gen182017
Tutta la mia solidarietà a quei quattro superstiti lettori del Quotidiano di Lecce, anzi di Caltagirone. Poveretti, non immaginano che al di fuori di quelle pagine che parlano di fiction c’è un mondo diverso.
Come probabilmente molti di voi sapranno a menadito, non leggo lo strafatto Quotidiano locale se non sotto tortura: quella che i miei amici sadici m’infliggono inviandomi saltuariamente i cosiddetti pezzi “di maggior interesse”.
Oggi, i suddetti m’inviano su Whatsapp il pezzo pubblicato a pagina 18, dal titolo: « Sarparea, nuovo piano per l’ecoresort: “Sviluppo in armonia con la natura” - sottotitolo: “Nardò, l’imprenditrice Alison Deighton ha presentato alla città la sua idea con il “Parco degli ulivi” e 70 villette. “Migliaia di nuovi posti di lavoro” ».
E ‘sti catzi.
Subito dopo ti vien da pensare: ma giornalista si scrive con le virgolette (“giornalista”) o con tre g iniziali (gggiornalista)? Ah, saperlo.
Già uno non si capacita di come si possa riuscire a concentrare in un titolo di poche righe un così gran numero di cazzate a tema [tipo: “sviluppo”, “armonia”, “natura”, “ecoresort”, “idea”, ndr.], poi legge il resto del cosiddetto articolo e si mette l’anima in pace.
Sì, perché la tipa che ha consumato tutto quell’inchiostro per riempire una pagina intera di “pubblicità progresso” [signora mia, che ci posso fare io: lo chiama “progresso”, “sviluppo”, roba del genere, ndr.] sembra più un’addetta stampa di Mrs Deighton [la English lady di ferro, anzi di cemento, che viene a rompere the balls into u’ Salento, ndr.] più che una whatchdog, pronta a fare le pulci a baracca e burattinaia.
Così leggiamo di una elegante signora inglese che viene a Santa Maria al Bagno a spiegarci un “progetto” del quale noi, antimodernisti e trogloditi da tre soldi, non avevamo capito una beneamata mazza, visto che “contro il quale – a scatola chiusa [sic] – da anni [abbiamo] scatenato battaglie sia legali che ideologiche”.
Dunque, her majesty lady Deighton, finalmente “ci mette la faccia” [mentre noi ci mettiamo il culo, ndr.] e viene addirittura “personalmente” nel Salento [che sforzo titanico però, e che ingrati che siamo noi altri, ndr.] “a confrontarsi suo malgrado con gli scettici” [povera ciccia, ndr.] e dunque a prometterci mari e cementi [però di lusso, ndr.], e giacché c’è anche le solite “migliaia di posti di lavoro” [l’eco-balla buona per tutti gli scempi, ndr.].
La nostra lady Oscar [ormai non si capisce più se sta parlando l’inglese o la leccese, ndr.] si esibisce in contorsionismi che manco un trapezista al circo Togni. Sentite questo sillogismo: “Già, perché sebbene sottoposta a vincolo, l’area è edificabile. Il che smonterebbe le pretese di chi chiede perché si è deciso di costruire ex-novo, consumando ulteriore suolo, piuttosto che riqualificare un’area già antropizzata.” [una logica incontrovertibile, non c’è che dire. Ecco, io continuo a chiedermelo, nonostante l’area sia edificabile, ndr.].
Insomma, “quello che si vuole offrire ai turisti che decideranno di approdare all’Oasi Sarparea di Sant’Isidoro è una parentesi di relax a contatto con la natura” [quella che rimarrà dopo aver costruito un albergo, una settantina di villette, strade e una miriade di parcheggi, e, visto che ci troviamo, anche qualche bella rotonda, ndr.].
E poi, rispetto al progetto originario c’è la “riduzione della cubatura di circa il 30% [da 130mila a 95mila metri cubi di edifici: la cosiddetta modica quantità, ovvero la dose omeopatica di cemento: come fai a farne a meno? Rischieresti una crisi di astinenza, ndr.] con le villette che “coperte dagli ulivi non dovrebbero essere comunque visibili dalla strada” [bè, in effetti, quello che conta è nascondere la merda sotto il tappeto, o dietro una siepe, ndr.]. E infine - vuoi mettere? – costruzioni “fatte di pareti bianche e muretti a secco; nessuno scantinato per non sbancare il terreno [ma questo è un giornale o vaselina pura?, ndr.]. E poi ancora: piante spontanee e pergole nelle aree esterne” [piante spontanee, uhahahaha, ndr.].
Il resto del brano, se vi va, leggetevelo da soli: io non ce la faccio più, davvero.
***
Passiamo rapidamente al secondo e si spera ultimo brano.
Nella pagina successiva, la 19, il tema è uguale. Solo che a vergare il pezzo non è una “giornalista” (o gggiornalista), ma un giornalisto.
Inizi a leggere quest’altro pezzo (immaginate di cosa), e l’occhio ti cade su di una frase attribuita a tal Pippi Mellone [no, per fortuna non siamo parenti, ndr.], sindaco di Nardò, il quale avrebbe asserito quanto segue: “Il comune si esprimerà nei tempi dovuti: ma la nostra non è l’amministrazione dei tempi biblici. Piuttosto, invidio quei sedicenti ambientalisti che riescono ad esprimere un giudizio netto e definitivo senza nemmeno aver visto il progetto. Un po’ come se un critico cinematografico scrivesse una recensione senza vedere il film”.
Caro Pippi Mellone, chissà perché il sottoscritto “sedicente ambientalista” ha già paura di quello che deciderai pur senza aver letto la tua delibera. Sappi che molti critici cinematografici possono scrivere a occhi chiusi la recensione di certi “cinepanettoni comico-demenziali”. Come quello che ci toccherà di vedere da qui a breve nel tuo comune, dal titolo: “Vacanze a Sant’Isidoro”.
Pur sempre del filone demenziale, più che comica la proiezione è tragica.
Antonio Mellone
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