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Cimiteri a Noha (di Marcello D’Acquarica)
Di Marcello D'Acquarica (del 07/02/2022 @ 08:00:49, in NohaBlog, linkato 1405 volte)

I cimiteri a Noha sono stati tanti e in parte lo sono ancora. Noha conserva ancora alcune testimonianze e i posti in cui sono stati seppelliti i morti fin dal tempo dei Messapi.

Andiamo per ordine.

Negli anni fra il 1954-57, a Noha ci fu una mezza rivoluzione urbanistica. Il Paese Italia era da poco uscito dal disastro della seconda guerra mondiale, e la cosiddetta “ricostruzione” venne pure nella nostra Noha, difatti è di quegli anni la costruzione del cimitero attuale in contrada “La Monaca”. Dello stesso periodo è la piantumazione degli eucaliptus di via Aradeo, e l’asfalto della vecchia via Santa Lucia,  che da Galatina portava e porta  a Noha per proseguire successivamente verso Collepasso e verso Aradeo.

In quella occasione, tagliando il monte roccioso per far diminuire l’eccessiva pendenza del terreno adiacente allo stabilimento Brandy Galluccio, vennero alla luce delle tombe antichissime. Dai reperti funebri trovati, si capì che risalivano al tempo dei Messapi. Anche nell’ultimo sopralluogo della Soprintendenza di Lecce (vedi prot. 0012250; 19/06/2017; CI. 34.31.01/59), il funzionario che ha visto i resti trovati nelle tombe ancora esistenti, ne ha confermato l’antichità.

A pochi metri dall’ex Stabilimento Brandy Galluccio, in direzione di Collepasso, qualche anno dopo, durante lo scavo per le cisterne di un distributore di carburante, venne alla luce la tomba di un visir turco, Risalente probabilmente al periodo antecedente l’eccidio dei Martiri di Otranto eseguito dai Turchi. Fu quello un lungo periodo in cui le scorrerie dei saraceni furono frequenti. Gli invasori Turchi rimasero nel Salento per circa un anno invadendo anche Galatina e Noha e qualcuno quindi ci moriva pure.

Sempre nella stessa zona, in alcune case private, in occasioni di ristrutturazione di vecchi caseggiati, sono state trovate altre tombe.

Altre sepolture sempre in zona, sono emerse dall’abbattimento della Masseria cosiddetta “le cambare”, la struttura di fronte che era di fronte alle case di corte del palazzo baronale, esattamente dove oggi sono le Casiceddhre di Cosimo Mariano, casette che se potessero parlare avrebbero da dirci un sacco di cose, pure brutte. Evidentemente quell’area è stata per molti secoli luogo di sepolture, un grande cimitero della Noha antica. Non è difficile immaginarne la ragione visto che l’antico abitato si limitava all’agglomerato rappresentato nella mappa. Per cui l’area in questione era in periferia, lontana dalle case. Anche perché i Messapi usavano seppellire i loro morti fuori dall’abitato.

Altra zona in cui sono state rinvenute delle povere sepolture, è il tratto di via G. Verdi, compreso fra via Cadorna e via Congedo. Vennero alla luce negli agli anni ’60 del secolo scorso, quando l’area in questione era ancora aperta campagna, durante dei lavori di scavo per delle nuove abitazioni. Dalle testimonianze raccolte pare fossero delle sepolture semplici e chiuse da semplici tegole di terracotta.

Le prime sepolture gestite cristianamente dalla Chiesa, possiamo dire che sono quelle trovate nelle mura dell’antica chiesa ottagonale (la Chiesa cosiddetta “Piccinna” dedicata alla Madonna delle Grazie), risalente al tempo dei Basiliani (750 d. C.), e ab immemorabili, con il sorgere della Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, nelle due cripte cimiteriali sottostanti al pavimento della suddetta chiesetta.Le due cripte sono sempre state adoperate per la sepoltura dei nohani, fino alla costruzione del cimitero di Galatina (1886), anche perché dal 1812 Noha non ha più avuto gestione amministrativa comunale indipendente, ma come ben sappiamo, divenne frazione di Galatina, anche per l’uso del cimitero. Difatti nella Chiesa Piccinna si conservava una cassa di legno per il trasporto dei defunti nohani verso il cimitero di Galatina. La cassa di legno era una cassa esterna dentro la quale si poneva quella di abete rustica con il cadavere. Una volta portato il morto al cimitero, la cassa esterna ritornava alla confraternita e veniva ogni volta affittata con il pagamento di un canone. Ma questa era un’usanza comune in tutto il territorio e non solo a Noha.

Ora le due cripte sono chiuse e sigillate dal pavimento dell’attuale Chiesa, dove nel 1980, in occasione dei lavori di demolizione del vecchio altare, cedette la volta di una delle due cripte, gli operai impegnati nel progetto del nuovo vi furono gettate molte parti della struttura dell’altare demolito, con la pace alle ossa dei morti seppelliti e ai vivi che oggi si godono il nuovo e spaziosissimo altare.

Finalmente nel 1951 Noha ha un suo cimitero.  E i precedenti, alcuni persi del tutto, attendono di essere riportati all’onore che spetta loro, testimoni della nostra storia e molto probabilmente, nostri diretti antenati,  tesori di famiglia.

n.b.: Fonte della maggior parte delle notizie storiche è: “La storia di Noha” di P. Francesco D’Acquarica, imc; Editrice Salentina, Galatina 1989

Marcello D’Acquarica