Quanti di voi conoscono come realmente andò a finire la favola di Cappuccetto Rosso? Come ci racconta Perrault o i fratelli Grimm, il tempestivo arrivo del cacciatore riuscì a salvare la nonna e la bambina da sicura digestione, essendo già state ingerite dal famelico lupo.
Ma la vera storia non si concluse così. La bambina dal cappuccio rosso pare che avesse una profonda sensibilità verso gli animali e, alla vista del lupo con la pancia squarciata dall’alto in basso, iniziò a piangere perché non voleva che morisse. D’altronde a causa delle favole, da allora la sopravvivenza dei lupi in Europa è stata sempre fortemente a rischio.
Piangi e grida, grida e piangi, con il cacciatore che guardando nonna e nipote iniziava a chiedersi se il lupo avesse avuto ragione a mangiarsele, la bambina si zittì quando la nonna corse dentro quella che rimaneva della casa e, preso il cestino del ricamo, si mise di buona lena a ricucire la pancia del lupo, salvandolo da morte certa.
Ora bisognava decidere il da farsi.
La nonna non voleva ritornare nella propria casa che era stata messa completamente a soqquadro e non voleva che la bambina ritornasse da quella sciagurata di sua madre che l’aveva lasciata andare da sola; anche se aveva notato una sorta di “predisposizione” della bambina a mettersi nei guai.
La bambina non voleva lasciare da solo il lupo ferito nella foresta per paura che potesse morire a causa della ferita o per l’attacco di altri animali, ed era preoccupata per la nonna che vedeva molto scossa e poco lucida; infatti si era messa a correre dietro il cacciatore supplicandolo di farle sistemare i risvolti dei pantaloni (!).
Il lupo era ancora completamente rintronato e quindi per lui qualunque decisione sarebbe andata bene, purché non lo lasciassero con il cacciatore.
Il cacciatore intento a seminare la nonna con ago e filo, non vedeva l’ora di rimettere mano alla pelliccia del lupo non appena le due invasate se ne fossero andate.
Fatto sta che nonna e nipote strinsero un accordo. Avrebbero lasciato la casa della nonna, avvertito la madre della nuova destinazione e si sarebbero portate dietro il lupo ferito. Il lupo continuando a non capire nulla, alla domanda della bambina - “Sei d’accordo?” - soppesò per qualche secondo se scommettere sul “Si” o sul “No”, finché rispondendo “Sì, sono d’accordo” si accorse di aver fatto la scelta giusta dal moto di stizza che involontariamente ebbe il cacciatore.
Nonna, bambina e lupo si misero in cammino, sperando di incontrare una casa prima di notte ove chiedere ospitalità. Cammina, cammina arrivarono all’antico Casale di Noha (dite la verità, questo non lo sapevate!). Giunte dinanzi al grande portone del Castello, la nonna bussò vigorosamente finché una guardia non venne ad aprire. Vedendo una donna anziana e una bambina, la guardia le fece subito entrare, ma non ci fu verso di far accomodare anche il lupo ancorché chiaramente innocuo viste le sue condizioni. Furono così portate al cospetto del signore del luogo, che le fece dapprima mangiare e poi domandò quale fosse la loro storia.
Dovevate essere lì in un angolo della sala a vedere la diverse espressioni del nobile man mano che il racconto della donna e della bambina procedeva sino a giungere alla richiesta finale di asilo. Il nobile era chiaramente preoccupato. Ripercorse con la mente brevemente quanto aveva ascoltato, sempre più convinto di trovarsi di fronte a due squilibrate. Ma d’altronde non si era mai visto che un nobile lasciasse in balia della notte e soprattutto senza un tetto un’anziana ed una bambina.
Acconsentì così a trovar loro una sistemazione sebbene non fosse propriamente comoda; ma di alloggiare quelle due nel Castello, in compagnia di un lupo ricamato sulla pancia, non ne voleva proprio sapere. Nel giardino del Castello vi era un ampia grotta, un po’ fredda ma in fin dei comoda con abbondante paglia, nella quale la strana compagnia poteva trovare riparo.
Nonna, nipote e lupo con il tempo sistemarono la grotta, iniziando ad arredarla e dotandola di una cucina e un bagno. Nel frattempo il nobile aveva dato disposizione che si costruisse una casa sopra la grotta che ricordasse la casa di montagna in cui la bambina aveva vissuto.
Una volta ultimata, il nobile chiamò la bambina e le chiese – “Di che colore vuoi che i muri e il tetto siano dipinti?”. La bambina si tirò il cappuccio sulla testa, lo guardò sorridendo e rispose “Ma di rosso, naturalmente!”.
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Quella che a Noha, frazione di Galatina, viene chiamata come la “Casa Rossa” è una strana costruzione in stile Liberty di fine ‘800 e inizio ‘900 che faceva parte del giardino del Castello o Casa Baronale. Il perché del nome che le è stato attribuito si può facilmente intuire dai colori della struttura tendenti al rosso ancorché ormai sbiadito.
Costruita su due piani, il primo quello a pian terreno, è stato realizzato imitando una grotta, mentre il secondo al primo piano è una casa dalla struttura e dai contorni un po’ atipici per la nostra terra, simile ad uno chalet.