Di Fabrizio Vincenti (del 19/10/2020 @ 18:32:25, in NohaBlog, linkato 1486 volte)

Sabato 17 ottobre 2020, presso la chiesa “S. Maria della Neve” di Cutrofiano, è stato celebrato il rito di Immissione Canonica di don Emanuele Vincenti, presieduto da Mons. Donato Negro, Arcivescovo di Otranto.

Una nutrita comunità di fedeli di Cutrofiano, in parte dall’interno della chiesa e in parte dall’esterno, davanti ad un maxi schermo, ha rivolto un caloroso benvenuto a don Emanuele. Insieme al benvenuto di Cutrofiano, con in testa il sindaco della città, ci sono stati anche i ringraziamenti ed i saluti ad un'altra comunità, quella di Sanarica, rappresentata da un folto gruppo di fedeli, anch’essa presente alla celebrazione, come se volesse passare di persona “il testimone fedele”, e cioè don Emanuele, alla sua nuova comunità parrocchiale.

Mons. Donato Negro, da parte sua, ha rivolto ai fedeli di Cutrofiano un fraterno invito: “accogliete il nuovo parroco con piena disponibilità e assicurate vicinanza e collaborazione”.

In rappresentanza di tutta la comunità della sua nuova parrocchia, una fedele ha dato il benvenuto a don Emanuele con queste parole: “ringraziamo Sua Eccellenza Mons. Donato Negro che con cura e premura di padre, illuminato dallo Spirito Santo, ha scelto don Emanuele, come nostro nuovo parroco (…) con viva e sincera emozione porgo a nome dell’intera comunità di Cutrofiano, a nome del consiglio pastorale, dei gruppi e delle associazioni, un sentito benvenuto a te, don Emanuele. Ti abbiamo atteso a lungo!

Tutta la cerimonia, durante la quale i partecipanti avevano il volto semicoperto da una mascherina, è stata trasmessa anche su un canale in streaming, e vista da quasi un migliaio di persone.

Alla fine del rito, don Emanuele, emozionato, ha rivolto ai presenti delle bellissime parole, non dimenticandosi di ringraziare anche i fedeli di Sanarica per quanto insieme a loro condiviso per ben nove anni.

Don Emanuele ha detto alla comunità di Cutrofiano: “voglio essere per voi come uno specchio e una finestra; (…) vorrei essere per voi riflesso della tenerezza di Dio; (…) vorrei che il guardarmi fosse per voi un sentirvi amati”. Dopo aver ringraziato anche i suoi genitori, oltre al parroco uscente, don Enzo Giannachi, ha proseguito dicendo: “chiedo che il Signore mi conceda di presiedere e servire fedelmente, in comunione con il mio vescovo, questa famiglia parrocchiale, annunziando la Parola di Dio, celebrando i santi ministeri e testimoniando la carità di Cristo”. Il nuovo parroco si è anche augurato di essere come un vaso nelle mani del suo vasaio, Gesù Cristo: un’immagine questa particolarmente adatta a rappresentare don Emanuele così come lo conosciamo da sempre.

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 19/10/2020 @ 18:52:47, in Le Confraternite di Noha, linkato 1131 volte)

Inizia con questo primo appuntamento, la pubblicazione a puntate su Noha.it di un’interessante ricerca condotta dall’instancabile P. Francesco D’Acquarica. Il pallino di questo nostro illustre concittadino è ancora una volta la Storia di Noha. In particolare, spulciando l’archivio parrocchiale e consumandosi gli occhi su annosi verbali, P. Francesco è riuscito a rinvenire notizie sulle Confraternite di Noha: dati, date, informazioni, nomi e monumenti così lontani nel tempo ma così incredibilmente vicini a noi.

Noha.it

 

Premessa

Consultando gli archivi parrocchiali della chiesa di Noha mi sono imbattuto nella famosa relazione di don Michele Alessandrelli che fu arciprete dal 1842 al 1882 e mi ha colpito scoprire che dal 1600 al 1800 anche a Noha sono state vive non una bensì tre Confraternite.

Sarà poi don Paolo Tundo nel 1924, dunque molto prima di diventare parroco, a dare nuovo impulso alla superstite Confraternita della Madonna delle Grazie, che rischiava seriamente l’estinzione.

