E insomma, giovedì prossimo 22 dicembre 2022 alle 19 in punto, il Festival Organistico del Salento, ottava edizione, sarà a Noha in chiesa madre per festeggiare coram populo i primi cinquant’anni del Continiello, l’organo a canne di comunità. Il quale non sta più nella pelle per la contentezza [è inutile dire che in un organo a canne v’è anche della pelle: d’agnello alle guarnizioni dei somieri, di montone ai mantici; mentre il cuoio s’utilizza per il crivello, ndr.].
Non solo. Da quando ha saputo che il leone da tastiera (e da pedaliera) risponde al nome dell’organista Mattia Francesco Greco da Sava, ha pure iniziato a darsi delle arie, gonfiandosi tutto quanto (per la verità soprattutto il mantice).
Non ti dico poi le sue circa settecento canne al vento tutte in fibrillazione per ‘sto benedetto festival (il famoso Festival di Canne): per darsi un tono hanno smesso di sbuffare dedicandosi, così su due piedi, agli esercizi di respirazione diaframmatica. Mo’ non è che si son messe a ripetere il mantra Om ovvero Aum tipico dei corsi di yoga, ché con i brani pescati dalle grandi opere di Bach, ma anche di Albinoni, Lefébure-Wély, Beethoven e Fischer (le uniche grandi opere pubbliche degne di rispetto), avranno ben altro da fare che salmodiare sillabe monotone (e monotòne).
Sarà un concerto rapsodico, quello di Noha, e durerà in tutto 45 minuti, più il consueto quarto d’ora d’accademia. In pratica una toccata e fuga.
Troppo breve dite? Sarà. Ma non c’è mica bisogno di Giacomo Leopardi per sapere che le cose belle durano poco; e poi ai nohani basta un niente per dimostrare finalmente di non essere più figli di un Dio minore.
Tutt’al più di un Do minore.
Antonio Mellone