Premessa importante - Seguono ora cenni di storia di tre Vescovi di Nardò che ne hanno guidato la Diocesi mentre a Noha era arciprete Monsignor Paolo Tundo: storia dei nostri giorni, quando la storia diventa quasi come un diario, per averla vissuta in qualche modo io stesso in prima persona. Nella prossima puntata terminerò la storia di don Paolo Tundo tracciando alcuni tratti del Vescovo Corrado Ursi, poi cardinale e arcivescovo di Napoli. Farò del mio meglio per essere imparziale.
P. Francesco D’Acquarica
Nicola Colangelo (1879 - 1937)
Vescovo dal 16 dicembre 1935 al 27 giugno 1937
Motto: Ducam et reducam (Condurrò e ricondurrò)
Dal 1935 al 1937 il Pontefice fu:
Pio XI (1857-1939) Papa dal 1922 al 1939
Arciprete di Noha
Mons. Paolo Tundo (1888-1962), parroco dal 1934 al 1962
Nicola Colangelo nacque in Schiavi d’Abruzzo, provincia di Chieti, da Luigi e da Rosaria Di Primio, quarto di undici figli, l’undici novembre 1879. Il 4 aprile 1903 fu ordinato sacerdote e, per desiderio del suo Vescovo, Pietropaolo, entrò nel pontificio collegio leoniano di Roma.
Si addottorò in diritto canonico presso la pontificia università di S. Apollinare, conseguì al Leoniano il diploma di pedagogia ecclesiastica, di ascetica e di sociologia. Nel seminario diocesano di Trivento fu padre spirituale, insegnò diritto canonico, sacra Scrittura ed elementi di ebraico, infine ne fu rettore. Nel 1912 fu parroco a Schiavi d’Abruzzo, suo paese d’origine, e vi restò per circa un ventennio. Fece riparare la chiesa, che poi abbellì mediante tre altari in marmo: della Vergine dei miracoli, del protettore San Maurizio e l’altare maggiore (que-st’ultimo fu eretto a sue spese in ricordo della promozione a vescovo). Nel 1931, Nicola Maria Di Girolamo, Vescovo di Cajazzo, già suo compagno di studi, lo elesse vicario generale e rettore del Seminario di quella diocesi.
Il 4 aprile 1932 fu eletto Vescovo di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria e fu consacrato a Cajazzo (Benevento) il 26 giugno da Nicola Di Girolamo e dai co-consacranti Giovanni Giorgis, Vescovo di Trivento, e Attilio Adinolfi, Vescovo di Anagni. Il 17 settembre 1932, fece l’ingresso in Oppido Mamertina e constatò la triste condizione materiale e morale della diocesi, che presentava ancora profonde tracce dell’immane flagello tellurico del 1908. La cattedrale ed il palazzo vescovile erano sistemate in baracche di legno, i locali del seminario erano stati in gran parte distrutti. Colangelo si adoperò per la ricostruzione della cattedrale, di altre chiese e rifece in gran parte il seminario.
Il 16 dicembre 1935, all’età di 56 anni, fu traslato alla sede di Nardò, della quale prese possesso il giorno dell’ingresso, 26 aprile 1936, pur rimanendo amministratore di Oppido Mamertina, sino alla presa di possesso del successore. Colangelo diede vita al Bollettino ufficiale della diocesi e per la quaresima del 1937 vi pubblicò la prima lettera pastorale: L’ora presente e l’azione cattolica.
Grande impulso diede alla preparazione del primo congresso eucaristico di Parabita, che si doveva svolgere dal 29 giugno al 2 luglio 1937, invitando i vescovi della Puglia ed il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, ad intervenire. Non potè però essere presente allo svolgimento del medesimo, essendo stato inaspettatamente ed immaturamente colpito dalla morte, proprio pochi giorni prima, il 25 giugno 1937, all’età di 58 anni.
