"Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve" di Jonas Jonasson
Compiere cento anni e fuggire dalla casa di riposo in cui si è ospitati.
È il sogno nel cassetto di ogni spirito romantico e allo stesso tempo avventuriero, di tutti coloro che amano viaggiare con la fantasia tra inesplorate pagine di libri e risalire fiumi di parole che sfociano dalla bocca di affabulatori e cantastorie, di coloro i quali amano trovare pace e refrigerio tra racconti e fiabe e storie d’ogni sorta e redimersi da un mondo in cui vige imperituro il bisogno di stare con i piedi per terra, di controllarsi, di non lasciarsi trasportare dagli istinti, rinnegando la natura animale che ci rende simili alle altre creature.
Per Allan il sogno diventa storia, prende forma e si concretizza nel racconto di una nuova avventura, vissuta non importa se realmente o con l’ausilio della fantasia, compagna di viaggio bistrattata e di cui il più delle volte ci priviamo senza troppa apparente fatica, magari rimpiazzandola con un bel pacchetto vacanze preconfezionato.
“Evadere” è la parola d’ordine, la fiamma che innesca la miccia e il flusso di ricordi del vecchio Allan: una storia esilarante, a tratti surreale, ricca di sorprese, che sembra voler scoppiare da un momento all’altro, pagina dopo pagina per 450 di un’epopea in cui il tempo passa senza accorgersene e per una volta si ha come la sensazione di non esserne schiavi. Evadere dalla casa di riposo in cui è rinchiuso, fuggire alla monotonia delle giornate nosocomiali e soprattutto evitare la festa pomposa in suo onore con tutte le autorità che da lì a qualche minuto si terrà in suo onore. Prima che la brusca e poco gentile infermiera e direttrice dell’Istituto possa bussare alla porta della sua stanza, Allan deve quindi decidere se scavalcare o meno quella finestra che lo separa dal mondo e da una nuova spassosa avventura, forse l’ultima della sua lunga vita. Ed eccolo quindi che si dirige in pantofole verso la stazione degli autobus, da dove prenderanno via una catena di equivoci che infilati uno appresso all’altro daranno vita a un viaggio on the road, ricco di incontri improbabili, episodi surreali e donne fatali.
Evadere dalla realtà, avere il coraggio di immaginare e la leggerezza di chi si lascia trasportare, di chi a volte i piedi li stacca da terra per volare alto e osservare in maniera critica il mondo che lo circonda. Evadere dalla storia, da quel noioso e ciclico ritorno degli accadimenti e immaginarsi parte della storia, un pezzo del tutto che avrebbe potuto stravolgerne il corso per modellarlo e piegarlo alle sue fantasie. È questo l’insegnamento di Allan, che vive la storia da protagonista e racconta senza stancarsi, ricorda per continuare a vivere e stravolge il ricordo per farci ridere: ci restituisce così un resoconto storico del ‘900, che lo vede accanto a uomini quali Franco, Mao, Stalin e Churchill, che con le loro decisioni hanno condizionato il nostro futuro.
“Ma… è vero, nonno?” chiedevamo stupiti noi nipoti.
“Quelli che dicono soltanto la verità non sono degni di essere ascoltati,” rispondeva il nonno.
Michele Stursi
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