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Addio Pino
Di Antonio Mellone (del 07/03/2021 @ 10:25:28, in NohaBlog, linkato 1347 volte)

Insomma qui non vogliamo essere secondi a nessuno. A Palermo nasce Addio Pizzo (movimento contro le estorsioni), e diciassette anni dopo a Galatina e dintorni diamo vita ad Addio Pino (contro le torsioni. Dei tronchi).

Sì, perché come abbiamo già avuto modo di discettare, nella nostra città sembra siano stati banditi gli alberi di pino, tipo quelli mietuti in viale don Bosco, il quale - povero martire - per l’occasione ha dovuto cambiar nome, se non proprio sbattezzarsi.

Ma mica ci limitiamo ai soli pini: a noi fanno specie molte altre specie.

E qui scatta il governo di unità comunale, che dico, di solidarietà nazionale, che vede conflati insieme il PD (Partito Decespugliatore), il Movimento 5 Seghe (soprattutto mentali), l’Udc (Unione dei Calcestrunzi), Italia chi t’ha Viva, e il resto dei partiti usi intonare all’unisono Accetta Nera, senza scordare il rosario di Liste Ciniche (o forse erano cliniche), con l’appoggio esterno del comitato Amici del Massetto, cui aderisce la maggioranza qualificata della popolazione (ma con esclusione perentoria del reprobo di turno che ha il brutto vizio di canzonarne i soci onorari).

Voglio dire che codeste larghe intese sono ormai così conquistate dalla svolta green, dalla transizione ecologica, per non parlare di sostenibilità e resilienza, che ormai se non risolvono il problema alla radice si mettono a reciderne le chiome.

E dovreste sentirli nei loro dibattiti tra il serio e il lecceto: ma come si permettono questi fusti, anzi bellimbusti di creare dossi naturali (il dramma risiede in quel Naturali), di sporcare quel capolavoro di asfalto con tutti quegli aghi (non sia mai che superino, in numerosità, quelli delle siringhe), di insidiare la “bratella” che collegherà il centro al secondo tronco (tronco di circonvallazione, s’intende). E se poi questi alberi infiniti decidessero di cadere come tanti pali della luce, come la mettiamo?

In estrema sintesi, questi vegetali sono PE-RI-CO-LO-SI a prescindere. Quasi tutti eh, ché qui non siamo mica razzisti per fare dei distinguo. Sicché meglio prevenire.  

E così, basta un’ordinanza sindacale per affidare l’appalto alla Attila & Figli srl e il problema è bello che risolto, con quelle potature che hanno l’ambizione di somigliare a delle sevizie, capitozzature da far invidia ai barbieri di una volta (quelli “spicozzavano” zazzere per paura dei pidocchi, questi le fronde per paura della processionaria), e amputazioni in grado di trasformare un albero in un attaccapanni.

Ma che ne capite voi altri? Siete degli agronomi? (Qui si potrebbe aggiungere tranquillamente “da tastiera”, togliendo il punto interrogativo).

Nel frattempo, per la serie Economia Circolare (o meglio circondariale), l’11 febbraio 2021, sul sito della Provincia è stato pubblicato il “Provvedimento autorizzatorio” [sic] per un’altra ventina di ettari di terreno, anche questi in agro Masseria del Duca di Galatina, da ricoprire con l’n-esimo mega-impianto fotovoltaico: le famose energie alternative (altrimenti dette allergie), a proposito di “sostenibilità”.

E non dite che i proponenti non abbiano uno spiccato senso dell’umorismo nel parlare della pecora moscia leccese, pubblicando sul loro personalissimo studio di impatto ambientale immagini più eloquenti di una vignetta (come quella a corredo di questo intervento) e denominando tutto il complesso - sentite un po’ - “Galatina fedele”.

Ebbene sì: nei secoli Fedelcementi.   

   

Antonio Mellone