Nell’ultima recente campagna elettorale per le amministrative del nostro povero comune ne abbiamo viste di tutti i colori. A partire dalle smanie plebiscitarie di un aspirante Sindaco dell’ultim’ora, del quale, prima di qualche mese addietro, non si conosceva neppure l’esistenza, anche perché, salvo errori e omissioni, negli annali della storia patria o nelle cronache del Dibattito Galatinese del soggetto non v’è traccia né di proposte, né di critiche, né di istanze rinvenibili in qualche articolo/convegno/intervista/riunione/comitato, ma nemmeno di un sussurro, un’alzata di ciglio, una presa di posizione, un video nei pressi del solito cespuglio di erba riottosa, non una fluttuazione neuronale in questa o in quell’altra direzione benché post-ideologica, ma soltanto battage martellanti (mancherebbero all’appello giusto l’advertising interstiziale e le chiamate dei call center a ogni ora), insomma un candidato tutto Marketing e Distintivo: sicché quando dici Vergine intendi il significato proprio del termine, benché nel suo slogan campeggi l’asserzione “Lo Sappiamo Fare” (tipico della classe manageriale buona per ogni stagione, e dei leader nati – “Leader si nasce, non si diventa”, l’ha detto davvero eh, e lui modestamente lo nacque - e devi fidarti sulla parola). Fortunatamente a dargli man forte un bel po’ di personaggi politici ma anche diversamente politici di città e dintorni, e qualche immancabile meteora della politica locale (il famoso meteorismo politico), nonché pezzi d’antiquariato e piazzisti dell’epoca che fu usciti e subito dopo rientrati nell’urna, vale a dire il sacello.
Commovente invece l’avventura della lista appellata Attiva, con più competitori che suffragi. In pratica un ossimoro. Due voti in totale da dividere tra i sedici diciamo contendenti il seggio. E qui entrano in ballo le frazioni, non nel senso di Noha, Collemeto o Santa Barbara, ma di numeri razionali (tipo 2/16 = 1/8), anzi facciamo irrazionali e chiudiamola qui. Certo se l’è vista brutta: rischiava addirittura di essere superata in retromarcia da quell’altro gruppo umoristicamente intitolato Nuovi Orizzonti per l’Italia, distintosi per la media di un voto a candidato, quantunque il 90% circa dei concorrenti non abbia nemmeno osato designare se stesso con una x. Forse sarebbe stato meglio completare la denominazione di quel collettivo con un più eloquente: Nuovi Orizzonti per l’Italia Viva.
Quanto al Movimento Cinque Schede (nel senso che ha racimolato in tutto cinque voti validi) v’è da riconoscere che ha finalmente realizzato un punto essenziale del suo programma iniziale, vale a dire la Decrescita felice, onde la riduzione dei parlamentari è iniziata sin da subito partendo dal consiglio comunale. Non che in questi cinque anni di legislatura l’opposizione non abbia brillato per dinamismo e soprattutto di luce propria, ché anzi a leggere i post dell’esponente Pentastars c’è da rimanerne estasiati (emblematico quello relativo allo stracciamento di vesti alla Caifa per una vignetta che mancu-li-cani, anzi manco Charlie Ebdo, per non parlare degli interventi di ammirazione incondizionata nei confronti del Draghidiciamopensiero). E occhio a non metterti mai a discutere con codesto portavoce, ché rischi di essere sommerso da un profluvio di links (le famose Fonti) che tu certamente non saresti in grado di reperire in rete senza le sue provvidenziali selezioni. Sia lieve dunque il crepuscolo a quel Movimento partito dal basso e finito ancor più sotto. Qual era la famosa locuzione idiomatica oscillante tra l’imperativo e l’invito cordiale rivolta agli altri e molto in voga tra gli “attivisti” di un tempo? Vaffanculo? Ecco, sì.
Quanto al PD qui è sufficiente ricordare che si è alleato “strategicamente” con il suddetto Movimento nel celeberrimo Campo Santo Largo, ha invitato in loco il Conte-Duca tanto per riempire una piazza, forse ha isolato un pochino Sandra & Company (nel senso di compagni) sparpagliandosi in mille rivoli in questa o in quella coalizione e creando ancor più confusione su cos’è la destra e cos’è la sinistra: temo sia ancora alla ricerca di un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha.
Due parole van dette nei confronti di Antonio Antonaci che si sente tanto il Vincitore Morale Di Questa Competizione, e forse è vero, nonostante sia arrivato quarto su quattro. Pacioccone, il più simpatico di tutti, ideal-tipo Galatina-Centro, sul palco dei comizi ha portato le “vere istanze della piazza”, intese come tutto e il contrario di tutto, dal segnale di Stop issato alla mentula canis su di una strada comunale ai pacchetti turistici confezionati da lui medesimo come nemmeno la MSC Crociere avrebbe saputo fare. Certo ogni tanto più che discettato ne ha “scettate” alla grande: tipo la nascita di una zona artigianale da colare in quel di Noha, progetto per buona sorte morto e sepolto da decenni nella culla, in quanto, come già spiegato mille volte, in via Aradeo ai nohani basta e avanza un Cimitero. Ma cosa vuoi che sia. Comunque non gli perdonerò tanto facilmente quel “Sei un grande” a commento di un mio pezzo: un colpo da maestro, non c’è che dire, anzi da politico navigato, roba da farmi perdere la faccia davanti a tutti. Ma come si permette.
Infine il sindaco Amante. In queste elezioni ha subito una trasformazione, è diventato un altro uomo, non lo riconosci più. Intanto ha tolto le mani dalle tasche (financo quando parla in pubblico sul palco dei comizi), e poi in strada s’è messo a rivolgere il saluto a tutti, ma proprio a tutti. L’altro giorno pare lo abbiano visto in giro salutare e addirittura tendere la mano (per stringerla) a qualcuno. Ma era da solo: intorno a lui non un’anima viva.
Non vorrei dire, ma si sente già tanto Joe Biden.
Antonio Mellone