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TELEPAGLIAROAMA (Quarta fetta di Mellone – Estate 2024)
Di Antonio Mellone (del 03/09/2024 @ 13:58:40, in Fetta di Mellone, linkato 351 volte)

Tutta la mia solidarietà a Paolo Pagliaro, il patron della tv della repubblica, o meglio della Regione Salento (per i camerati Regione Salò), costretto a una vitaccia che mancu li cani. Ebbene sì, il poveretto non fa in tempo a uscire di casa che ogni santo giorno si ritrova con una telecamera puntata addosso, un microfono sotto il becco e una raffica di domande su tutto lo scibile umano (ficcanti e scomode che non ti dico, ‘ste domande) da parte dell’inviato speciale della redazione La Voce del Patron, determinato come non mai a fargli le pulci. Davvero non ci sono più i servi di una volta.  

Cosa non bisogna sopportare per quegli appena 11.000 euro al mese di stipendio da consigliere regionale, quale Egli è: dalle prime luci dell’alba e fino a quelle della ribalta, senza tralasciare le luminarie dell’Istituto Luce, sempre a dover dar conto a loro, i novelli Julian Assange al suo soldo, pronti a metterlo in difficoltà, compulsarne le esternazioni, coglierlo in fallo, quando non addirittura CON-TRAD-DIR-LO. Qui siamo in presenza di ferocissimi watch-dogs, signora mia: Rottweiler, Mastini e financo Dobermann, insomma cani. Meno male che molti fra i telespettatori dell’emittente nostrana sono di bocca buona, comprensivi e indulgenti nei confronti del potere, predisposti per indole e formazione a sciogliere inni e canti al loro beniamino (e dunque a suffragarlo in massa quando è il momento), se no i suddetti “disturbatori” sarebbero costretti a cambiare professione, e magari darsi al Giornalismo.

Oddio, qualche eretico nel comitato ci sarà pure ora come allora (tempo fa, per dire, c’era chi faceva L’Indiano come il Danilo, o conduceva inchieste garbate ma toste su paesaggio e territorio come la Tiziana: altre ere geologiche, lo so), ma la linea editoriale quella è, e per quanto tu ti faccia il mazzo, non puoi mica pensare di fare il galletto, soprattutto se hai famiglia. E così, ma solo a mo’ d’esempio, arriva a Lecce un arcivescovo coadiutore? Eccoli là solleciti a immortalare la benedizione urbi et specialmente orbi da parte del loro editore puro e casto. C’è l’alza-bandiera in qualcuno dei club che fanno tanto casta e borghesia di provincia? All’occhio vigile del videoreporter non sfuggirà certamente il petto in fuori e la pancia in dentro del suo capo Vip (very important Pagliaro), deciso a farci capire cosa ci perdiamo a non affiliarci all’anzidetta confraternita. Si presenta un libro su qualche lingua vernacolare della zona? Thegiornalisti riprendono il Nostro tutto intento a emulare il simpatico ministro Sangiuliano al Premio Strega, impegnato anima e corpo nella promozione della sua lettura (sì vabbè) per filo e per segno. C’è un dibattito nella Masseria Li Reni condotto dal medesimo titolare, vale a dire il Bruno Vespa nazionale? Il padroncino è lì in prima fila, con il contorno di qualche suo bravo redattore - che senza meno approfitterà dell’occasione per partecipare in loco a un corso accelerato di perfezionamento post-diploma, diretto dal summenzionato gigante dell’“informazione” porta a porta.

Ma dove i teleramati copywriter danno il meglio di sé è nel corso delle visite pastorali paoline negli ospedali di mezza Puglia: non sanno più come inquadrarlo, se in corsia come papa Giovanni XXXIII al Bambin Gesù, o come un medico alle prime armi, impressionato dalle strumentazioni tecnologicamente avanzate (tipo il bisturi o il clistere), o le apparecchiature “tra le più performanti di Puglia” che Lui sfiora come fossero consolle da Disc Jokey (trovi pure l’esperienza del dj nel suo curriculum vitae).

Ma quel che conta veramente è la sintesi epesegetica finale di tutto l’ambaradan: la sanità pubblica fa schifo, roba da ricovero proprio, mentre della privata è il caso di celebrare le magnifiche sorti e progressive, composta com’è da “strutture di eccellenza gestite con grandi capacità manageriali”, nonché “modello virtuoso da replicare nel pubblico”, insomma: “produttività”, “efficienza”, “performance”, “va-lo-riz-za-zio-ne” (anche a suon di soldi pubblici), e, ça va sans dire, profitti a gogò. 

Questi e molti altri sono i servizietti inflitti al pover’uomo da parte dei suoi subalterni che non gli lasciano più piede. Poco manca che lo seguano finanche in bagno (a proposito di notizie degne di minzione) per annunciare al mondo intero, ovviamente a reti unificate, che il suo non è assolutamente un manganello, ma un aspersorio.

P.S. Sulla battaglia contro l’eolico nel mare di Leuca sono d’accordo con Pagliaro & Co.

Antonio Mellone