La settimana scorsa son tornato a rivedere il doppio frantoio ipogeo di Noha, che si estende da Corte Marangia fino al castello. Stavolta sono entrato dalla parte opposta cioè all'interno di quello che era il vecchio Bar Castello, ora una delle sale del nuovo affascinante resort che sta nascendo a Noha, grazie alla voglia di alcuni imprenditori locali che credono nel territorio, nel valore economico e sociale dell'opera che stanno portando a termine. La prima volta ci fu la scoperta incredibile di filmare addirittura lo Sciaccuddhi ( scazzamurieddhu, uru, lauro, monacizzo, carcaluru ) un elfo dispettoso che pare aver preso casa proprio nell'antro buio ed umido di questo frantoio ipogeo. Stavolta la scoperta potrebbe aprire nuovi orizzonti sulla storia di Noha.
Noha già nel nome potrebbe nascondere un segreto mai rivelato, perchè Noha è la trascrizione strettamente fonetica (con tanto di aspirazione) di un nome proprio femminile ebraico, quindi cananeo, dunque “ fenicio ”, francesizzato oggi suona come Noè ed è in uso e direi diffuso in varie parti del mondo con diverse varianti, tra cui Noam, Naum, Noemi. Ricordiamo la vicina Seclì che viene indicata nel dialetto locale come " Siclì " la moneta ebraica del tempo della Bibbia ed ancora oggi in uso in Israele ed anche un unità di peso sempre presente nei racconti biblici. A questo punto i De Noha feudatari del paese, non sarebbero per nulla entrati nell’ etimologia del nome del paese e neanche i latini con la loro ” Domus Novae ” traduzione di case nuove, anche se qualcuno lo pensa essendo ” Novae ” che si legge ” Nove ” in italiano, proprio come lo si indica ancora oggi nella forma dialettale.
Tutto questo per raccontare una scoperta che avrebbe dell'incredibile quella che a prima vista sembra una data con numeri arabi (indiani) 1771, in effetti potrebbe essere una parola di origine cananea, un popolo organizzato in comunità cittadine tra cui spicca Ugarit, esse non raggiunsero mai la totale unità e indipendenza politica. Si distinsero tra essi i Fenici. Dal punto di vista religioso, i testi ugaritici hanno rivelato i nomi di molte divinità: El, capo del pantheon; Ba’al, dio della pioggia fecondatrice; ᾿Anat, dea guerriera; Mōt, re degli inferi. Si chiama cananaico un gruppo di lingue parlate in Palestina e in Fenicia, ne fanno parte il fenicio, l’ebraico e il moabitico, che rientrerebbero nel gruppo dell’amorreo meridionale, lingua dei semi nomadi che vivevano in Siria.
Nella mia intuizione originale mi hanno aiutato il mio amico avvocato Severino Loreto appassionato di lingue antiche ed il mio amico, il rabbino Tomer Corinaldi, nella possibile lettura che si fa leggendo da destra a sinistra, anche se in questo caso la parola è palindroma si riconoscono " Zain Gimel Gimel Zain ". Quattro lettere che ricordano il magico Tetragrammaton la sequenza di quattro lettere che forma il nome del Dio della Bibbia ( J H V H ) senza vocali essendo l'alfabeto ebraico consonatico, cioè senza le presenza delle vocali che vengono usate solo per la fonetica della parola.
In attesa di capirne di più ricordiamo che le quattro lettere possono trasformarsi in numeri e qui possiamo ritrovare i segreti della ghematria ebraica che da il nome alla parola " geometria ". Infatti nella scienza teologica dell'Ebraismo alcune parole scritte in lingua ebraica si assegna loro valori numerici, uno dei metodi di analisi utilizzati nella cabala ebraica.
La parola Noha se così fosse sarebbe un nome antichissimo, un nome pronunciato in lingua semitica, ma cosa ci fa dalle nostre parti l’alfabeto “proto-cananeo”, o “fenicio”, padre delle scritture aramaica, ebraica, greca, etrusca e latina, consistente nell’assegnare a un segno in origine pittografico il valore del suono iniziale della parola da esso rappresentata. Il “proto-sinaitico” era, o sarebbe stato, in uso solo nel mediterraneo orientale, nell’area oggi di Libano – Siria – Israele. Chi lo aveva pronunciato in questi luoghi, da dove arrivava? Da nessuna fonte storica risultano insediamenti fenici in territorio pugliese, con presumibile uso locale della relativa lingua. Chi erano i primi abitanti di Noha? Avevano a che fare forse con la lingua Punica usata dai soldati di Annibale che erano proprio presenti in questa zona durante la seconda guerra punica intorno al 216 a. C.
Noha è un sito archeologico, che conserva questo toponimo da tempo immemorabile. Noha era uno snodo cruciale di una strada che in epoca pre-romana collegava San Cataldo, sul mare Adriatico, con Lecce, Noha, Collepasso, Casarano, Ugento fino a Torre San Giovanni, sul Mare Ionio. I Fenici erano esperti navigatori alcune mappe per la navigazione del Mediterraneo pervenuteci sono infatti fenicee. Erano anche abili commercianti e avevano una fitta rete di scambi via mare. Avevano inventato le navi triremi e stabilivano le rotte di viaggio in base agli approdi, probabilmente anche nel Salento individuarono centri logistici di rilevante importanza infatti, alcuni studiosi tra cui Giacomo Arditi danno per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici.
Per quanto ci riguarda la ricerca certo non finisce qui, anche questo piccolo contributo potrebbe in parte riscrivere la storia delle civiltà nel mediterraneo. Noha con le sue iscrizione Fenicie ed il segreto delle quattro lettere nel frantoio ipogeo ci aiuteranno forse a capire meglio la storia di questi luoghi.
Raimondo Rodia