Che la politica fosse l’arte dell’impossibile che diventa possibile l’avevamo capito da tempo. Dalle convergenze parallele morotee in poi se ne sono viste tante alleanze politico-strategiche che erano inimmaginabili solo cinque minuti prima che si manifestassero.
A Galatina le convergenze parallele sono tornate di moda. Sono diventate lo strumento principale di ambiziosi politici di taratura provinciale (nella sua accezione più negativa) pronti a seminare bandierine su e giù per la città ombelico del Salento, pronti a spartirsi, pezzo dopo pezzo, il pasticciotto più succulento del mondo. Chi la sua bandierina ha intenzione di piazzarla sull’ospedale, troppo ingombrante per il futuro di altri ospedali, chi sulla fiera, troppo in competizione con la naturale vocazione della Città capoluogo, chi sulla zona industriale troppo confinante con altre zone industriali. Galatina oggi appare ai più un territorio di conquista, un bacino elettorale da tenere assopito, da accomodare in terza fila al tavolo dei territori che contano.
La narrazione ufficiale degli spin doctor è quella di una città aperta agli altri territori, capace di interpretare le esigenze di un’area vasta. Chi si contrappone viene definito chiuso e campanilista, eccessivamente legato al passato ed incapace di interpretare il mondo che cambia. Ma scavando, si scopre che nella coalizione del nuovo (che più nuovo non si può), si ritroveranno candidati tre consiglieri comunali di maggioranza e tre consiglieri comunali di minoranza, che, fino a ieri, se le sono date di santa ragione in Consiglio Comunale, con attacchi, accuse e chi più ne ha più ne metta. Si scopre che lo stratega politico del nuovismo che vuole pacificare la città sia il più grande avvelenatore dei pozzi della politica galatinese, talmente tanto specializzato nel far cadere amministrazioni che i sindaci che hanno avuto la “fortuna” di averlo alleato, prima di ogni Consiglio Comunale, recitavano la poesia di Ungaretti “ si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
E così, con lo spirito del nuovo che avanza, si scopre che all’ombra di Piazza San Pietro, si sta consumando la più strana liason politica degli ultimi anni. Mellone e Metallo, che solo sei mesi fa si attaccavano reciprocamente sui palchi di Nardò, l’uno a difendere il proprio sfarzoso operato, l’altro a difendere la dignità della sinistra neretina dal bullo populista e fascistello, definendolo la più grande anomalia dello schema emiliaNano, oggi si ritrovano alleati e sorridenti, insieme, a cercare candidati e costruire liste per colui che, più di un candidato sindaco, sembra il più grande Cavallo di Troia mai avvistato nei pressi di Piazza Dante Alighieri, il colui che tutto puote, per dirla alla Dante. E non ditemi che questa è politica, no non lo è! Non lo è nella misura in cui risulta essre irrazionale l’idea di considerare tale strategia un modo per ben gestire i fondi del PNRR, perché fare politica non è un’accozzaglia di ideologie che mai troveranno riscontro nella prassi. E poi c’è chi definisce “maestro” il solito showman del momento, che ha l’illusione utopia di dettar legge a Galatina, consigliando aspiranti consiglieri come un docente assiso in cattedra. Infine, ma non infine, si scopre che è talmente nuovo il clima politico che si respira in città, che mentre a Galatina pioviggina, a Noha grandina, trasformando un semplicissimo comizio in un atto di eroismo delle masse pronte a sostenere il nuovissimo leader, una narrazione degna della propaganda sudamericana anni ‘70. Personalmente non ho altro da fare se non farmi una grassa risata, davanti a questo scempio ma soprattutto davanti a questa accozzaglia tenuta insieme dall’illusione del nuovo che in realtà non è altro che un riciclo (spesso indifferenziato). Dal canto mio continueremo a lavorare assieme al mio Circolo e alla nostra coalizione, per dare a Galatina, Noha, Collemeto e Santa Barbara l’alternativa, dove tutto sembra nuovo ma in realtà è soltanto lavato con Perlana, ed anche male!
Michele Scalese