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Di Antonio Mellone (del 30/09/2024 @ 13:35:37, in Fetta di Mellone, linkato 292 volte)

Pensavo di essere fuori tempo massimo, invece son capitato a fagiolo.

Insomma, sabato 14 settembre scorso, un’amica mi fa: “Questa sera avrei voglia di una buona pizza, hmm, ben lievitata”. Non cogliendo probabilmente piccanti allegorie, metafore e sineddoche, con topico tono da despota illuminato che non ammette repliche, le rispondo: “Invece questa volta nutriremo lo spirito: dunque si va dapprima al cinema, alla proiezione de ‘L’ultima settimana di settembre’, e a seguire al concerto d’organo nella basilica di Santa Croce”.

Vi dirò che nonostante il repentino passaggio dal rock progressivo ai rosari, non fui piantato in asso dalla novella Madre Teresa e, all’ora convenuta, ci dirigemmo verso il Cinema Massimo di Lecce per dar corso all’articolato cronoprogramma.

Bello il film con Diego Abatantuono e il giovane Biagio Venditti, non c’è che dire, ma a un certo punto, avendo preso la parola il regista Gianni De Blasi, presente in sala per la Prima, e tirandola lui un tantino per le lunghe, per una manciata interminabile di minuti ho avuto la sensazione che la seduta della mia poltrona fosse cosparsa di una penetrante miscela di pepe e peperoncino, dacché incombeva la seconda parte della serata e non volevo fare il bifolco arrivando in basilica a concerto iniziato.

 
Di Antonio Mellone (del 11/10/2024 @ 11:41:32, in Fetta di Mellone, linkato 234 volte)

Nella precedente puntata ho raccontato di come quel fatidico sabato sera del 14 settembre scorso mi trovassi nella basilica di Santa Croce in Lecce, e di come il mio (ex?) amico Francesco Scarcella, direttore del Festival Organistico del Salento, quasi puntandomi addosso una canna d’organo di non so che calibro, appena dieci minuti prima dell’inizio del concerto, mi chiedesse “gentilmente” (sì, avevo le mani in alto) di ricoprire il ruolo del Voltapagine dell’organista, e per fortuna non anche del Registrante (ché lo strumento Ruffatti di cui si parla può riservarti mille sorprese, annoverando una trentina di Registri e una ventina di Unioni da “registrare” appunto a seconda dello spartito e dell’esecutore: roba da far dimettere in blocco le difese immunitarie di chiunque, figurarsi le mie).

L’investitura avvenne a bruciapelo, senza nemmeno il tempo di farmi firmare una liberatoria contro il rischio di flop operistico, con pubblica gogna incorporata e annessa richiesta di risarcimento danni milionario (quantificabile agevolmente perfino da un direttore di banca laureato alla Bocconi) da parte dei portatori di interessi, tipo: musicisti, pubblico presente, curia arcivescovile, ministero della cultura, conservatorio Tito Schipa, veneranda fabbrica della basilica, provincia di Lecce, università del Salento, senza scordare gli eredi di Bach, Giordani, Rossini, e ovviamente di Girolamo Frescobaldi, e di chissà quanti altri autori.

A far decollare la mia pressione arteriosa oltre i 180 di diastolica (non vi dico la sistolica), e dunque a farmi apparire lo sfigmomanometro più come un termometro della sfiga che come un apparecchio per misurare la pressione, non era tanto il fatto che la star della kermesse provenisse dalla Francia, e dunque parlasse soltanto il francese stretto (idioma che, grazie alla Rita Luceri, la mia prof. delle superiori, parlo e scrivo correntemente, insieme alla Lingua d’Oc e la Lingua d‘Oil), quanto che avessi a che fare nientepopodimeno che con il M° Frédéric Ledroit, grand’ufficiale nell’ordine delle Arti e delle Lettere, nonché titolare del monumentale organo a canne della Cattedrale Saint-Pierre d'Angoulême, e per di più compositore di una cinquantina di opere conosciute in mezzo mondo. Ma quello che mi lasciava come un immobile senza agibilità era la fama, che lo precedeva, di maniaco della perfezione: sicché per il sottoscritto il Fos (Festival Organistico del Salento) stava per trasformarsi in una vera e propria Fossa.

