Quale significato dare, dopo quasi un secolo dal tragico evento, alla commemorazione dei caduti nella grande guerra?
Premesso che il soldato, quello di ieri, di oggi e di sempre, a prescindere dai secondi fini di loschi manovratori del potere, volge il suo impegno verso la salvaguardia della libertà di tutti e ciò che rischia molte volte non è l’impresa o il capitale, ma la sua stessa vita, oggi più che mai abbiamo il dovere di ricordare e onorare con rispetto chi ha sacrificato la vita per la riconquista di quei confini determinati già non solo dalle genti d’Italia, bensì dalla morfologia dello stesso territorio.
Sarebbe bello vivere la terra come un’unica nazione: non più Olandesi, Francesi, Greci o altre nazionalità, tutti cittadini del mondo! Ma fino a quando non sapremo realizzare e gestire questo sogno abbiamo il dovere di resistere alla violenza o ai tentativi di repressione dei diritti acquisiti nei secoli con sacrifici immani, onorando chi ci ha difeso e ci difende.
Quindi celebriamo questa ricorrenza impegnandoci tutti nella crescita della pace, quella pace che determina l’ equilibrio della solidarietà , della giustizia sociale e dell’uguaglianza tra differenti culture.
Oggi le guerre da combattere sono tante, le più disparate, come quella contro lo strapotere di corrotti e corruttori. Contro il pericolo che ammanta di democrazia l’illegalità per gli interessi personali di pochi faccendieri. Contro le nuove Crociate sorde al richiamo della Verità, quella che deriva dal messaggio originale dell’Amore disinteressato.
Marcello D’Acquarica
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