Se qualcuno non se ne fosse accorto che da un anno in qua stiamo sprecando il nostro fiato (virtuale) per parlare della vecchia scuola elementare di Noha ancora chiusa per paradosso, non per ferie, o non siamo in grado di farci intendere (e volere) oppure siamo circondati da concittadini (e da politici) con una prontezza di riflessi che il bradipo, al confronto, è una scheggia.
C’è da deprimersi davvero al pensiero che esistono dei nohani che si scandalizzano per delle cose che non vanno, solo quando in televisione appare quel pagliaccio felpato di rosso denominato Gabibbo (veramente sono andati in visibilio per anni per un altro pagliaccio che faceva finta di governarli), mentre invece ad un fischio dalla loro abitazione, con lo sperpero di centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico, s’è finanziata la ristrutturazione di una novella cappella nel deserto.
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Da oltre un anno stiamo assistendo attoniti a questo film horror girato a Noha. Il film è quello di un bene pubblico, come un centro sociale di rara bellezza, che non può entrare in funzione in quanto manca il collegamento alla rete elettrica: un’inezia, un particolare, una quisquilia come le altre.
Qualche giorno fa, a proposito di questa ennesima cosuccia che non va, è apparso su questo sito un commento cornuto (nel senso che è stato vergato da tale Sandro Corna) in cui giustamente si evidenziava il fatto che alla vecchia scuola elementare di Noha non manca la luce (ce n’è a volontà ed entra a fiotti copiosi, anche quando non servirebbe, dai vetri delle finestre costruite apposta senza ante, o scuri o lustri), bensì l’energia elettrica.
Sì, in effetti l’impianto c’è ed anche le prese (soprattutto quelle per i fondelli), ma manca l’allaccio al sistema elettrico nazionale.
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E qui non si può non osservare che tra i due ingegneri ciceroni, il Memmi ed il Cocciolo, seppur in maniera edulcorata, ma non tanto da non potersi percepire, si evidenziava una divergenza di vedute mica da poco. Mentre il progettista dei lavori continuava imperterrito, come una macchinetta, ad osannare lavoro, uomini, tecniche e materiali utilizzati alla bisogna, l’assessore Coccioli sembrava voler smadonnare dicendo papale papale: “Ma perché cavolo non ci avete pensato prima a chiedere che cosa servisse all’ente elettrico per l’allaccio di questa benedetta (o maledetta) scuola? Se vi foste svegliati prima, non mi sarei trovato io con questa patata bollente da pelare (ché non so manco da dove cominciare!)”.
Ebbene sì, avrebbe potuto parlar chiaro, l’assessore, ed avrebbe anche acquisito punteggio ai nostri occhi (per quel che vale), ma, ahinoi, ancora una volta abbiamo dovuto ascoltare il solito: “Mo’ vediamo; nel frattempo cercheremo; proveremo un allaccio provvisorio di 10 kwh (?), anche se purtroppo non funzionerà né l’impianto di riscaldamento [ma tanto a Noha abbiamo un sacco di buoi e asinelli, n.d.r.], né quello di raffreddamento [siamo abituati a passare il nostro tempo facendoci vento con il ventaglio, n.d.r.], né i pannelli fotovoltaici ubicati sulla terrazza [che vuoi che sia, ce ne stanno a bizzeffe in mezzo alla campagna per produrre energia per le compagnie private di mezza Europa, n.d.r.]”.
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Ricapitolando, qui siamo di fronte al più classico degli scaricabarili tra progettista, pubblica amministrazione (nel senso di politici e funzionari dell’ufficio tecnico comunale), l’Eni, la società di cui il comune di Galatina ci pare aver capito sia cliente, e la di fatto monopolista Enel, alla quale non gliene frega nulla né di Noha, nè dell’assessore, nè dei tecnici comunali, e tanto meno dell’Eni di cui è fornitrice-concorrente.
Avete presente, a mo’ d’esempio, i rapporti tra Fastweb o Tiscali o altri sub-fornitori di servizi e Telecom Italia? Non v’è mai capitato un guasto, anche banale, per cui abbiate dovuto fare i salti mortali pur di venirne a capo, in quanto Fastweb (o Tiscali, ecc.) rimanda tutto a Telecom, e Telecom di cui non siete clienti vi fa attendere il tempo del poi che è parente del mai? Bé, qui a Noha sta accadendo qualcosa di simile. L’Enel ha specificato in maniera chiara e tonda (ma non ufficiale) che senza una cabina costruita con tutti i carismi e, appositamente, all’interno della scuola, non procederà mai e poi mai all’allaccio energetico. Alcuni tecnici consultati ci hanno rassicurato che avrebbe potuto benissimo farlo pur senza cabina, ma non essendoci l’immediato interesse (dell’Enel, mica dei cittadini) non è tenuta ad allacciare alcunché. E sì, l’Enel non è mica un ente pubblico. L’Enel è una società privata, ed in quanto tale non guarda in faccia a nessuno. L’Enel deve vendere energia, fare business, fatturato e soprattutto profitti, soldi, e tanti. Cosa volete che importi all’Enel del comune, dei centri sociali, dei minorenni o dei maggiorenni, delle opere pubbliche, dell’assessore, e del sindaco (Daniela inclusa)?
Ma, signori, questo è il privato. E pensare che intere generazioni di allocchi continuano a credere, ancora oggi, che il privato (anche in settori strategici come energia e acqua) sia più efficiente del pubblico.
Il privato, da quando mondo è mondo, si muove solo per interesse, che mai, manco per sbaglio, coincide con quello del cliente. E men che meno con quello della collettività.
[Continua nella parte quinta di quattro. Cioè 5/4, nota in matematica come una “frazione impropria”. Proprio come Noha]
Antonio Mellone