Ho voluto approfondire la ricerca, e così nascono questi scritti dove ho raccolto testimonianze credo interessanti sulle Confraternite e sulla religiosità del popolo di Noha, oggetto principale dei miei studi.

           

Capitolo primo

Confraternite o ‘congreghe’

Gli inizi delle Confraternite         

Confraternita, dal latino confraternitas, sacrumsodalitium, sacra sodalitas, (nel Regno di Napoli, e Noha apparteneva al Regno di Napoli,  per dire la stessa cosa si preferiva dire ‘Congrega’), indica una società di persone che si riuniscono per celebrare alcuni riti di religione e di pietà ma anche per svolgere impegni sociali.

Nei vari Statuti delle Confraternite ancora oggi esistenti in tante parrocchie, si preferisce questo tipo di definizione:

La Confraternita è un’associazione pubblica di fedeli che tende, a guisa di corpo organico, all’incremento di una vita più perfetta degli iscritti, alla promozione del culto pubblico della Chiesa, ed alle opere di carità e di apostolato, animando, mediante lo spirito cristiano, l’ordine sociale e temporale secondo le proprie legittime tradizioni.

 
Di Redazione (del 19/10/2020 @ 19:42:52, in Comunicato Stampa, linkato 1080 volte)

Come anticipato, nella giornata di oggi abbiamo provveduto alla sanificazione del plesso di via Petronio a Noha dove era stato riscontrato un caso positivo. Ho appena ricevuto la notizia dalla Asl dell’esito negativo dei tamponi di controllo effettuati sui soggetti che hanno avuto contatti “stretti”, che rimarranno comunque precauzionalmente in regime di isolamento. Da domani la scuola di via Petronio riapre in piena sicurezza.

Un plauso al servizio di igiene e di sanità pubblica per il tempestivo e accurato lavoro.

Vi informo che nel nostro Comune al momento abbiamo 8 concittadini positivi al Covid, a loro, per quanto possibile, voglio far sentire la vicinanza della nostra comunità. Stanno affrontando un momento di grande difficoltà, dal quale ci auguriamo possano presto uscire per tornare alla vita di tutti i giorni.

Siamo tutti parte di una Comunità, che oggi più che mai deve sentirsi solidale. Spetta a noi assumere comportamenti rispettosi delle regole per contribuire a rallentare il contagio.

Lo stiamo già facendo, dobbiamo e possiamo farlo ancora meglio.

 
Di Redazione (del 20/10/2020 @ 08:15:14, in Comunicato Stampa, linkato 1261 volte)

In questo periodo di aumento di contagi e diffusione del virus, la nostra scuola ha dimostrato di poter limitare il diffondersi dell'infezione da SARS-CoV- 2,  attenendosi scrupolosamente alle regole di prevenzione contenute nei protocolli sulla sicurezza per gli alunni, i docenti ed il personale scolastico. L'attenzione ed il coordinamento tra la Dirigente Scolastica, il medico referente Covid della ASL, il Sindaco  e ... la buona sorte, hanno permesso una rapida ripresa delle attività didattiche e il ritorno ad una quasi normalità. Sappiamo che i rischi sono sempre in agguato e dobbiamo abituarci a vivere nell'incertezza del domani, ma siamo pronti ad affrontare con fiducia e tenacia ogni difficoltà, mettendocela tutta. Comunque vada, facendo bene la nostra parte, sono certa che questo sia il messaggio migliore da consegnare ai nostri ragazzi per il loro futuro.

Eleonora Longo
Dirigente Scolastico 

 
Di Marcello D'Acquarica (del 20/10/2020 @ 19:36:18, in NohaBlog, linkato 1923 volte)

Oggi mi sono svegliato con il pallino dell’archeologo, quindi mi sono recato nel campo di Santu Totaru, a nord di Noha.

E mi sono messo a cercare pietre.

Osservando attentamente, mi sono accorto che le grandi pietre che il povero Antonio Guido (Pasùlu), aveva utilizzato per costruire un piazzale, sono pietre molto anomale, fuori dal comune. Le misuro e non ce n’è una uguale all’altra, ma soprattutto sono fuori dallo standard dei conci di tufo che si usano da secoli per costruire.