I familiari vollero che fosse sepolto nella tomba di famiglia del suo paese di origine, Schiavi d’Abruzzo, dove giace. Nel decennale della sua morte, il 30 giugno 1947, nella parrocchia di San Maurizio, dove fu parroco per circa 20 anni, fu murata una lapide con relativo mezzo busto in marmo e con la seguente epigrafe:
L’Ecc.mo e Rev.mo Nicola Colangelo, Vescovo di Nardò
del nostro popolo di Schiavi d’Abruzzo decoro ed onore
lasciò le impronte delle sue qualità
e con tutte le forze tutto osò
per la salute delle anime
1879 - 1937
Relazione con la chiesa di Noha
L’arciprete a Noha in questo periodo, l'abbiamo già detto, era Don Paolo Tundo. Nato a Noha nel 1888, primo di sette figli da Luigi e Giovanna Colazzo, fu ordinato Sacerdote a 26 anni. Il primo incarico pastorale fu quello di viceparroco ad Alliste, poi cappellano militare durante la prima guerra mondiale in Albania. Nel 1920 era già a Noha, prima come “Sostituto parroco” e cioè vice-parroco, poi nel 1933 come Economo Curato e nel giugno 1934 finalmente come Arciprete di Noha.
Fu molto attivo nel guidare la chiesa nei tempi turbolenti e drammatici della seconda guerra mondiale. Durante il “Ventennio” fu anche Podestà occupandosi, senza risparmiarsi, dei problemi della sua gente.
Diede vita (e non c’erano ancora i computer) ad un giornalino parrocchiale intitolato “Il Buon Pastore” che faceva arrivare in ogni famiglia. Fin dall’inizio del suo ministero diede nuovo impulso alla Confraternita della “Madonna delle Grazie” che durante l'arcipretura di don Vitantonio Greco si stava spegnendo.
La sua opera più importante fu la costruzione di una scuola materna per i bambini di Noha che fece erigere su un terreno di sua proprietà e che affidò alle "Suore discepole di Gesù Eucaristico".
Volle fortemente che la scuola fosse affidata in maniera stabile ad una congregazione di religiose, donando loro anche l’immobile. Bisogna sapere che nel 1941 già esisteva una scuola materna affidata ad una congregazione di Suore Antoniane. La scuola era situata in una abitazione privata di Via Cadorna angolo Cesare Battisti che anch'io frequentai. Ma le Suore, spaventate per un furto subìto di notte mentre erano in casa, decisero di abbandonare Noha, e lo fecero di lì a poco definitivamente.
Nel verbale della Confraternita della Madonna delle Grazie in data 5 Maggio 1941 (è l'anno del furto) c’è questa annotazione: Il 5 Maggio 1941 si sono riuniti i Confratelli. Hanno deliberato L.100 a favore delle Suore costituite a Noha. Sembrerebbe di capire come fosse un rimborso per i danni subìti nel furto. Quelle Suore abbandonarono Noha, ma don Paolo perseverò nel suo impegno a favore di una scuola materna. Ora la scuola di via Carso è molto ben frequentata, non solo perchè sono aumentate le famiglie con gli alloggi della "Zona 167", ma anche perchè vengono anche alcuni bambini dalla vicina Galatina. Le “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” dedicano tutto il loro entusiasmo, impegno e cura per l'assistenza e la cura delle nuove generazioni.
Don Paolo morì, possiamo dire, improvvisamente, il 30 giugno del 1962, nel giorno del suo onomastico, la festa di S. Paolo che in quel tempo era celebrata il 30 giugno, e riposa nel camposanto di Noha nella seconda cappella a sinistra dell’ingresso, fatta erigere dalle sue sorelle.
Altri Sacerdoti di questo periodo
* Don Gerardo Rizzo (1924-2007), nipote di don Paolo.
* Ma vi è anche Don Donato Mellone (1925-2015), anche lui suo nipote, che sarà poi suo successore nell’arcipretura di Noha.
Altri sacerdoti che in questo tempo in qualche modo hanno avuto a che fare con la chiesa di Noha sono:
* Papa Dunatu (Don Donato Frisullo di Aradeo)
* Papa Vitu (Don Vito Zizzari di Seclì e Padre Spirituale della chiesa della Madonna delle Grazie a Noha)
* Papa Liberatu (Don Liberato Demitri di Nardò).
Non ci sono particolari notizie sulla chiesa di Noha che riguardano il Vescovo di Nardò se non le solite cose di abituale amministrazione.