 
Di Antonio Mellone (del 14/10/2024 @ 08:30:39, in Fetta di Mellone, linkato 207 volte)

Nelle puntate uno e due di codesta mia epopea organistica occorsami per caso nella basilica di Santa Croce in Lecce un sabato di ormai tre settimane fa, ho provato a raccontare di come l’incarico del servente alla consolle a Frédéric Ledroit, noto concertista a livello europeo, conferitomi su due piedi da parte del direttore del festival organistico del Salento, Mr. Scarcella, m’avesse provocato un subitaneo stato chetonemico insensibile perfino al Biochetasi granulato: in sostanza dal Voltapagine al Voltastomaco.  

Sembra uno scherzo, ma il ruolo del Voltapagine (e non vi dico del Registrante) è fondamentale per l’esito di un’esecuzione musicale. Si parla di competenza, di tatto, di capacità di lettura del pentagramma [sia lodata e ringraziata ogni momento la buonanima di mio zio don Donato per le lezioni di solfeggiamento, ndr.], di simbiosi con l’esecutore, e soprattutto di prove ripetute più volte. Invece stavolta niente prove, solo un briefing di pochi minuti con monsieur Ledroit, che mi spiega in provenzale stretto che alcune pagine sono volanti, altre rilegate a libro, che il terzultimo brano è impresso su uno spartito a fisarmonica, ma il secondo ha un ritornello anzi due, per cui a metà foglio bisogna ritornare indietro e poi riprendere dalla penultima strofa e continuare con nonchalance (ha detto proprio con nonchalance) con la prima del brano successivo…

 
Di Antonio Mellone (del 28/10/2024 @ 08:46:22, in Fetta di Mellone, linkato 244 volte)

E poi dite che il nostro virgo-sindaco pensi solo alla movida e ai circenses. Questa volta, a dispetto dei malpensanti, unendo l’umido al dilettevole, se n’è uscito con un solenne comunicato stampa da fare invidia a Ponzio Pilato, dichiarando urbi et praecipue orbi, che per lui e per la sua giunta non v’è “nessuna pregiudiziale ideologica né a favore né contro” il mega-impianto di compostaggio progettato nella zona artigianal-industriale di Soleto, in pratica a Galatina.

Insomma, pare esista, se non altro sulla carta, una Srls – società a responsabilità limitatissima, per di più semplificata -, con un capitale sociale di 5000 euro, dall’esilarante denominazione “Forenergy”, la quale s’è messa in testa di colare in mezzo alla superstite campagna che ci circonda (così si spiega pure quel “Fore” - a meno che non si faccia subliminale riferimento al concetto di Fore-de-capu) una bella industria di produzione di gas dai rifiuti soliti urbani. Pardon volevo dire Biogas: ché oggigiorno se usi i prefissi bio, eco, green, fisio, natural, ovvero i suffissi 4.0, ora 5.0, oppure Euro 4, Euro 5, e via enumerando, suona tutto più “sostenibile” e nessuno può darti dell’oscurantista. Vuoi mettere ad esempio il biocemento, l’ecodiossina, i naturalveleni, le greenpolveri sottili, l’asfalto4.0, le fisiociminiere, le eurobombe tanto democratiche e inclusive, e infine il biometano, rispetto a tutto il resto? Queste sì che trasformano l’economia classica in Economia Circolare senza manco che te ne accorga. Il nostro primo cittadino ci ha aggiunto, a proposito della novella struttura fuoriporta, la locuzione “di nuova generazione”, così per far stare più tranquilli noi altri, ma soprattutto, eccole finalmente, “le generazioni future”. S’è scordato soltanto di aggiungere la ciliegina sulla torta, dico il celeberrimo “Ab-bat-ti-men-to del-la CO2”, ma non mancherà di ribadirlo nella susseguente epistola.

E non v’azzardate a fargli presente che l’anaerobico -  cioè il processo di ottenimento del gas (sì ok biometano) dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani - agisce per lo più a caldo, azionando delle pompe di calore; che il gas derivante dalla fermentazione anaerobica è un idrocarburo impuro (bisognoso di ulteriori trattamenti); che per un impianto, diciamo, da 1MW, si otterranno decine di milioni di metri cubi di fumi non proprio balsamici [vero è che da questo punto di vista Galatina ha già dato, ma può tranquillamente perseverare grazie anche ai “gemellaggi storici” siglati a ridosso della nota pista di atterraggio elicotteri a km0, ndr.]; che il rifiuto esausto dell’anaerobico, ancorché “stabilizzato” con l’aria (con necessario connesso processo aerobico), pur definito ancora una volta “compost”, il più delle volte è di infima qualità tanto da dover essere smaltito in discariche speciali onde evitare pericolose contaminazioni dei campi; che 40.000 tonnellate di scorie pur selezionate, significano circa 110 tonnellate di spazzatura

 

Canto notturno di un pastore ...

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