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STORIA DI UNA STRADA
Di Marcello D'Acquarica (del 09/12/2020 @ 18:53:16, in NohaBlog, linkato 1675 volte)

Correva l’anno 1848, Noha era molto più piccola rispetto a oggi, praticamente un insieme di case, corti, palazzi (pochi), luoghi di culto, eccetera chiusi in un quadrilatero:  il lato Nord rappresentato da via Benevento e il complesso di case e cantine del Palazzo Baronale, il lato Ovest da via Catania con pochissime costruzioni civili e artigianali, e scavalcando via Aradeo, il lato Sud da Via Principe Umberto, Trozza compresa, e via Nazario Sauro, per chiudere il quadrilatero con il lato Est di via Collepasso che va a ricongiungersi con largo Castello, in cui insisteva l’ingombro di ciò che fu il glorioso Mastio menzionato da Fra’ Leandri Alberto. Non esisteva ancora via Carso e via Donatello “moriva” a ridosso delle mura dell’aranceto del Palazzo Baronale.

A dire il vero, via Donatello, che allora si chiamava “via Cisternella”, non moriva affatto, bensì proseguiva svoltando accanto alla misteriosa Casa Rossa, nel vico che oggi si chiude contro l’ingresso della villa cosiddetta “dell’Arciprete Greco”, per proseguire ancora davanti al muro che guarda a ovest dello Stabilimento Brandy Galluccio, fino a congiungersi con l’imbocco di via Collepasso.

La Masseria Colabaldi, oggi praticamente dirimpettaia delle case di via Tito Lucrezio, appariva lontana mille miglia dal centro del paese. Galatina ancora di più, un altro mondo.

Veniamo quindi alla nostra via Donatello, proseguimento di via Dalla Chiesa. Nessuna delle mappe descrive nel dettaglio il complesso dello stabilimento del Brandy, sia quella del 1948 che le mappe di Google. Quello che non si nota è il fabbricato perimetrale scollegato dal vero e proprio opificio, e cioè i piccoli locali adibiti alle attività amministrative che praticamente fanno da margine alla via di Noha attuale, quella cosiddetta “curve curve” e che a quel tempo si chiamava via Santa Lucia, in nome della omonima chiesetta, posta all’uscita di Galatina, oggi sulla grattugia del tempo.

I piccoli fabbricati amministrativi che fanno parte del Brandy Galluccio sono importanti per noi, perché praticamente sono stati costruiti direttamente sopra la necropoli messapica di cui tanto si è parlato, da essere state perfino oggetto di interesse della Soprintendenza dei Beni Culturali, che ha posto i suoi sigilli di tutela.

L’area interessata dai ritrovamenti di tombe messapiche si ritrova in una zona molto rocciosa, con banchi di pietra carsica che ne favorivano l’uso per le sepolture. Il fatto che i piccoli fabbricati dello stabilimento siano stati costruiti sopra le sepolture ha impedito che venissero profanate e fatte scomparire per sempre (insomma non tutti i mali vengono per nuocere).

Forse sarebbe il caso di chiedere che il tratto di via Donatello, quello che va da via Cisternella a via Castello prenda il nome di  VIA DEI SEPOLCRI MESSAPICI.

Non so se attesa l’attenzione ai beni culturali di Noha sia meglio appellarla via dei Sepolcri Messapici o via dei Sepolcri imbiancati.

Marcello D’Acquarica