Gennaro Fenizia (1889 - 1952)
Vescovo dal 17 agosto 1938 al 21 luglio 1948
Motto: Posuit fines tuos pacem (Portò la pace )
Dal 1938 al 1948 il Pontefice fu:
Pio XII (1876-1958) Papa dal 1939 al 1958
L’arciprete è sempre don Paolo Tundo (1888-1962).
Gennaro Fenizia nacque a Napoli il 10 luglio 1889, fu ordinato sacerdote il 16 agosto 1914 ed era professore di scienze in un liceo di Napoli, quando il 17 agosto 1938 fu eletto Vescovo di Nardò dal Papa Pio XI. Fu consacrato il 30 ottobre 1938 e fece l’ingresso solenne in Nardò il 4 dicembre.
Nel febbraio 1940 indirizzò al clero ed ai fedeli della diocesi la lettera pastorale dal titolo: L’educazione cristiana.
Per incrementare la vita pastorale, eresse alcune nuove parrocchie.
Il 31 maggio 1942 intraprese la visita pastorale, che terminò nel 1945, la cui descrizione è molto frammentaria e di nessun rilievo.
Il 5 giugno 1945 dichiarò la Vergine del perpetuo soccorso patrona di Porto Cesareo, frazione di Nardò.
Dal 30 maggio al 6 giugno 1948 celebrò in Nardò il I congresso eucaristico diocesano con la partecipazione di alcuni Vescovi della Puglia e del cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. A ricordo, all’ingresso dell’episcopio, il 3 ottobre 1948, accommiatandosi da questa diocesi, fu posta una lapide in marmo avente lo stemma vescovile e la seguente scritta:
A Dio Ottimo Massimo
Dal 30 maggio al 6 giugno del 1948 a Nardò
l’Ecc.mo Vescovo Gennaro Fenizia
reggendo la diocesi neretina
il I congresso Eucaristico con esultanza
di fede e di amore
alla presenza dell’Emin.mo Card. Ascalesi fu celebrato
il clero e il popolo al loro pastore posero con animo grato
Nardò 3 ottobre 1948
L’anno successivo mons. Gennaro Fenizia fu traslato alle diocesi di Cava e Sarno il 21 luglio 1948, restando amministratore apostolico di Nardò sino all’arrivo del nuovo Vescovo. Risiedette sette mesi, da maggio a novembre, a Cava e cinque mesi, da dicembre ad aprile, a Sarno (Salerno). Attese specialmente alla ricostruzione del seminario di Cava, che 33 anni prima era stato abbattuto, perchè pericolante. Dopo alcuni anni di episcopato in quelle diocesi, all’età di 64 anni, morì a Cava dei Tirreni il 20 novembre 1952 e fu sepolto in quella cattedrale. Nel 1939, il Vescovo Alfredo Vozzi fece porre sulla tomba un piccolo monumento e questa epigrafe:
Qui nella pace di Cristo riposa risorgituro
GENNARO FENIZIA
napoletano che
nominato Vescovo di Nardò
il 17 agosto 1938
traslato alle chiese di Cava e Sarno il 21 luglio 1948
per singolare zelo delle anime in ogni campo rifulse
pastore buono e saggio amò i Sacerdoti
particolarmente i più umili
assai benemerito per molte opere
tra cui assolutamente insigne e lodevole
la ricostruzione del seminario diocesano di Cava
già da 35 anni abbandonato
all’età di 64 anni
immaturo non impreparato il 20 novembre 1952
colpito dalla morte
lasciò presso tutti grandissimo rimpianto
Il suo immediato successore
l’Ecc.mo Mons. Alfredo Vozzi questa lapide
tra il plauso generale del Clero e del popolo
il 4 ottobre 1959 pose.
Relazione con la chiesa di Noha
La visita pastorale del 1942 la ricordo anch’io. Ero un bambino di appena sette anni. Mi è rimasta impressa nella memoria l’accoglienza festosa del Vescovo da parte della popolazione. Rimasi incantato nell’osservare quel vecchio (così mi parve) tutto vestito di color rosso-violaceo, accolto sotto un baldacchino all’entrata del paese. Era la prima volta che vedevo un Vescovo e pur essendo ancora piccolo, capivo che si trattava di un personaggio molto importante. Accompagnato così sotto quel pallio retto da sei aste impugnate da altrettanti robusti signori si avviò verso la chiesa parrocchiale come in processione solenne con tutta la popolazione.
