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L’Azione Cattolica "in cammino" verso il presepe vivente di Noha
Di Antonio Mellone (del 07/01/2016 @ 14:25:55, in Presepe Vivente, linkato 2145 volte)

Ogni anno - e siamo ormai alla sesta edizione - il Presepe Vivente di Noha ha un fil rouge, un filo conduttore più o meno esplicito che lega personaggi e ambienti della sacra rappresentazione natalizia: da “Le pietre e la Storia” a “La Strada”, da “Il Tempo” a “I Volti”, da “Le Luci Nove” a “I 100 passi”.

Il leitmotiv di quest’anno ha una triplice dimensione (un po’ come la Santissima  Trinità che Dante cercò di esprimere negli alti versi come “tre giri di tre colori e d’una contenenza” – Paradiso, XXXIII, 116-117) ed è la sintesi logica de “l’abbattimento dei muri”, de “l’apertura delle porte” e infine de “l’abbassamento dei ponti levatoi”.

Questo tema tridimensionale ed ecumenico, dunque inclusivo mai esclusivo, non poteva non annoverare l’itinerario di fede dal titolo “Mettiti in cammino”, organizzato dall’Azione Cattolica di Noha, “un’associazione di 108 anime laiche che – come scrive Michele Scalese in un suo messaggio inviatomi di recente – cercano in scienza e coscienza di tendere verso l'Altissimo. O almeno ci provano”.

In effetti l’abbattimento dei muri, l’apertura delle porte e la creazione di ponti è in linea con le attività di questo gruppo di persone di buona volontà che da tempo si cimentano in attività di vario genere con lo scopo di lanciare un messaggio di unione, fratellanza e comunità.

Così continua Scalese a proposito dell’: “ […] Quest’anno non potevamo rimanere sull’uscio; bisognava uscire dalle nostre solite abitudini, coinvolgere le famiglie ed andare per le strade del nostro paese a testimoniare con le nostre azioni il Vangelo di Cristo in cui fermamente crediamo”.  E ancora: “Con gioia abbiamo accolto l’invito di papa Francesco che ci esorta ad uscire per le strade, gioire e rimanere con Gesù. Senza dubbio per l’AC “l’uscire” significa cercare di essere un’associazione missionaria; per non ridurre questo a puro slogan, occorre dargli una concretezza che passa per la vita delle persone, laddove queste vivono”.

Sicché il responsabile parrocchiale della storica AC nohana, decide di concludere il percorso “nel migliore dei modi, proprio nel nostro Presepe Vivente, là dove uomini e donne instancabili hanno dato vita ad uno dei tanti motivi di orgoglio per la nostra Noha. […] Proprio in questa stupenda realtà, nella grotta dove Dio s’è fatto bambino, lì abbiamo lasciato un cuore, il nostro cuore, come se ognuno di noi lasciasse ai piedi di Gesù tutta la sua intera esistenza”.

E conclude: “Con il fraterno augurio di rinascita interiore e nella fede, vi ringrazio di cuore per averci ospitati in questo percorso, esortandovi a continuare per noi e per la nostra Noha. ”

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Caro Michele, non sei tu a doverci ringraziare, ma siamo noi che ringraziamo te per la scelta, il cammino, e “la costruzione di un ponte levatoio”. Ringraziamo di conseguenza tutto il tuo gruppo, oltre ovviamente il parroco che ha guidato il pellegrinaggio e la preghiera conclusiva nella grotta della Bet Lehem (casa del pane) nohana.

La vostra marcia, culminata nel presepe vivente di Noha, è un ulteriore passo verso la realizzazione dell’esortazione di papa Francesco proferita nel corso della messa crismale del Giovedì Santo 2015, nel corso della quale il vescovo di Roma affermava che i sacerdoti [ma, s’intende, anche tutti gli altri uomini e donne di chiesa, ndr] dovrebbero avere addosso l’odore delle pecore [nel nostro presepe vivente, in tutti i sensi, ndr.].

L’odore delle pecore, appunto, non la puzza sotto il naso.

Antonio Mellone