Non c’è niente da fare. E’ più forte di loro.
Sul Quotidiano locale, a distanza di 24 ore dalla prima, è apparsa un’altra articolessa a firma dello stesso “giornalista” (o gggiornalista, o giornalisto, fate voi), per elogiare le magnifiche sorti e progressive di uno scempio ambientale di 95.000 metri cubi e rotti di costruzioni, chiamati con il tipico sense of humour inglese: Ecoresort.
Cosa cavolo significherà mai questo lemma, bisognerebbe chiederlo all’accademia della crusca (quella che fa andare di corpo).
Il titolo, con tanto di virgolette: «Sarparea idea coraggiosa contro il degrado» è già tutto un programma: cioè la Sarparea, alla quale aggiungono spesso il vocabolo “Oasi” per far sembrare agli allocchi tutto più bello, sarebbe un’“idea”, per di più “coraggiosa” e soprattutto “contro il degrado”.
Evidentemente, nel mondo di sottosopra di certi impareggiabili quotidiani salentini il degrado è piuttosto una campagna lasciata intonsa, con i suoi ulivi monumentali, magari incolta, e non invece l’ennesima villettopoli turistica, con albergo e settanta (dico set-tan-ta) cottage con annessi parcheggi, strade, crocevia, e vari ed eventuali asfalti & cementificazioni.
Subito dopo l’incipit, in cui si fa cenno al consigliere regionale Casili, secondo il quale giustamente questa schifezza inenarrabile “sarebbe incompatibile con i lughi” [“sarebbe”, non “è”, ndr.], il nostro ‘reporter sans frontières’ finalmente dà spazio ad “una voce fuori dal coro”: quella “del noto ambientalista neritino, Gianpiero Dantoni” [Carneade, chi era costui? Boh?, ndr.].
Tu pensi: meno male che c’è un’anima pia, un partigiano della natura, uno che si fa sentire, rema contro, procede in “una direzione decisamente opposta” [sic], anzi ostinata e contraria, e non le manda assolutamente a dire. Vuoi vedere che mo’ gliene canta quattro all’italiano e all’inglese e a tutto il cucuzzaro lanzichenecco? [mancherebbe solo l’americano per completare la barzelletta, ndr.].
Invece ti tocca leggere le parole in versi di codesto noto “ambientalista” [si badi bene: “noto”, mica “sedicente” ambientalista come quegli altri, ndr.] che così pontifica: “A quei cittadini e politici di Nardò che sulla faccenda si ergono a difensori della natura, degli ulivi, dell’economia agricola e perfino degli interessi della cittadinanza [insomma un discorso ecumenico, ‘furbi et gnorri’, ndr.]; a tutela dei residui di natura sparsa qua e là, fra un campo di patate e uno di angurie [che poesia: sembra Salvatore Quasimodo, che dico, Carducci, Foscolo!, ndr.], nascosta tra le case sorte in completa anarchia [le nuove, invece, accanto alle anarchiche saranno composte e disciplinate, allineate e coperte, ndr.] propongo che l’uomo ceda il passo alla natura [scusatelo, voleva dire: che l’uomo ceda in pasto la natura, ndr.], e che la usi limitatamente per il sostentamento strettamente necessario” [tipo i bisogni fisiologici, ndr].
“Provocazione a parte [che ironia, che sarcasmo, che brividi, brrrr, ndr.] invece di suonare le solite campane a morto con i soliti slogan ammuffiti e falsi [e tu pensi: vuoi vedere che i soliti slogan ammuffiti e falsi sono quelli del tipo: “facciamo in modo di creare qualcosa di serio”, e poi: “rispetto di regole chiare e precise in un’ottica di sviluppo turistico vero”, e ancora: “eventi come quello della Sarparea si governano e non si ostacolano”, oppure: “si facciano i controlli agli investitori che coraggiosamente (co-rag-gio-sa-men-te, signora mia, ndr.) scelgono un posto degradato come Sant’Isidoro”, e bla, bla, bla, ndr.], facciamo in modo di creare qualcosa di serio” [ah, ecco, finora abbiamo solo scherzato, ndr.].
Dopo averti incitato con qualcosa di serio, il noto ambientalista, scevro dai soliti slogan ammuffiti e falsi di cui sopra, così prosegue irremovibile: “Facciamo [dunque] in modo di creare qualcosa di serio che rispetti regole chiare e precise in un’ottica di sviluppo turistico vero [finalmente, questo sì che è parlare chiaro, ndr.]. Eventi come quello di Sarparea si governano e non si ostacolano [e ridaje, ndr.]: dovremmo controllare che vengano rispettate le norme e imporre protocolli d’intesa con gli investitori che coraggiosamente [sic] scelgono un posto degradato [de-gra-da-to, signora mia, ndr.] come Sant’Isidoro” [che con 70 villette, più albergo, più parcheggi quanto bastano, più rotonde e più accessori diventerà invece il giardino dell’Eden, Amen, ndr.].
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Non invidio proprio gli accaniti lettori (si fa per dire) di codesto giornale (si fa sempre per dire): poveretti, nel momento dello smaltimento di pagine così intrise di saliva a favor di Sarparea, non sanno più se utilizzare il bidone della carta o quello dell’umido.
Antonio Mellone