Ma che figura mi fate fare? A me e a quegli altri quattro sfigati “che dicono sempre di no a tutto”.
Dico a voi, eh: politici ex-politici e caricature della politica (onde la satira sarebbe ormai tautologica se non proprio pleonastica), consiglieri comunali di maggioranza e minoranza tanto è uguale, sindaci e assessori “allo sviluppo e alle ricadute occupazionali”, dirigenti comunali in conferenza dei servizi permanente effettiva, responsabili del Diciamo Progetto, economisti da letto magistralis, comitati spintanei pro Mega-Porco (scusate, ma il lemma Parco sul mio vocabolario ha tutt’altro significato), Theggiornalisti pronti a riportare su carta o video le elucubrazioni del bar dello sport senza fare una piega, intellettuali muti ergo asserviti alla greppia dei poteri che in teoria dovreste controllare, vedove allegre inconsolabili per la sua prematura dipartita, e voi altri indicibili “punti vendita” aderenti all’iniziativa, dei quali giammai saprei indovinare le mansioni.
Di cosa vado blaterando? Ma del Mega-Porco, no? Vale a dire del novello Centro Commerciale di ventisei ettari da colare in contrada Cascioni, comune di Galatina.
Secondo la di solito ben informata stampa quotidiana, quel gran pezzo della GDO, vale a dire Grande Distr(ib)uzione Organizzata, dovrebbe emettere il suo primo vagito a km 0 sotto forma di scontrino fiscale entro e non oltre il 21 settembre 2019, cioè tra meno di dieci giorni, pena la decadenza.
Ora. Vi pare mai possibile che in dieci giorni si possa procedere all’acquisto dei terreni, al loro sbancamento, e poi ancora a recinzioni, perforazioni, livellamenti, indi edificazione di capannoni, asfalto di strade, cementificazione di rotatorie, sollevamento d’insegne, riempimento di magazzini, ma soprattutto redazione di migliaia di volantini promozionali per le buche delle lettere (perennemente intasate)? Secondo me, a meno di un illusionista alla David Copperfield, non ce la faremo mai.
Adesso però non fatemi passare un brutto black friday: cercate, e di corsa, il modo di concedere alla ditta proponente un’altra bella proroga, l’ennesima, la penultima dai, sotto forma di una fiammante convenzione (o circonvenzione, cosa cambia), se no pare brutto. Ne abbiamo fatte trenta: facciamone trentuno.
Dite che l’idea del Mega-Porco è ormai al crepuscolo? E quel termine del 21 settembre 2019 perentorio? E perché mai? Suvvia. Qui da noi non c’è nulla di più elastico dell’assoluta inderogabilità.
E per favore, mo’ non iniziamo con il fatto che non ci credete più, che avete scoperto che forse questa roba non crea più posti di lavoro di quanti non ne annienti, che i centri commerciali sono ormai più anacronistici dei telefoni a gettoni, che ne abbiamo già fin troppi a un fischio da casa, che altrove stanno pure chiudendo e licenziando come manco i cinema porno nell’ultimo ventennio, che gli Iper fuoriporta generano banlieue infinite e desertificano le città, che Greta vi ha aperto gli occhi sul surriscaldamento globale, che in fondo il rendez-vous all’ipermercato di domenica è cosa veramente da sfigati, e che addirittura avete pure iniziato a capire qualcosa di economia.
E non ditemi nemmeno (ché non ci credo) che il progetto era redatto con i glutei, che le garanzie della controparte avevano la stessa credibilità di un “ti amo” dichiarato con una pistola puntata alla tempia, che per anni abbiamo dato perle ai (mega) porci, e che ormai è giunto il momento di vergare l’epitaffio di un’epopea: quella di un ambaradan di carta (da parata) in onore di un manga chiamato Mega-Porco, per gli amici Peppa Pig.
Dubbio dell’ultimo minuto: ma si trattava di un manga o più precisamente del menga?
Antonio Mellone