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La sessualità a Noha (secondo i registri parrocchiali tra il 1689 e il 1727)
Di P. Francesco D’Acquarica (del 31/08/2016 @ 08:47:31, in NohaBlog, linkato 2233 volte)

Oggi il mondo esercita una pressione enorme sulla sessualità umana. Possiamo dire che c’è molta trasgressione e permissivismo al riguardo. Viviamo in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Papa Francesco, nel suo meraviglioso documento “Amoris laetitia” pubblicato qualche mese fa (invito tutti a leggerlo con molta attenzione: lo si può richiedere in qualsiasi libreria o edicola di giornali) analizza da par suo un problema tanto attuale e scrive che la sessualità è un regalo meraviglioso che Dio ha fatto alle sue creature. Non sempre anche nella chiesa questo valore così importante è stato vissuto nella giusta maniera. Non intendo qui entrare nel merito del problema, ma semplicemente esporre la realtà di Noha tra il 1600-1700.

Nei registri di matrimonio che vanno dal 1689 al 1727, e cioè in tutto il periodo dell’arci-prete don Nicol’Antonio Soli, (fu il primo arciprete che cominciò a compilare i registri parrocchiali dopo la controriforma del Concilio di Trento) molto spesso è annotato che i conviventi incorrevano in una scomunica da cui bisognava essere assolti con una “salutare penitenza pubblica” prima di ricevere il sacramento del matrimonio. Per chi si permetteva di convivere prima delle nozze la cosa diventava seria perché nella scomunica incorrevano anche i familiari degli sposi che avevano permesso che lo sposo stesse insieme alla sposa.

Ecco qui due casi per tutti, i più evidenti. Riporto il testo originale scritto un po’ in latino e un po’ in lingua volgare: penso che sia chiaro e comprensibile da parte di tutti e che non ci sia bisogno di traduzione.

            Adì 29 Luglio 1711 -  Havendo Io D.Nicol'Antonio Soli Arciprete della parrocchiale chiesa di Nohe differito le tre solite denuncie col permesso di Mons. Vicario Generale di Nardò per il matrimonio da contrahersi tra Giordano [...] con Angela […] ambedue sposi novelli di questo casale di Nohe, et havendo precettato che non accedat in domum sponse prima che finiscano le denuncie sotto pena di scomunica riservata al R.mo Mons. di Nardò, et havuta la licenza (che sta qui infilzata) dal Signor Vicario Generale che possa congiongere in matrimonio li suddetti Giordano et Angela in domo, Io D. Nicol'Antonio Soli Arciprete di detta chiesa, havendomi portato in casa di Angela [...] et trovatala inferma nello letto, ho congionto in matrimonio li suddetti Giordano et Angela, havuto il loro scambievole consenzo per verba de presenti secondo la disposizione e forma del Sacro Concilio di Trento. Presenti per testimoni Don GiovanneTurre sacerdote di Nohe, Michel'Angelo d'Argento et Arcangelo Vonghia di questo casale di Nohe et altri... Adì ...7bre 1711 ho assoluto il sopradetto dalla scomunica e poi l'ho confessati et comunicati e benedetti con la benedizione sacerdotale fra la messa conventuale li sopradetti ritrovati bene instruiti nelli rudimenti della fede e prima della Messa il suddetto Giordano fece la penitenza salutare che stava in ginocchioni per tre hore con corona in testa, fune al collo sibi asperso di cenere e scalzo conforme ordine del Rev. Vicario Generale di Nardò.

Non c'è bisogno di commento. Faccio solo notare che il parroco era andato in casa della sposa inferma per avere il consenso il 29 Luglio, ma la Messa con la penitenza verrà fatta in settembre.

In un altro caso è annotata la penitenza pubblica in questi termini:

            Adì 13 Marzo 1725 - Matrimonio da contrahersi tra Paulo [...] di Galignano diocesi di Otranto sposo novello con Anna [ ...] di questo casale di Nohe...

Anche in questo caso: ricevuto il loro scambievole consenso e havendoli trovati bene instruiti nelli rudimenti della fede li ho confessati e comunicati nella mia chiesa parrocchiale, e prima di confessarli l'ho fatto fare la penitenza pubblica con la licenza del Vicario(per l'ingresso dello sposo nella casa delle sposa), cioè lo sposo davanti alla porta della chiesa in ginocchioni con la corona di spine in testa e la sposa in ginocchio avanti detta Porta con una candela in mano appicciata e con un velo negro in testa per tutto il tempo della mia messa, e poi furono assoluti dalla scomunica gli sposi, e li loro congionti assoluti dalla scomunica per l'ingresso dello sposo in casa della sposa, e li congionti che non impedirono allo sposo l'ingresso.

A proposito del sacramento del matrimonio non bisogna pensare al consumismo di oggi. Non c’era il fotografo, non c'erano cortei, non c'erano sprechi di fiori o sfoggio di vestiti. E non c’era il ristorante.

Il parroco si portava a casa degli sposi e davanti a due o più testimoni prendeva atto della volontà dei due interessati di stare insieme. Più tardi veniva celebrata la messa dove i due, dopo essersi confessati, partecipavano all'Eucaristia, mentre la sposa riceveva la benedizione speciale secondo il Rituale. In caso di prime nozze, nei registri, lo sposo viene qualificato come sposo novello e la sposa come sposa novella. Se la sposa era vedova, non era richiesta la benedizione speciale per la sposa.

Sempre nell'atto di matrimonio il parroco, quasi come un ritornello, annota et havendoli ritrovati bene istruiti nelli rudimenti della fede. Ci si accontentava di poco: "li rudimenti della fede" voleva dire saper fare il segno della croce, saper recitare qualche preghiera, partecipare alla messa della domenica che in quel tempo era tutta in latino, avere una vaga conoscenza dei dieci comandamenti. Con una fede così poco sostenuta dalla conoscenza della Parola di Dio e senza un minimo di approfondimento era facile passare alla superstizione.

Oggi i tempi sono cambiati. Ma forse non sempre in meglio.

 P. Francesco D'Acquarica imc