Bè, per divertimento, per il piacere di rileggermi, per informare gli altri, per burlarmi del potere, per esercitare un mio diritto. Scrivo per procurare tachicardia al lettore (quell’uno che sarà), per porre domande, spingere all’azione, contestare la dabbenaggine degli allocchi, smascherare crimini contro natura e ragione. Scrivo per sognare, per resistere più che desistere, per salvarmi da chi mi dice: “non ti esporre”, per non rimanere alla finestra, e perché sarebbe più facile girarmi dall’altra parte.
Scrivo per solidarietà a Nino Di Matteo, per rompere il silenzio dei deficienti, per difendere la Costituzione, perché prediligo la denuncia alla rinuncia, e perché credo che un giorno questa terra sarà bellissima. Scrivo per turare i vuoti di memoria del mio popolo, per dare la sveglia ai belli addormentati, per colmare le omissioni dei cosiddetti giornalisti, per esser libero e perché non mi accontento di sopravvivere.
Scrivo per fermare la mattanza degli ulivi di mio padre, per salvare Otranto dai nuovi predoni, per non essere complice del massacro della mia terra, per dar voce a chi non ce l’ha e manforte ai compagni di lotta.
Scrivo per continuare a sperare, per imparare cose nuove, per viaggiare nelle vite degli altri, per inventare lettori immaginari.
Anche se fallissi nell’intento, anche se le mie parole volassero al vento, anche se il mio lettore (quell’uno) continuasse a poltrire, a sbadigliare, a non schierarsi, e a sottrarsi alle domande difficili, che riguardano lui stesso, anche se dovessi inimicarmi mezzo mondo, ebbene, sì, scriverei lo stesso.
Antonio Mellone