Poi mi metto a cercare come un disperato in mezzo alla terra, sento che c’è qualcosa di importante. Il famoso sesto senso. Cammino e con i piedi sposto sassi e cocci di terracotta, sono centinaia, migliaia. Direi che la terra è fatta di pezzi di terracotta di tutte le forme. Ogni tanto ne trovo qualcuno che presenta delle sagome strane: una parte del fondo di un piatto, di una ciotola, pezzi di tegole, manici di contenitori e tanti formati. Ma perlopiù sono pezzi che somigliano molto a quelli incastrati nel pezzo di pavimento che Antonio aveva a suo tempo cementato sul muro.

Finalmente mi appare “lui”, il testimone. Fuoriesce dal terreno, cerco di estrarlo senza danneggiarlo ma è troppo grande. Con pazienza e un po’ di fortuna riesco a estrarlo intero: è un manufatto di circa 40 cm e spesso più di venti, è una parte di un pavimento del 400 d.C. Sotto ha ancora oltre un palmo di malta misto al coccio pesto che faceva sicuramente da “massetto”.

E sopra vi sono incastonate a lisca di pesce tanti pezzi di terracotta, come quelli sparsi ovunque.

 
Di Redazione (del 23/10/2020 @ 18:33:20, in Comunicato Stampa, linkato 785 volte)

Il 25 gennaio prossimo cadrà il quinto anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni, di cui conosciamo la tragica scomparsa avvenuta nel 2016. Sono trascorsi quasi 5 anni da quel giorno e nonostante le rivelazioni sulla dinamica dell’omicidio e l’istituzione di una Commissione d’inchiesta, non vi sono stati avanzamenti concreti. La sensibilizzazione sul tema è molta, come numerose sono le manifestazioni in sua memoria proposte e portate avanti da molte organizzazioni sensibili al tema (prima fra tutte Amnesty International) e da comuni cittadini. A questo proposito su tutto il territorio nazionale si stanno moltiplicando cerimonie di intitolazione di strade e piazze comunali in memoria di Giulio,  eventi che possono essere visti come un preludio alla fiaccolata prevista ogni 25 gennaio per ricordare la sua scomparsa.

 

«In un anno, in provincia di Lecce, il numero di alloggi occupati senza titolo (tra abusivismo e procedimenti di decadenza) è diminuito di sole 50 unità. È un primo segnale, ma non basta. Bisogna far luce sulle azioni di contenimento e prevenzione del fenomeno messe in campo, evidentemente insufficienti». Torna a battagliare Leonardo Donno, salentino portavoce alla Camera dei deputati del M5s. Nelle scorse ore il deputato ha bussato, a distanza di un anno, alle porte della Prefettura di Lecce. Obiettivo: «Proseguire, con il nuovo Prefetto,  quel percorso virtuoso avviato lo scorso settembre nel tentativo di ripristinare la giustizia sociale e mettere fine alla guerra tra poveri che la stessa burocrazia, spesso, innesca».

Nel settembre dello scorso anno Donno, tramite una richiesta di accesso agli atti inoltrata ad Arca Sud Salento, aveva avuto un quadro completo del fenomeno nel territorio salentino. All'epoca ben 728 alloggi popolari dell'ente risultarono occupati da soggetti senza titolo. Più nel dettaglio: 405 erano stati occupati abusivamente, su 323 pendevano invece procedimenti di decadenza (i residenti avevano perso nel tempo i requisitivi che li rendevano legittimi assegnatari).

Adesso, grazie ad una nuova richiesta di accesso agli atti, il parlamentare a distanza di un anno fa il punto della situazione. «Sono 678, ad oggi, gli alloggi occupati illegittimamente. 50 in meno rispetto allo scorso anno - spiega -  Dopo lettere di sollecito inviate ai singoli Comuni interessati dal fenomeno, interrogazioni parlamentari, incontri in Prefettura, possiamo dire che un primo timido risultato è stato raggiunto. Le occupazioni abusive sono attualmente 346 (59 in meno rispetto ad un anno fa), le abitazioni interessate da procedimenti di decadenza sono 332 (9 in più rispetto allo scorso anno).

Certo - commenta amaramente Donno - lascia molto pensare come nulla, e dico nulla, sia cambiato ad esempio nel Comune di Nardò: gli alloggi occupati abusivamente un anno fa erano 58. Lo stesso identico numero è confermato da quest'ultima richiesta di accesso agli atti di due giorni fa. Di fatto alcuni sfratti sono stati eseguiti, ma il fenomeno (lo dicono i numeri) in questo Comune sembra opporre una dura resistenza, avendo infine la meglio. Urge, quindi, un'azione più incisiva.

