“Ciao, Antonio. Da poco la mamma riposa in pace!”. Penso di essere stato uno dei primi oggi pomeriggio a ricevere il messaggio di Angelo Nocco, mio amico d’infanzia, che mi comunicava che la Vita sua, cioè Vituccia, si era liberata dal peso del corpo. Ho dovuto attendere un po’ prima di chiamarlo, il tempo che il mio amico non mi sentisse piangere al telefono nel ricordo di una donna e di una madre nel cui nome era tracciato da sempre il suo essere.
Eravamo un nugolo di mocciosi a frequentare con zelo casa sua, anche perché forse l’unica - fra le nostre invece in stile come dire tendenzialmente più attico - così ben fornita di giocattoli messi generosamente a nostra disposizione. Ma non era solo questo: Vituccia non ci faceva mai mancare la merenda pomeridiana, vale a dire pasticciotti e crostate, tutto rigorosamente fatto da lei.
Le case dei tuoi amici diventano anche un po’ tue, così come il resto delle loro cose, e dunque pure i fratelli e le madri e i padri. E così fu anche per Vituccia (Vita Tundo, moglie della buonanima di Pantaleo, cioè Uccio Nocco), che ci ha accompagnato in tutti questi anni con la sua forza, e con la gioia della lotta (grazie al suo insegnamento capimmo che non si tratta di un ossimoro).
Sì, perché a un certo punto la vista di Vituccia iniziò progressivamente ad affievolirsi, fino a scomparire del tutto: “Sai che cosa mi dispiace? – mi diceva – che so che non potrò più vedere i miei figli, e anche le miei nipoti”. Ma non si autocommiserava mai, ed aggiungeva subito dopo con la sua fede incrollabile: “Mah, poi cu fazza Diu: è lui che vede e provvede”.
E così è arrivata a ottantasei anni. Stanca ma vitale. Curva, ma pronta ad accudire i suoi figli, e i figli dei suoi figli.
Fino all’ultimo ha allargato le sue piccole ali preganti per proteggere anche a distanza la sua famiglia, e tutti noi altri con lei.
Trasfusione perenne di Vita.
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Approfitto del blog Noha.it per abbracciare affettuosamente Angelo e Pierluigi, le loro rispettive consorti Margherita e Lucia, gli angioletti di nonna, cioè Chiara, Anna, Eleonora e Matilde, e tutti gli altri famigliari e amici.
Antonio Mellone
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