Negli ultimi giorni si sta discutendo nella Commissione Giustizia in Senato il cosiddetto ddl Pillon, presentato come provvedimento per riformare il diritto di famiglia volto a equilibrare l’affido condiviso partendo da tre punti fondamentali: il mantenimento in forma diretta, norme a contrasto dell’alienazione parentale e tempi paritari di permanenza con i figli per entrambi i genitori. Ma cosa si cela veramente dietro questo disegno di legge? I membri dell’ associazione “Padri separati” affermano che gli uomini divorziati sono emarginati, impoveriti e colpiti da un vero e proprio “mobbing” giudiziario ma i dati Istat ci riportano altro: pur essendoci dei padri in difficoltà economica ( il 7% dei divorziati per essere precisi), dopo la separazione la povertà va a colpire maggiormente le donne che, molto spesso, dopo la nascita dei figli sono costrette a lasciare il lavoro o ad averne uno part-time. In Italia ci sono circa 900.000 donne sole con figli minorenni e il 42% è sulla soglia della povertà assoluta. Oggi se un padre non versa l’assegno spettante ai figli, la madre può difendere i minori richiedendo indietro le somme mai versate. E con il decreto Pillon? Senza l’assegno di mantenimento la madre non avrà nessun diritto di agire: ciascun genitore sosterrà per conto proprio le spese in favore del figlio e si capisce bene la sperequazione che verrà ad esserci.
L’ associazione Padri separati rivendica anche il diritto di vedere i figli per genitori violenti. Cosa succede infatti se il padre è accusato di violenza? Questa non viene valutata, andando anche contro l’articolo 31 della convenzione di Istanbul che prevede campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere e domestica, inclusa quella sui bambini. Accade sempre più spesso che madri si sono viste togliere i figli che non volevano frequentare il padre violento per un’ errata e superficiale applicazione della Pas ( parental alienation syndrome), teoria misogina e disconosciuta dalla scienza a livello internazionale. Secondo questa teoria molti dei bambini che hanno rifiutato di stare con il padre sono stati in realtà manipolati psicologicamente dalla madre. I minori vengono così allontanati dalla loro casa, obbligati a vivere con il padre violento oppure vengono rinchiusi in delle case famiglia e i genitori possono andarli a trovare solo una volta alla settimana con incontri protetti. Ma questo può avere esiti drammatici come è accaduto il 25 febbraio del 2009 quando Federico Barakat, un bambino di otto anni, è stato ucciso dal padre durante quello che sarebbe dovuto essere un incontro protetto dai servizi sociali. Nè lui né la madre che denunciò gli abusi del padre vennero mai ascoltati e ora questa donna da anni lotta da sola per dare giustizia al figlio e la sua voce è arrivata anche alla Corte Europea dei Diritti umani di Strasburgo.
Nella proposta di legge viene anche introdotta una nuova figura: quella del mediatore familiare considerato vera e propria “condizione di procedibilità per la separazione”. Ogni coppia infatti prima di procedere al divorzio dovrà sottoporsi a delle sedute obbligatorie che, ovviamente andranno pagate dalle parti.
Sono numerose le occasioni nelle quali il senatore Pillon espone il proprio disegno di legge decantando il suo interesse per i minori, parlando di diritto alla bigenitorialità ( già possibile con le presenti leggi per padri che vivono responsabilmente il loro ruolo anche dopo la separazione) ma grazie alla giornalista Giulia Bosetti abbiamo la possibilità di comprendere veramente cosa si nasconde dietro a queste belle parole. Le risposte ricevute durante le sue interviste sono chiare: il femminicidio non esiste, la famiglia è solo quella con mamma e papà, l’aborto è più grave dello stupro, la finalità naturale delle donne è quella di restare a casa ad accudire i figli quindi bisogna alzare gli stipendi agli uomini così che queste possano smettere di andare a lavoro, il divorzio andrebbe vietato essendo un fatto sociale e non una questione privata. Questi sono alcuni dei motti dei partecipati al “family day”. Ma come affermava il filosofo francese Charles Fourier, il cambiamento di un’epoca storica è sempre definibile dal progresso femminile verso la libertà. I diritti delle donne costituiscono la cartina tornasole del livello di civiltà di un Paese. E’ un ritorno al passato, un medioevo 2.0 che con poco rischia di cancellare anni di lotte femministe ( pensiamo alla 194 che molti vorrebbero abolire), rischia di cancellare famiglie, persone. Tutto questo va fermato adesso con una mobilitazione dentro alle istituzioni, nelle piazze dalle piccole alle grandi città. Perché come afferma la giudice Paola Di Nicola “rompere il silenzio, nel paradiso dell’omertà, è l’affronto più grande” e dobbiamo essere pronti a compierlo, tutti.
Caterina Luceri, Delegata mozione Giachetti-Ascani
PD - Circolo PD Galatina