Vorrei continuare a percorrere con voi i luoghi della cultura, ripartendo ancora una volta dalla periferia per dirigermi nel cuore della città di Galatina. Comincio a camminare quindi, a testa bassa come fan quelli che non hanno meta e cercano di dirigersi verso il luogo giusto, ovvero quello che sicuramente la sorte ha loro in serbo. Mi viene in mente un racconto di Gianluca Virgilio, una di quelle sue incantevoli passeggiate che la penna fortunatamente è riuscita a riprodurre sulla carta per la gioia di noi lettori, e sorrido ricordando la sua meraviglia quando, attraversando la piazza di Noha e chiedendo informazioni per raggiungere la Biblioteca Giona, non solo gli astanti erano a conoscenza della biblioteca, ma addirittura sapevano indicargli la direzione da prendere.
Camminando e riflettendo, eccomi quindi giunto dinanzi al complesso scolastico di Noha, dalle pareti ormai consumate dal calore dei raggi del sole e dalle finestre disseminate di cartoncini colorati. Una scatola di cemento sbiadito che a malapena riesce a contenere il fermento culturale che sprizza da ogni dove, una vecchia spugna rovinata turgida di “desiderio di crescere, fare, essere”. Tanti ricordi si affacciano nella mia mente, ricordi di un’infanzia oramai alle spalle, che non ritornerà più, ma che vive ancora dentro di me grazie a delle immagini che conservo intatte.
Salgo per le scale, appoggiandomi al passamano unto e gelido, porto lo sguardo in alto cercando di intravedere la fine, e intanto chiudo gli occhi e respiro: l’odore, come al solito, mi aiuta a rinfrescare i ricordi. Un odore aspro e pungente, proveniente forse dalla palestra, mi insegue e affretta il mio passo: salgo, veloce, due scalini alla volta, cercando di continuare a centellinare il gusto per la sorpresa.
L’avventura della biblioteca “Giona” ha avuto inizio quando io ancora frequentavo la scuola elementare: era nata in un angolo del secondo piano dell’edificio, alcuni scaffali colorati disposti a staffa di cavallo raccoglievano i primi volumi suddivisi in categorie di accesso. Ricordo che la sezione over 14, di cui io ignoravo il significato, era relegata in cima e c’era stata più volte negata dalla signora Paola, maestra bibliotecaria, con asserzioni tipo “siete troppo piccoli ancora”, “non potete leggere quei libri”, “guarda questi colorati, quelli non hanno alcuna immagine”. Ecco, giustificazioni siffatte erano, secondo me, motivo per incuriosire i lettori più piccini piuttosto che intimidirli. Il gusto di trasgredire, anche a costo poi di rimanere effettivamente delusi, valeva quanto leggere o sfogliare dieci di quei libricini cartonati, tutti colorati e animati, che piacevano tanto alle bambine e alle maestre. Noi, piccoli mocciosi, ci sentivamo già da letture da grandi, da intense storie con finale a sorpresa. Sta di fatto che, una bella sgridata e una barcata di libri cartonati da leggere durante l’estate come compito di punizione, mi fecero presto passare la voglia di indagare sezioni della biblioteca proibite.
Poi iniziai a crescere, purtroppo, e insieme a me anche la biblioteca “Giona” diveniva sempre più grande e robusta, si rimpinzava sempre di nuovi volumi, offerti o acquistati, con nuove sezioni e nuovi spazi dedicati alla lettura. Essere biblioteca in un piccolo paesino come Noha, non era facile: era come essere la principessa sul pisello senza i sette materassi … capite bene che non è la stessa cosa, non si è credibili allo stesso modo! Quindi oltre al pisello, servivano i materassi e presto, grazie all’impegno delle maestre, dei genitori degli alunni e degli alunni stessi, la Biblioteca mise in piedi un progetto che aveva come obiettivo l’affermazione di “Giona” all’interno di Noha, come realtà indispensabile e da sostenere per il bene di tutta la comunità. Ed ecco quindi che “Giona” esce dalle sue quattro mura e i suoi libri iniziano a vagabondare per le vie del paese, attraverso le voci dei suoi lettori la biblioteca comincia a parlare a tutti, a entrare nelle case di tutti senza bisogno di bussare.
“Giona” diviene quindi un simbolo, quello della crescita culturale di un paese di contadini e pastori che vogliono mettersi al passo, sollevare la testa da terra, guardare avanti e incominciare ad affermarsi anche fuori dalle propria mura come una realtà in forte sviluppo. I libri diventano per Noha il pretesto giusto per svoltare, per dare un futuro diverso ai propri figli.
Arrivo, quindi, con l’affanno al secondo piano della scuola di Noha. Mi accorgo subito che ora la biblioteca “Giona” non è più relegata in un angolo buio, ma ha allargato i suoi confini per poter contenere tutti i libri e offrire nuovi servizi ai suoi lettori. Quella che una volta era la sala degli insegnanti è divenuta ora la stanza riservata ai lettori più piccoli, e conserva ancora gli scaffali colorati per sezioni, mentre dall’anno scorso per i lettori adulti è stata allestita una nuova confortevole sezione, dotata persino di un comodissimo divano su cui adagiare le proprie letture.
Insomma, mi rendo conto che, come i suoi lettori, la biblioteca “Giona” continua a crescere, senza mai venire meno, però, a quel tocco di fanciullezza e spensieratezza che l’ha vista nascere e affermarsi nel territorio.
continua…
Michele Stursi