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Si è svolto il 17 febbraio 2025, in un’aula alquanto ristretta per poter contenere tutti coloro che hanno sensibilità e voglia di fare, oltre agli illustri ospiti, il convegno con la descrizione da parte delle associazioni del motivo per cui è stato organizzato.
La situazione ambientale che grava su Galatina e dintorni, e la richiesta di un impianto per il trattamento anaerobico dei rifiuti da organico, ma anche speciali, si legge nel progetto di Forenergy, è solo la punta di un iceberg gigantesco.
La questione, infatti, parlando di soli rifiuti da Forsu, verte anche sulla enorme quantità di tonnellate che, insieme agli altri due progetti presentati a pochi chilometri da Galatina, e cioè Humus a Cutrofiano e Baco Agricola srl a Lequile, sommato a quello di Calimera, con le 223.000 t/a in totale raddoppiano abbondantemente le 100.000 t/a che tutti i 96 comuni della provincia leccese producono.
Viene spontaneo chiedersi da dove arrivino tutti gli altri rifiuti, quelli in esubero al fabbisogno e quanto inquinamento produrranno sia in termini di “prodotto” il cosiddetto digestato che, dichiarano il dott. Sergio Mangia e il dott. Massimo Blonda, potrebbe mettere a rischio la salute della popolazione e delle nostre campagne, sia in termini di inquinamento dovuto al trasporto su camion, e non da meno, di inquinamento prodotto con il metano ricavato, il vero business dell’impianto, che, sempre secondo il dottor Blonda, tutto è, meno che energia pulita.
E mentre Asl con l’aggiornamento dell’Atlante dei Tumori 2024 che vanno dal 2015 al 2020, conta i morti prematuri per cancro, i nostri amministratori guardano con indifferenza lo sconvolgimento territoriale prodotto da imprenditori senza scrupoli mediante l’invasione di chilometrici cavidotti che Terna sta sotterrando dappertutto per collegare migliaia di ettari di impianti fotovoltaici ed eolici, oltre ai milioni di tonnellate di rifiuti da “trattare”, anzi nelle rare volte che li troviamo affacciarsi pubblicamente su questo tema, appaiono sorpresi, o fingono di esserlo.
Erano presenti all’incontro le istituzioni: il Vicepresidente della Provincia Fabio Tarantino, la sindaca di Corigliano Dina Manti; il Sindaco di Galatina dott. Fabio Vergine con l’assessore Spoti e qualche consigliere di minoranza dell’A. C. di Galatina presenti tra il pubblico.
Una volta presentato il quadro allarmante del territorio e in particolare la zona di Galatina Soleto e Galatone, dove insistono molte aziende insalubri anche di prima classe, che trattano, solo su Galatina/Soleto un terzo dei tre milioni di tonnellate conteggiate dalle associazioni grazie ai dati disponibili in rete e resi quindi pubblici, si è passati così alla questione: Anaerobico o aerobico, quale soluzione presenta un impatto ambientale e sanitario di minore gravità.
A tal proposito, la ricercatrice del CNR Cristina Mangia, ha ricordato l’esistenza di tre macro aree rosse nel Salento, confermando la presenza su Galatina e dintorni di una delle tre, che nulla a che fare con le altre due di Taranto e Brindisi, ma che è dovuta esclusivamente alla presenza di molte aziende insalubri, compreso il cementificio, fonderie, zincherie ecc. le stesse che secondo il Protos 2020, contribuiscono al cluster di 16 comuni con la più alta concentrazione di malattie tumorali.
Prima di passare alle domande dal pubblico, ha preso la parola la sindaca di Corigliano, che ha dichiarato la sua ulteriore preoccupazione riguardo alla riapertura della discarica di Corigliano, con cui la Regione intende risolvere lo smaltimento dei rifiuti che molti comuni della Puglia non differenziano, notizia di questi giorni di alcune testate giornalistiche che riportano la delibera regionale sull’aggiornamento del piano dei rifiuti. Una ennesima bomba ecologica che andrà a colpire il Salento. Come ben sappiamo tutti, la discarica insiste sopra l’unica falda ancora salva da inquinanti e che acquedotto distribuisce ai nostri rubinetti.
