Lucia Masciullo Notaro ha sempre fatto tanto (e gratuitamente) per Noha.
Ricordiamo che nel corso degli anni ’80 del secolo scorso, sempre a Noha, ebbe luogo una (ma forse più d’una) meravigliosa sfilata di costumi carnascialeschi che avrebbe fatto invidia alle più belle e costosissime maschere veneziane, visitate nella città lagunare durante il carnevale e ritratte dai flash dei visitatori di tutto il mondo.
In quella parata, dame e cavalieri nohani, imparruccati, elegantissimi, facevano sfoggio di sontuosi abiti, manufatti da questa sarta straordinaria. Pizzi, merletti ricercati e ricami di finissima fattura si alternavano a morbide sete, velluti multicolori e stoffe damascate di magnifica lucentezza. Una sfilata di solo un paio d’ore aveva richiesto il lavoro indefesso di mesi interi. Ma la Lucia non se ne curava: quando si fa una cosa con il cuore, non si bada all’impegno, alla fatica, e tanto meno agli attestati di benemerenza o alle medaglie al valore (che seppur fossero arrivati – il che non è - sarebbero stati comunque una ricompensa da tre soldi).
La Lucia poi ha sempre allestito l’altarino per il Corpus, che a Noha (ma anche altrove) era, fino a poco tempo fa, una forma molto seguita di devozione popolare. Infatti, un tempo nella processione del Corpus Domini a Noha per tradizione venivano addobbate, con fiori, striscioni, stoffe e tappeti, sette o otto “soste” che quasi gareggiavano fra loro per bellezza e cura. Queste soste servivano, tra l’altro, anche a far riposare le braccia del parroco, impegnate a reggere per tutta la durata del lungo corteo l’ostensorio con l’Ostia consacrata. E’ inutile dire che l’altarino di via Cadorna preparato dalla Lucia era uno tra i più belli ed accurati… Nell’intorno di quegli anni, sempre a Noha (la nostra città a pensarci bene è ricca di energie che, quando espresse, danno spettacolo), la Lucia si occupò dei costumi degli attori che realizzarono la rappresentazione della Via Crucis, che si snodò, con tanti figuranti - alcuni a cavallo - per le vie del paese. Vestì dal Centurione alla Veronica, dalle pie donne al Cireneo, dai soldati allo stesso Gesù (che in una di quelle edizioni fu suo figlio Fernando). Quella costumista in quell’occasione fece di Noha una novella Palestina. Dietro le quinte di questa ennesima manifestazione, c’era ancora una volta l’estro, la creatività ed il lavoro della Lucia e quello della sua macchina da cucire.
In occasione del Natale, poi, la Lucia (già qualche giorno prima del suo onomastico, così come si suole) con l’aiuto dei suoi allestisce da anni un grande presepe nell’ampia (e affrescata) veranda della sua casa di via Cadorna angolo via Giotto, protetta da pannelli di vetro. Un presepe non chiuso tra le mura di una dimora privata, ma visibile al passante che non può non ammirare il frutto di tanto lavoro. Un presepe unico nella scenografia, ricercato nei particolari, un’opera d’arte che incanta ancor oggi. Un presepe da far invidia ai più bei presepi napoletani.
Vi è una ricerca continua, una ricostruzione di luoghi e di protagonisti, una riproduzione dell’atmosfera dell’evento che cambiò il corso della storia: Betlemme sembra traslocata nella veranda della Lucia.
Non solo sono fatti a mano i costumi, ma anche gli stessi protagonisti, anche gli accessori, anche i doni che i pastori recano al Bambinello. Le statuine della Lucia sono sculture belle, colorate, e di stupefacente espressività. Sono opere di cartapesta con l’anima di terracotta, umili nella materia, raffinate nella realizzazione.
La Lucia, dal suo letto, ci sorprende ancora e ci dà forza. Le sue non sono statuette senz’anima, ma miracoli veri e propri.
In questo Natale, allora, tutta Noha, grata anche per questo, si fermerà un attimo davanti al presepe, implorerà Gesù Bambino, e Gli chiederà di alleviare le sofferenze della Lucia. Poi, insieme alla Lucia tutti noi diremo: “sia fatta la Sua volontà”; o come meglio si direbbe nel nostro (stupendo) dialetto nohano: “cu fazza Diu”.
Antonio Mellone
(Fonte: Osservetore Nohano n.9 Anno I, 07 dicembre 2007)