Rividi lo stesso vescovo, Mons. Fenizia, qualche anno dopo quando a Parabita frequentavo il seminario dei Missionari della Consolata. Era il 1947, io ero già più grande. Venne a trovarci mentre stavamo in un momento di ricreazione. Facemmo corona attorno a lui: questa volta lui era più dimesso. Lo salutammo e fu tutto più familiare e direi quasi normale.
Il 14 dicembre 1939 don Paolo Tundo festeggiò il suo XXV° anniversario di sacerdozio. Nella chiesa di S. Michele il Vescovo Gennaro Fenizia celebrò il solenne pontificale alla presenza di molti sacerdoti convenuti da più parti. L’antico organo a canne e a mantice con una orchestra d’archi al completo accompagnò i canti eseguiti da una schola cantorum polifonica, composta da numerosi parrocchiani. Al pranzo offerto dal festeggiato partecipò anche il Vescovo Fenizia con numerosi convitati sacerdoti e laici, personalità e amici di don Paolo.
Mons. Gennaro Fenizia venne ancora a Noha il 30 novembre 1946 (evento straordinario in quel tempo) per l’ordinazione sacerdotale di Don Gerardo Rizzo, (Noha 1924-2007). E fu ancora Mons. Fenizia che consacrò sacerdote nella cattedrale di Nardò Don Donato Mellone (Noha 1925-2015), nipote e successore di don Paolo all’arcipretura di Noha.
Francesco Minerva (1904 - 2004)
Vescovo di Nardò dal 16 sett. 1948 al 17 dic.1950
Motto: Nulla sapientia sine fide (Senza fede non c'è saggezza)
Dal 1948 al 1950 il Pontefice era:
Pio XII (1876-1958) Papa dal 1939 al 1958
L’arciprete di Noha
Don Paolo Tundo (1888-1962), parroco dal 1934 al 1962
Francesco Minerva nacque a Canosa di Puglia, diocesi di Andria, il 31 gennaio 1904. Il 16 aprile 1927 fu ordinato sacerdote e in luglio si laureò in teologia.
Divenne poi cancelliere della curia vescovile, padre spirituale del seminario di Andria, insegnante di religione nel ginnasio e nell’avviamento. Nel 1931 conseguì la laurea in giurisprudenza nell’università di Bari ed il 10 aprile 1932 divenne arciprete della cattedrale di Canosa.
Il 16 settembre 1948 fu eletto vescovo di Nardò dal Papa Pio XII e fu consacrato il 31 ottobre 1948 nella cattedrale di Canosa da Ferdinando Bernardi (1874-1961), già Vescovo di Andria e allora Arcivescovo di Taranto, assistito da Fra’ Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria, e da Giuseppe Ruotolo (1884-1978), nativo di Andria e Vescovo di Ugento.
Il 21 novembre 1948 inviò al Clero ed al popolo la prima lettera pastorale; il 4 dicembre ne prese possesso ed il 12 fece il solenne ingresso in diocesi.
Dall’otto al 15 maggio 1949 celebrò il I congresso mariano diocesano a Parabita. Il congresso si concluse con l’incoronazione dell’immagine della Madonna della Coltura, immagine bizantina ivi venerata da molto tempo, dipinta su un monolito.
Rifece la parte del seminario diocesano prospiciente l’episcopio, riportando l’ingresso al lato dove era stato ai tempi di Sanfelice, rendendo più ampia e più regolare la piazzetta antistante.
