Tutto iniziò con l’intuizione che il paese in cui sono nato Tuglie fosse in origine una colonia fenicia. Nel corso della tarda antichità e nel medioevo il ricordo della lontana Thule ha generato un resistente mito: quello dell’ultima Thule,definita dal poeta latino Virgilio nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile, e il cui significato nel corso dei secoli trasla fino a indicare tutte le terre “aldilà del mondo conosciuto” così come indica l’origine etrusca della parola “tular “, confine, quindi una terra etrusco-fenicia circondata da greci e messapi.
Ho immaginato che i Fenici nel lungo peregrinare nel mediterraneo, tra i loro mille traffici commerciali e di scambio con le popolazioni che si affacciavano sul mare nostrum, fondarono una colonia proprio nell’immediato entroterra della città Messapica di Anxa ( Gallipoli ), tra Rodogallo ( S. Simone ), Alytia ( Alezio ) e Bavota ( Casal Piccolo tra Parabita e Tuglie ). Noha invece è la trascrizione strettamente fonetica (con tanto di aspirazione) di un nome proprio femminile ebraico, quindi cananeo, dunque “fenicio”. Francesizzato oggi suona come Noè. Ed è tutt’ora in uso e diffuso in varie parti del mondo in diverse varianti, tra cui Noam, Naum, Noemi. A questo punto i De Noha feudatari del paese, ma anche di Felline e capiremo più avanti perchè, non sarebbero per nulla entrati nell’ etimologia del nome del paese e neanche i latini con la loro ” Domus Novae ” traduzione di case nuove, anche se qualcuno lo pensa essendo ” Novae ” che si legge ” Nove ” in italiano, proprio come lo si indica ancora oggi nella forma dialettale.
Ma se così fosse il suo nome sarebbe antichissimo, un nome pronunciato in lingua semita, cosa ci fa dalle nostre parti ? L’alfabeto “proto-cananeo”, o “fenicio”, padre delle scritture aramaica, ebraica, greca, etrusca e latina, è “acrofonico” vale a dire il principio su cui è fondato l’alfabeto fonetico egizio-semitico, consistente nell’assegnare a un segno in origine pittografico il valore del suono iniziale della parola da esso rappresentata. Ma torniamo a Noha, chi fu il primo e quando si è sentito dire quel nome per primo? In più, il “proto-sinaitico” era, o sarebbe stato, in uso solo nel mediterraneo orientale, nell’area oggi di Libano – Siria – Israele.
La scrittura proto-sinaitica è di tipo alfabetico consonantico (abjad), cioè fornisce la notazione grafica di ogni fonema consonantico con un singolo segno, senza riportare graficamente le vocali. Tale sistema è usuale nelle antiche lingue semitiche. Chi lo aveva pronunciato in quel luogo da dove arrivava? Da nessuna fonte storica risultano insediamenti fenici o punici in territorio pugliese, con presumibile uso locale della relativa lingua. Chi erano i primi abitanti di Noha ? Noha è un sito archeologico, che conserva questo toponimo datempo immemorabile.
Noha era uno snodo cruciale di una strada che in epoca pre-romana collegava San Cataldo, sul mare adriatico, con Lecce, Noha, Collepasso, Casarano, Ugento e guarda un pò Torre San Giovanni, sul Mare Ionio. Che è come dire Felline, o meglio, il porto di Felline. E questa via, secondo tutte le fonti note, sarebbe stata anche la direttrice di espansione Ionio – Adriatico dei famosi coloni greci “Messapi”.
Ma guarda la combinazione. I Fenici erano esperti navigatori alcune mappe per la navigazione del Mediterraneo pervenuteci sono infatti fenicee. Erano anche abili commercianti e avevano una fitta rete di scambi via mare. Avevano inventato le navi triremi e stabilivano le rotte di viaggio in base agli approdi, probabilmente anche nel Salento individuarono centri logistici di rilevante importanza infatti, alcuni studiosi tra cui Giacomo Arditi danno per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici”. Spesso i toponimi ci aiutano nelle scoperte, la porpora era un colorante raro e pregiato, che si otteneva attraverso procedimenti elaborati e costosi.
Nel I millennio a.C. i più rinomati produttori di porpora erano i Fenici, che esportavano questo colorante dovunque ve ne fosse richiesta, traendone grandi profitti. Con il tempo, l’associazione tra i Fenici e la porpora divenne talmente stretta che chi diceva fenicio diceva anche porpora, ora non vi sembra pazzesco che il posto di mare più vicino a Felline si chiami ancora oggi ” Posto Rosso “.
Un grazie sentito va a Severino Loreto, un avvocato bergamasco che indaga in lungo ed in largo le tante iscrizione antiche presenti nel nostro territorio. Ma di sicuro la ricerca non finisce qui, anche questo piccolo contributo potrebbe in parte riscrivere la storia delle civiltà nel mediterraneo. Ma non finisce certo qui, Felline con le sue iscrizione Fenicie, il segreto della valle del Ninfeo, ci aiuteranno a capire meglio la storia di questi luoghi. Noha con i ritrovamenti archeologici, l'epigrafi ed altro che vi svelerò in seguito possono aiutare a farci capire chi erano i nostri pro-genitori salentini.
Raimondo Rodia