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Torno a Vedere - IV Domenica di Quaresima 22 marzo 2020
Di Redazione (del 22/03/2020 @ 06:00:14, in "Il Vangelo della Domenica" di don Francesco Coluccia, linkato 1851 volte)

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,

ci ritroviamo come comunità a condividere la mensa della Parola di Dio come sosta che ci rinfranca in questo cammino in salita verso la Pasqua. Il Signore oggi vuole aiutarci a compiere un passaggio dal buio alla luce. E questi giorni di pandemia che provocano tristezza, paura e angoscia forse ci hanno portato a non vedere che buio intorno a noi. Allora ecco una lieta notizia di luce. Ascoltiamo il Vangelo:

Dal vangelo secondo Giovanni (9, 1-41)


In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe", che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: "Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma è uno che gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". Allora gli domandarono: "In che modo ti sono stati aperti gli occhi?". Egli rispose: "L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista". Gli dissero: "Dov'è costui?". Rispose: "Non lo so". Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri invece dicevano: "Come può un peccatore compiere segni di questo genere?". E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!". Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?". I genitori di lui risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età: chiedetelo a lui!". Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Quello rispose: "Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo". Allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?". Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?". Lo insultarono e dissero: "Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia". Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?". E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!". E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: "È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi". Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo ciechi anche noi?". Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane".

 

Meditiamo insieme il Vangelo che abbiamo ascoltato:

Torno a vedere

Ci sono momenti nella vita in cui sprofondiamo nella notte.

Non quella che si alterna al giorno, che può essere dolce e intensa.

Ma quella dello spirito, dell’anima, dell’inconscio. Uno stato in cui la tenebra contraddistingue le nostre scelte, il nostro percorso.

Una notte interiore che possiamo scoprire d’improvviso, come uno stato dell’essere in quel mestiere straordinario che è la vita o in cui possiamo entrare dopo un evento difficile, un lutto, un fallimento, un errore. A volte può essere anche l'ostinazione a voler vedere solo buio intorno a noi. Perché forse abbiamo deciso di fare da soli. Abbiamo deciso di abbandonare una prova, abbiamo voltato le spalle ad un progetto, abbiamo gettato la spugna tirandoci fuori. Il buio non si abbandona, si attraversa.

 

Quante notti nella vita, fanno parte di noi e se non le abitiamo non possiamo pretendere di vedere la luce. Oppure possiamo anche far finta di niente ed illuderci che vada tutto bene. In un mondo di tenebra ci si abitua presto all’assenza della luce. Questo tempo di quaresima coincide con la lotta al Covid-19 in cui siamo costretti a starci dentro e a restare anche chiusi in casa. Niente è per caso. Evidentemente tutto si presenta come un percorso di purificazione, di essenzialità, di rianimazione, di vivificazione.

 

Un cammino in cui ci prepariamo a riscoprire il nostro battesimo e che chiamiamo illuminazione. Siamo assetati e Cristo è l’acqua, domenica scorsa con la donna Samaritana abbiamo lasciato le nostre sicurezze, imparato a dissetarci da colui che è la vera acqua e con il suo amore pronti ad annunciarlo con la testimonianza dei segni.

 

Siamo ciechi e Cristo è la luce.

L’evangelista Giovanni tenta di descrivere in che cosa consista la conversione, l’accoglienza del Vangelo: in una reale illuminazione, come chi sta in una stanza buia da tutta una vita e d’improvviso, qualcuno spalanca le ante e lascia entrare la luce. La stanza è la stessa ma ora forme, colori, spazi hanno un significato diverso.

 

È l’esperienza che fa il cieco nato, mendicante, giudicato peccatore, lui o i suoi genitori, nella spietata logica dei suoi concittadini: ha peccato, perciò è così, e se non è stato lui, è colpa dei suoi genitori. Vedete come siamo pronti al giudizio, ecco la notte, ecco il buio, non riusciamo a vedere. Ed ecco il cieco. Un uomo abituato a convivere con le tenebre e col giudizio.

Come avviene anche a noi, sempre appesi alle parole degli altri, sempre attenti a comportarci come gli altri vorrebbero che ci comportassimo per meritarci attenzione e approvazione. Purtroppo anche fra cristiani.

 

È Gesù che, passando, vede l’uomo cieco. Perché, come per Davide, Dio non vede ciò che guardano gli uomini, egli vede il cuore. E inizia una liturgia di gesti semplici e primitivi, di dita, di saliva, che si pensava contenesse il soffio della vita, di acqua, segno del Battesimo che purifica.

L’illuminazione avviene per gradi, ma inizia sempre con un incontro.

L’uomo è cieco, ma Dio ci vede benissimo. E avviene il cambiamento. Inesorabile. Potente. Talmente forte che la gente non riconosce più quell’uomo. Quando diventiamo discepoli, inesorabilmente, non siamo più le persone di prima. Irriconoscibili. Anche a noi stessi.

 

Obiezioni

Invece di danzare per ciò che è accaduto i puri della Legge obiettano.

Non hanno emozioni, affetti. Si sono ritagliati il ruolo di difensori di Dio.

Senza che nessuno glielo abbia chiesto.

Investigano, interrogano, chiedono.

Gesù è un peccatore perché trasgredisce la Legge, quindi è impossibile che abbia guarito quell’uomo che, quindi, è un bugiardo.

 

Il loro schema tiene, ingabbiano Dio nelle loro logiche assurde. Come rischiamo di fare noi, quando non ammettiamo che Dio ha molta più fantasia di noi per guarire le persone, quando ci facciamo i custodi della Torà, la legge, sostituendoci a lui.

La lotta è dura, di mezzo c’è la più terribile delle armi di distruzione di massa: il senso di colpa.

È cieco, dev’essere colpa di qualcuno.

Se non lui i genitori, i quali, nutriti per decenni di sensi di colpa, impauriti ed intimoriti non difendono nemmeno il figlio. Anch’essi divorati dai sensi di colpa.

 

Dio è già oltre. E la Parola, ricordiamocelo, non perde tempo a scovare i colpevoli o a dare risposte alle nostre domande filosofiche sull’origine del male.

Non intenta un processo, attua una nuova Creazione.

 

Autonomia

Gesù, intanto è sparito.

Lascia crescere il cieco che ora vede bene ed è davvero un’altra persona.

Non la vittima rosicchiata dai sensi di colpa, ma un uomo nuovo.

Leggete, vi prego. Tratta alla pari i dottori della Legge, risponde a tono, li prende pure per i fondelli.

Loro che credono di sapere non sanno spiegare come possa un peccatore guarire un cieco.

 

Giovanni, penna raffinata, lancia il sasso: chi è veramente cieco fra questi?

Chi non ci vede o chi presume di vedere tutto benissimo?

Alla fine la buttano in rissa.

Ma il cieco è ormai libero. Ha tagliato i ponti con quel mondo. È roba vecchia. Lui ora è un illuminato.

 

Riecco Gesù

Ora il cieco guarito ha tutti gli elementi per capire.

Ora è libero. Ora vede. Ora non è più oppresso dal giudizio degli altri.

Peggio: dal giudizio dei devoti e dei pii.

Il Signore ci raggiunge sempre, prende l’iniziativa, ci insegue, si fa vicino.

Se solo lo desideriamo.

 

Ora torniamo a rileggere il vangelo, lasciamo che la mano di Gesù con la sua Parola si posi sui nostri occhi affinché tornino a vedere senza più giudicare e a riconoscere Gesù come Salvatore e Signore della nostra vita. Con Lui non possiamo aver paura, dubitare. Coraggio il Signore ci sta conducendo per mano.

Don Francesco Coluccia