Nel settembre 1950 fu nominato amministratore apostolico di Lecce ed il 24 dicembre da Pio XII fu traslato in quella diocesi, restando amministratore apostolico di Nardò. Il 18 marzo 1951 si trasferì a Lecce, accommiatandosi da Nardò, dove sulla facciata del seminario fu scoperta una lapide marmorea con l’iscrizione:
Mons. FRANCESCO MINERVA
dal 12 dic. 1948 al 24 dic. 1950
Vescovo di Nardò
questo vetusto seminario rinnovando
rese viva espressione del suo apostolico zelo
Il popolo di Nardò riconoscente
18 Marzo 1951
Per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni il 27 gennaio 1981, rimanendo Arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Lecce, ma ritirandosi nella nativa Canosa, pur continuando per molti anni a trascorrere l'estate nel Salento.
Morì il 23 Agosto 2004, a cento anni e sette mesi circa, compiuti il 31 Gennaio 2004.
Relazione con la chiesa di Noha
Nel congresso mariano di Parabita del Maggio 1949 la chiesa di Noha partecipò con un folto gruppo di pellegrini con il suo parroco don Paolo Tundo. Quella volta a Parabita c’ero anch’io perché frequentavo il seminario missionario dei Padri della Consolata, proprio lì, accanto al Santuario della Coltura, e fu tutto una festa.
Il congresso mariano, il primo congresso diocesano, voluto dal Vescovo Francesco Minerva, si concluse con l’incoronazione della Madonna della Coltura, con la partecipazione del Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli. L’evento straordinario e tutte le celebrazioni in programma furono preparate dai Missionari della Consolata che in quel tempo gestivano il Santuario della Madonna, ed io ebbi l'onore di partecipare a tutte le celebrazioni come seminarista e facendo parte del "piccolo clero" che il Vescovo Minerva tanto preferiva.
P. Francesco D’Acquarica
Il tema inerente la salvaguardia ambientale e la tutela della salute pubblica rispetto ai rischi ed ai pericoli derivanti dall’amianto è sempre d’attualità e di primaria importanza.
Decontaminare, smaltire e bonificare le aree ed i fabbricati interessati da materiali contenti amianto diventa pertanto fondamentale ed in quest’ottica si colloca l’Avviso regionale per la presentazione di domanda di contributo finanziario a sostegno dei comuni per le spese relative ad interventi che vanno in questa direzione.
Peccato però che ancora una volta Galatina risulti assente ingiustificata dalla graduatoria contenuta nella determina dirigenziale n. 137 del 31 maggio 2018, non avendo fatto pervenire in Regione nessuna domanda di partecipazione. Un fatto grave e non isolato purtroppo, che testimonia l’indifferenza e la superficialità di una maggioranza troppo impegnata in questioni extra politiche che sottraggono tempo e risorse necessarie per mettere a disposizione della città finanziamenti e contributi vitali per la sua riqualificazione, soprattutto in considerazione del fatto che siamo una situazione di predissesto.
Il Sindaco e l’Assessore all’ambiente Cristina Dettù dovranno spiegarci pubblicamente ed in consiglio comunale, in cui presenteremo un’interrogazione a riguardo, perché Galatina si è lasciata sfuggire questo ed altri finanziamenti, lasciando il nostro territorio nel degrado e nel rischio di contaminazione da amianto.
Purtroppo constatiamo con amarezza che in piena continuità con l’ex Assessore all’ambiente Roberta Forte che si ergeva a paladina dell’ambiente soltanto a parole, salvo bloccare inspiegabilmente per anni la realizzazione dell’ecocentro, si colloca l’Assessore Dettù che dopo qualche dichiarazione di rito inerente la salvaguardia del territorio sta palesando la sua totale inadeguatezza nel far fronte ai problemi quotidiani, che sono sotto gli occhi di tutti, che interessano sia il centro che le periferie della nostra città.
Dalla lettura delle graduatorie di questi importanti finanziamenti si evincono con chiarezza l’impegno e le capacità politiche di comuni più piccoli di Galatina, che però hanno le idee chiare e le competenze giuste per dare una prospettiva di sviluppo alle proprie realtà.
Nella nostra città invece, Sindaco, Assessori e consiglieri comunali piuttosto che rimboccarsi le maniche per intercettare risorse necessarie al rilancio ambientale, economico, commerciale, turistico, pensano quasi esclusivamente ad essere presenti sui social network per dire che si sta andando oltre mentre invece si sta solo andato verso il baratro.
Giuseppe Spoti
Consigliere comunale - PSI Galatina