Auguri al patriarca di Galatina
Il 9 giugno di questo 2010 ha compiuto 90 genetliaci un Titano galatinese. E dalle colonne di quest’altro Titano (rivista sulla quale il primo - essendone il direttore, come lo fu pure de “il Galatino” - ebbe modo di scrivere per molti anni lucidi e sagaci editoriali, nonché numerosissimi articoli, inconfondibili per ariosità di stile), da questo rotocalco, dicevo, in quattro righe, vorrei indirizzarGli tanti auguri di buon compleanno. Ma per non procedere in maniera troppo ermetica dico subito che il Titano di cui sto parlando è il prof. mons. Antonio Antonaci, scrittore insigne, studioso eclettico, sacerdote zelante, ed, ormai, venerabile Patriarca di Galatina. Conoscevo di fama il Professore (mi piace appellarlo con il titolo laico che Gli spetta di diritto), ma non di persona. L’occasione della conoscenza diretta di “tanto raggio” invece mi fu data da quella meraviglia che è la bibbia di Galatina: il bellissimo volume “Galatina. Storia e Arte”, edito da Panìco nel 2008, un tomo di mille e passa pagine, che nonostante la stazza si lascia leggere con facilità e trasporto. Acquistai questo libro nel corso del 2002 e mi resi sin da subito conto che quella spesa non era un’uscita monetaria tout court ma un investimento di ottimo livello, con possibilità di stacco di dividendi altissimi. Dico qui per inciso che tutti i galatinesi dovrebbero avere in casa, anzi a portata di mano, codesto libro-di- Galatina-per-antonomasia apparecchiato per la consultazione, onde evitare i mille strafalcioni che la saccenteria nostra non smette di procurarci in maniera diuturna, soprattutto quando abbiamo a che fare con le cose a noi più rasenti. Da allora non ho più smesso di ritornare su quelle pagine di ricerca, di racconto, di storia patria, come non ho più smesso di andare a caccia dell’opera omnia di quest’Uomo, che ormai fa parte dei classici, degli scrittori cioè che hanno conquistato un pezzo d’eternità. Ho rintracciato molti libri di Antonaci - quando non ricevuti direttamente dalle sue mani - girovagando in lungo ed in largo in tutta Italia (tra l’altro molti titoli antonaciani sono rinvenibili nei cataloghi di importanti biblioteche sparpagliate in tutto il mondo, a partire dall’Europa del Nord per finire in America Latina). E dalla loro lettura (così come dalla frequentazione con il Monsignore, vera e propria biblioteca ambulante) nel 2007 per i tipi di Infolito Group scaturì anche un mio trattatello in laude - mi si perdoni l’autocitazione - dal titolo “Scritti in onore di Antonio Antonaci”. Non ho mai smesso di andare a trovare il mio amico a casa sua: conversare con lui è sempre un modo per arricchirmi culturalmente, ma è anche un’occasione per conferire con una persona di grande umanità, di contagiosa simpatia e di raffinato senso dell’umorismo. Un tempo, nel periodo del solleone, andavo a trovarlo anche a Sirgole, nell’amena campagna di Noha, dove Monsignore possiede la villetta avita dotata di una bella veranda con vista sul verde podere; ultimamente - visto che in campagna ci va ormai raramente – lo raggiungo nella sua residenza galatinese in via Principe di Piemonte, quasi dirimpetto a quello che un tempo era il teatro Tartaro. Gli argomenti del nostro discorrere sono i più disparati. Ma di recente ci si concentra di più sul tema ricorrente della fatica e di quanto i 90 sacchi sulle spalle inizino a farsi sentire. Don Antonio mi chiede sempre a mo’ di ritornello: “Come mi trovi?”. Io gli rispondo che lo trovo bene. Ed è vero. Ma subito dopo aggiunge di sentirsi spossato, e che gli piacerebbe tanto sentirsi meglio, più brioso, arzillo come un tempo. E subito dopo mi fa: “Dici che mi passa?” Ecco Professore: il mio augurio per i Suoi 90 anni è che Le passi questa spossatezza (se nel frattempo non fosse già passata). Lei è un Titano, e non siamo noi a doverLe dare la forza di andare avanti; ma è Lei che, nonostante tutto il resto del peso, ci dovrà sorreggere ancora una volta sulle Sue spalle.
Antonio Mellone
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