E niente. Volevo occuparmi un po’ di questa esilarante campagna elettorale con tanti partiti (molti voce del verbo) e altrettanti candidati che son tutto un programma; invece, visto che quasi nessuno dei diversamente politici aspiranti al soglio ne parla dal palco dei comizi, o se lo fa riesce persino a perorarne la causa benché finga di opporvisi (o perché in mala fede o perché non ne sa nulla o perché non ha mai capito una beata mazza), mi vedo costretto ancora una volta a discettare di TAP, il tubo del “gas che non inquina” [sissignore, per i pro-tap evidentemente il gas è energia rinnovabile e pulita, e la sua combustione è tutta salute: emette ossigeno, o al massimo vapore acqueo, e niente o punto anidride carbonica, ossidi di azoto e particelle varie. Sarà che per “diversificare le fonti” – strategia che va tanto di moda - Tap andrà a prendere il gas anche da Medjugorje].
E poi vuoi mettere? L’area PRT (cioè il terminale di ricezione di ‘sto gas) è a impatto zero (altro che azero): infatti, si tratta soltanto di distruggere altri 12 ettari di campagna melendugnese (ma sì, che vuoi che siano 12 ettari in più o 12 ettari in meno), il che è esattamente in linea con la famosa “vocazione turistica del territorio”, tutto teso ad accogliere villeggianti e escursionisti con grandi strade a quattro corsie, enormi centri commerciali, villaggi artificiali a gogo, magari colati nel bel mezzo di foreste di alberi di ulivi secolari (da divellere senza indugio con la scusa della Xylella, e da sostituire magari con piantine low-cost che vorrebbero tanto assomigliare a degli ulivi: peccato che siano come cespugli, necessitino di un mare d’acqua dolce, durino al massimo un paio di decenni, e l’olio che se ne ricava è buono per il tagliando periodico dell’auto).
Che poi tutto il cucuzzaro Tap, l’area PRT, la struttura, i tubi, le valvole, gli sfiati, le cancellate, i muri, i canali, le condotte, le linee, eccetera, abbiano una durata media di 50 anni, al termine dei quali, quando verrà chiuso (se mai venisse aperto) il rubinetto del gas, tutto verrà abbandonato in loco e buonanotte ai suonatori, è un dettaglio di secondaria importanza: “chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza” (anzi c’è, purtroppo).
Tap dice nei suoi comunicati tanto cari ad allocchi e troll che “sul territorio saranno visibili soltanto la Valvola di Intercettazione [immaginate quanto cavolo sarà alta o lunga o larga o grossa questa benedetta Valvola di Intercettazione per essere “visibile” – volevano dire “impattante”, scusateli] e il Terminale di Ricezione (PRT). Quest’ultimo – è sempre Tap che parla – interesserà un totale di circa 12 ettari”. Di questi 12 ettari, però, “4000 metri quadrati [immaginate un’area pari a quella occupata da 40 case da 100 metri quadrati cadauna] saranno occupati da edifici, in un’area agricola senza presenza di altri edifici” [eh, sì, c’è sempre una prima volta]. Però “TAP ha progettato il Terminale con un piano architettonico che prevede che la struttura si integri nel territorio, rivestendo interamente gli edifici del terminale con la tipica pietra leccese. La struttura dunque si sposerà con la morfologia del paesaggio circostante” [sic].
Ma com’è che non ci avevo pensato prima. Per “sposare il tutto con la morfologia del paesaggio circostante” è sufficiente dunque rivestire edifici, discariche, capannoni, ciminiere, eco-resort, villette, ponti, strade, Twiga, porti turistici, alberghi sulla costa, e altra merda del genere, con la tipica pietra leccese e tutto sembrerà, ahimè, autentico Salento.
Probabilmente insegneranno questi principi al (non ridete) Corso di Preparazione per l’Esame di Guida Turistica firmato Tap che inizierà il prossimo 20 febbraio. E chissà se, quando parleranno di “ambiente naturale tipico”, non faranno riferimento all’unica campagna che certi tizi hanno in mente. Quella elettorale.
Antonio Mellone