 

Noi ci siamo, siamo pronti a ricominciare. E lo facciamo dalla nostra storica sede. Vogliamo rilanciarla, vogliamo che sia vista come casa di tutti, perchè chiunque ci entri si senta il benvenuto. Vogliamo che sia un punto di incontro, un luogo ricreativo, di dialogo e di confronto, un luogo di litigio se serve a creare il compromesso. Vogliamo che diventi la sede dei giovani; ed è proprio da loro che vogliamo ripartire. Il PD di Noha ha a cuore i suoi giovani, e vorrebbe coinvolgerli tutti perché tutti possono dare un apporto per la cura e la custodia del contesto sociale in cui abitiamo: la nostra Noha. Non importa la continua e costante informazione politica, conta invece che i giovani abbiano l’entusiasmo politico, che concretizzino le idee fresche proprie della loro età. Vi accogliamo perché ne vale la pena. Siamo stanchi dei soliti pregiudizi, degli sterili stereotipi che guardano al giovane come incosciente. Noi abbiamo puntato lo sguardo su di voi perché il vostro aiuto è importante per crescere insieme. Lo sanno bene Matteo, Sara, Luigi e Christian. Lo sanno bene coloro che si affacceranno alla porta della nostra Sezione in questi giorni, perché infondo non si è mai così lontani se si ha a cuore la vita del paese. Vogliamo guardare al territorio, fare festa, dare fastidio se necessario, essere scomodi per alcuni e punto di riferimento per altri; ma vogliamo farlo con voi. Insieme poi, saremo supportati da chi si è battuto per tenere vivo il nostro Circolo, ed anche se la fiamma cominciava a venir meno, per fortuna non si è mai spenta. Serve il supporto di tutti, serve l’apporto di tutti, perchè la tessera consente di aderire ad una comunità che guarda e si impegna per il territorio ad essere una comunità viva, utile, verso cui riporre fiducia, passione, tempo, energie, in un partito che ascolta il suo popolo. Quindi se da soli siamo più veloci, insieme si va più lontano ed è di un progetto coraggioso che guardi al futuro, ciò di cui abbiamo bisogno.

 
Di Redazione (del 26/10/2020 @ 20:26:00, in NoiAmbiente, linkato 1351 volte)

Quando ci abbassiamo e mettiamo le mani in mezzo alle sterpaglie per strappare dalla terra il “vizio” di qualche incivile, ci chiediamo con quale diritto questi abbia deciso quanta terra debba essere sacrificata per le proprie perversioni.

Certo, non c’è risposta che sostenga alibi, non c’è alibi. Oggi, 25 ottobre 2020, sulla SP371, scortati da due auto della polizia provinciale, eravamo di nuovo gli stessi: padri, madri e tanti ragazzi, per fortuna anche loro.

Si perché per fare questo lavoro di volontariato non basta avere “stomaco”, ma certe volte ci vogliono anche muscoli per tirare su copertoni e pezzi di camion o altri materiali pesanti gettati così, come se fossero bottiglie vuote.

E così, mentre ti si sbriciola nelle mani l’ennesima bottiglia di plastica, oramai allo stato massimo di cristallizzazione, quasi ti viene voglia di piangere per l’impotenza che provi. E passi oltre lasciandoti dietro, con amarezza, un altro campo oltraggiato da un’incomprensibile ignoranza, figlia di questa pseudo civiltà.

L’immagine che ci resta impressa, non sono solo i copertoni, non è la colata di catrame puro che ha invaso il canale di raccolta delle acque e ha imprigionato inesorabilmente ogni rifiuto, non sono i cento o i duecento sacchi di rifiuti strappati alla vegetazione che nonostante tutto cerca di riprendersi il suo spazio, non è nemmeno il volto triste di Edoardo, un ragazzo di 16 anni che spinge la carriola carica di bottiglie vuote, a lasciarci di stucco è lo spettacolo che si para all’orizzonte: nastri infiniti d’asfalto e ferraglia di confine di queste pleonastiche strade, ci resta impressa l’immagine dei pannelli fotovoltaici a sinistra e dei campi di ulivi secchi a destra e sullo sfondo, dominante come il grande Golia biblico, l’impatto ambientale palese, che non lascia dubbi.

 

Canto notturno di un pastore ...

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