Come ormai sanno pure i mattoni dissestati di piazza Ciro Menotti, al centro Polivalente di Noha si è appena celebrato il trigesimo della prematura scomparsa del contatore dell’energia elettrica, pragmaticamente strappato all’affetto dei suoi cari dall’azienda elettrica di turno, probabilmente per scadenza dei termini del contratto.
Ovviamente all’ufficio tecnico del Cumone di Galatina sono caduti dalle nubi, come Checco Zalone nel film: nessuno ne sapeva nulla, nemmeno il più funzionale dei funzionari (di cui, pare, questo ufficio sia superdotato). Evidentemente, nei dintorni del Municipio pensano che a Noha siamo tutti con l’anello al naso, ovvero ancora aggrappati alle cime degli alberi come nell’era Neozoica, anzi Nohazoica.
La storia infinita dell’energia elettrica al centro polivalente di Noha sta superando la serie dei migliori romanzi fantasy disponibili sul mercato, da Harry Potter (o Fotter) al Signore degli Anelli (al naso). Io vi consiglierei, tanto per rimanere in tema - e per far riferimento giusto ai libri che ho sottomano – anche i seguenti testi: “Il mercante di luce” di Roberto Vecchioni, Einaudi, 2014 (ce la vendono come cosa fatta, questi mercanti elettrici); e poi “La luce alla finestra”, di Lucinda Riley, Giunti, 2013 (l’unica luce attualmente disponibile al Centro Polivalente); “Tutta la luce che non vediamo” di Anthony Doerr, Rizzoli, 2014 (e che di questo passo non vedremo mai); “Luce d’agosto” di William Faulkner, Adelphi, 2013 (agosto, sì, ma di chissà quale anno, anzi millennio); “1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri” di Margaret MacMillan, Rizzoli, 2013 (ma anche sul mondo di oggi, 2014-2015); e infine “Luci nelle case degli altri” della Chiara Gamberale, Mondadori, 2014 (nelle case degli altri appunto, ma non nella vecchia scuola elementare di Noha, ristrutturata alla cazzodicane)…
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Ormai, signore e signori, non si tratta più di un giorno di ordinaria ombrofilia (in psichiatria è l’attrazione morbosa per l’ombra), ma di un mese, anzi di anni-luce da trascorrere, a questo punto, al buio. Questi signori vogliono che ce ne facciamo una ragione; ma hanno sbagliato indirizzo: noi non permetteremo che il nostro Centro Polivalente continui a sopravvivere come i pathrefondici (talpe), all’oscuro di tutto.
Certo è che non si sa più a che santo votarsi (o votare): certamente non all’antipolitica che si annida da un pezzo a palazzo Orsini, a partire dal sindaco Montagna (che sembra non abbia mai proferito verbo sull’annoso tema), passando per l’assessore ai capolavori pubblici, ing. Coccioli, esperto nel campo (santo), non scordandosi degli altri portatori sani di promesse della maggioranza, e senza tralasciare i compagni di merendine della finta opposizione.
Questa antipolitica nohan-galatinese che non è più di sinistra (forse non lo è mai stata), né di destra, ma soltanto ego-centrica, capace unicamente di fare proclami e promesse della serie “tutto è risolto”, “la cabina elettrica è in cantiere”, “a breve vedremo la luce” (propaganda da Istituto Luce, appunto) meriterebbe una sanzione proporzionale al danno cagionato alle casse pubbliche (1.300.000 euro, una spesuccia) e all’ordine economico-sociale. E quindi credo che soltanto il linciaggio potrebbe essere una pena equa in quanto castigo che nella fase esecutiva postula il pieno coinvolgimento del popolo (sempre che il popolo non continui a dormire, beota, sprofondato sui suoi Divani & Divani).
Signori, la promessa è finita. Non andate in pace.
Antonio Mellone