associativo in un ambiente ben definito (di solito un vano rettangolare), arredato secondo precisi canoni che ricordassero in qualche modo quelli monastici da cui la confraternita derivava.

Il disegno doveva seguire una logica gerarchica, con i seggi assegnati agli amministratori in funzione del loro grado: lo stallo del priore posto in posizione dominante rispetto all’assemblea degli associati. Elementi accessori, ma fondamentali, erano anche la sacrestia e un piccolo campanile. Altro elemento essenziale era la presenza del sepolcreto, di solito posizionato davanti all’altare del Patrono o della Patrona. Il sepolcreto era di fondamentale importanza per la sensibilità popolare, perché preservava i resti del defunto dall’abbandono e dalla anonima e umiliante commistione nelle fosse comuni.

Di tutto questo a Noha non c’è memoria se non per la Congrega della Madonna delle Grazie, come vedremo. Però, sempre il nostro Alessandrelli ci informa  che l’incaricato della Confraternita del S. Rosario è il sig. Vitantonio Benedetto, che è anche il cassiere della Congrega della Madonna delle Grazie. Dunque verrebbe da pensare che la stessa persona in qualche modo riuscisse a gestire due Congreghe.

 

Nel 1719 il Vescovo di Nardò, il napoletano Antonio Sanfelice fece la visita pastorale alla parrocchia di Noha e nella apposita relazione leggiamo:

Visitavit Ecclesiam Sancte Marie Gratiarum que p.mo a Grecis Sacerdotibus incolebatur, et nunc religiosa ecclesiasticorum et laicorum hominum Sodalidate aucta est, et summopere commendavit.

(Il Vescovo Sanfelice visitò la Chiesa della Madonna delle Grazie, che anticamente era tenuta da sacerdoti greci, e ora vi è una congrega di ecclesiastici e laici e la raccomandò molto).

Perciò nel 1719 sicuramente esisteva una congrega: viene da pensare che si trattasse di quella della Madonna delle Grazie, ma dal documento in questione si potrebbe pensare anche ad altre congreghe che forse usufruivano dello stesso spazio e degli stessi scranni lignei per le adunanze, ma con statuti, insegne, abiti, vessilli, e regole diverse.     

P. Francesco D’Acquarica

[continua]

 

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