L’antica Masseria Colabaldi, che si staglia dall’acropoli di Noha da oltre cinque secoli, anche quest’anno accoglierà nelle sue braccia materne il più bel presepe vivente del Salento. Qui l’habitat è natura e storia, e il teatro apparecchiato è tra i più attigui all’Umanità; qui gli attori son più persone che personaggi.
Nel presepe di Noha non c’è sforzo di arte drammatica, non affaticamento da troppa recitazione: il pastore ha davvero il suo gregge di pecore e di capre portate al pascolo ogni giorno; il contadino vanga e rivanga le zolle ed attende il frutto dalla terra anche al di là del presepe vivente; il fornaio è fornaio vero che produce il nostro pane quotidiano; il ciabattino è chi da una vita risuola le scarpe nohane; il maniscalco è l’uomo che sussurra ai cavalli, anche altrove e non solo a Natale; e così la sarta, la ricamatrice, lo scultore, il cavallaro, l’allevatore, il fabbro…
Anche gli angeli, forse, lo sono oltre la masseria ed oltre le feste.
Nella grotta, poi, troveremo, pronti ad accoglierci, un padre ed una madre, e infine il Bambino. Il quale dovrebbe essere in mezzo a noi, in ogni nostro prossimo, anzi in ognuno di noi, pronto a dare ancora la precedenza ai calpestati, alzandoli al rango di prescelti; a proclamare i vinti, retrocedendo gli altri; a rifuggire il potere, lasciando ai sommi sacerdoti ed ai Cesari la loro misera autorità numismatica; a dare il regno ai vinti e ai senza niente, rimandando i ricchi a mani vuote; a lavare ed abbracciare i piedi degli uomini, piedi che portano peso e fatica, e non corone o mitrie.
Il presepe di Noha è aperto a tutti senza distinzione, senza confini, senza muri. Qui non ci vien chiesto di essere credenti, ma credibili.
Al presepe laico della masseria Colabaldi di Noha anche chi non è uomo di fede potrà ricevere coraggio da quella altrui.
Antonio Mellone
[Brano pubblicato – con modifiche - sul secondo numero di dicembre di quiSalento]