Nel dibattito che è seguito fra gli specialisti e il pubblico sono molte le domande poste fra cui alcune molto importanti che costringono il Vicepresidente della provincia a prendere tempo, per esempio sulla situazione della CDS riguardante Forenergy, alla luce del periodo di affidamento delle zone da occupare da parte di ASI, scaduto e non ancora rinnovato. Come è possibile che proceda la CDS per un impianto che non ha ancora deliberato il terreno sui cui dovrà essere costruito?
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Nel frattempo, sull’albo pretorio tutto continua come se non ci fosse alcun ostacolo. In base a quale interesse che non sia di utilità pubblica, nasce la necessità di disattendere l’impegno di continuare a conferire i nostri rifiuti da organico negli impianti di Erchie e Laterza che sono già un costo a carico del pubblico, tant’è, che così dichiara il responsabile di Ager, Direttore avv. Gianfranco Grandaliano, quale soggetto attuatore del Piano regionale die rifiuti, in una nota “Protocollo 000008893 del 15-10-2020”, ha dichiarato quindi di aver disposto di impianti di trattamento della FORSU d’intesa con le amministrazioni comunali, localizzati nei territori del Comune di Bari, di Brindisi e di Foggia cui sarà destinata la FORSU prodotta dai Comuni pugliesi.
Così la domanda viene posta al vicepresidente per l’impianto che si vorrebbe costruire a Soleto è la seguente: se il proponente non ha la preassegnazione dei suoli, l’istanza non andrebbe rigettata per mancanza dell’assegnazione dei suoli stessi? Anche per questo il Vicepresidente prende tempo e rimanda la risposta per i giorni seguenti.
Manca fra le altre informazioni importanti che vengono richieste dal pubblico, l’impatto cumulativo degli inquinanti prodotti dagli impianti esistenti e quelli che si apprestano ad autorizzare. Viene a mancare così la capacità di gestire la tipologia di trattamento per ogni tipo di rifiuto. Manca insomma l’ABC del principio di precauzione, a cui ha fato riferimento in un intervento da remoto, il prof. Leonardo Salvemini (Consigliere giuridico commissione bicamerale che si è occupato dell’inchiesta ciclo rifiuti per 5 anni; consigliere giuridico Mase per 8 anni; docente statale Milano diritto ambiente) invitato dalle associazioni organizzatrici.
Infine, a proposito di tipologia di impianto, se di tipo aerobico o anaerobico, si è venuto a creare un divario netto tra la voce istituzionale e le associazioni appoggiate dagli specialisti.
Il vicepresidente ha dichiarato che è necessario coprire il fabbisogno dei comuni del leccese con degli impianti di tipo anaerobico come Forenergy magari con un quantitativo minore di ventimila tonnellate, mentre il dott. Massimo Blonda, esperto proprio in questa materia, è stato molto determinato nella sua esposizione, che è risultata contraria al trattamento anaerobico, dove il vero affare è il metano ricavato, oltretutto con incentivi governativi, e con il rischio di ritrovarci i campi ricoperti da un materiale contenente inquinanti, certamente inadeguati alla coltivazione di prodotti agricoli, economia indispensabile e di radicata tradizione nella nostra terra.
Sostengono le associazioni, che oggi siamo in un territorio privo di una pianificazione corretta nel campo dei rifiuti, come in quello dell’energia. L’attuale Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali, è un ammasso di dati, ci lascia vulnerabili a nuovi insediamenti speculativi, dannosi e scriteriati, con rifiuti speciali provenienti da tutto il mondo.
In questo quadro, le vere controparti non sono tanto le singole aziende, quanto le parti politiche, che mostrano incertezze di indirizzo, soprattutto verso la tutela ambientale. La Regione ormai è senza opposizione e intende chiaramente lasciare campo libero al privato. Mentre né la Provincia e tantomeno i singoli comuni, come appunto quello di Galatina, fanno accenno di pianificazione, nonostante l’obbligo di legge di “definire le macroaree in cui localizzare nuovi impianti”; autorizzazioni rilasciate, almeno finora, per trattamenti misti di rifiuti urbani e speciali, con conseguente stravolgimento dei rispettivi cicli e perdita di tracciabilità; violazioni palesi dei principi comunitari e nazionali di autosufficienza e prossimità.
(fonte: Il Sedile)