Notare le differenza tra la prima e la seconda foto.
A Noha, fino poche decine di anni addietro, i funerali si svolgevano dalla Chiesa di San Michele al Camposanto, a piedi e con la bara in spalla. Poi con il passare del tempo e chissà per quali incomprensibili tagli, cominciarono a limitarsi dalla solita piazza fino alla grotta della Madonna di Lourdes. A quel punto, l’Arciprete benediceva il defunto con l’ultima aspersione di acqua santa e se ne tornava indietro con al seguito chierici, consorelle associate ed eventuali bandisti. La banda, ovviamente solo nel caso dei funerali, è da sempre appannaggio solo dei morti, diciamo così, di un certo pregio. Alla faccia dell’uguaglianza predicata prima da Cristo e poi dalla nostra benedetta Costituzione. Quelli del seguito che volevano partecipare fino in fondo alle condoglianze, naturalmente erano liberi di proseguire fino al Camposanto per la sepoltura, altrimenti il morto se ne andava (si fa per dire) per conto proprio, o nella migliore delle ipotesi, accompagnato da pochi intimi. I vigili urbani comunque controllavano che tutto avvenisse senza intoppi.
Poi con il passare degli anni, come se la strada si fosse allungata e le persone diventate più stanche, una volta fuori dalla chiesa, la maggior parte dei morti montano (sempre si fa per dire) in macchina e via, e dei vigili nemmeno più l’ombra.
Che strana sommatoria di contraddizioni: passa il tempo e nonostante il progresso tecnologico e relative comodità, la gente si stanca più facilmente; il cimitero si avvicina sempre di più all’abitato e i morti si debbono pure arrangiare. Eppure con un minimo di sobrietà, semmai ce ne fosse rimasta ancora, potremmo dire che la strada è sempre la stessa, 800 metri circa erano nel 1950 (anno di inaugurazione del cimitero) ed 800 metri sono tutt’oggi. Qualcosa però è cambiato davvero. In peggio ovviamente. Se osserviamo le foto allegate, possiamo notare che nel giro di una trentina di anni, il cartello che indica l’inizio dell’abitato si è avvicinato al cimitero di almeno trecento metri e non segnala più alcun limite di velocità, né che sia d’obbligo evitare di strombazzare. Parrebbe così di entrare in un paese da sogno, senza pericoli né inquinamento acustico. Ma lo scempio che trapela da quei quattro eucalipti, partigiani di una guerra persa per sempre, e l’immondizia disseminata tra le erbacce dei bordi, parlano da soli. Questa strada è proprio l’anticamera del cimitero, ovviamente per chi ci si avventura a piedi.
A prescindere dal fatto che tutti siamo presi da mille faccende ed il tempo sembra essersi ristretto come certi indumenti per i quali s’è sbagliato il lavaggio, e al contrario della tesi ottimistica del nuovo governo di tecnici che ha legiferato l’allungamento scaglionato della vita, la cosa più sconcertante è l’eterna distrazione di chi dovrebbe curarsi dei vivi, tanto i morti, a quanto pare, s’arrangiano da soli, chiedendoci sempre meno. Insomma la benzina è alle stelle e dovrebbero esserci meno auto in giro, invece se tentiamo di andare al camposanto a piedi rischiamo anche di vederle da vicino (le stelle), magari stirati da qualche pirata della strada. Tant’è che perfino la segnaletica non pone più limiti. La realtà ne è testimone. Veniamo alla domanda che ci poniamo e poniamo anche ai nostri amministratori: “In quale contenitore culturale, che sia di Noha o di Galatina, dovremmo andare a cercare una misera pista ciclopedonale da e per il Camposanto di Noha?” A quale santo dobbiamo votarci (o quali politici votare) per avere questo piccolo miracolo nohano?