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DUE PAROLE SUL COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DEGLI ULIVI
Di Redazione (del 21/02/2015 @ 10:19:44, in Cronaca, linkato 2980 volte)

La situazione del complesso del disseccamento rapido degli olivi sta diventando veramente problematica. Sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale della Regione, le “Misure fitosanitarie obbligatorie per il contenimento delle infezioni di Xylella fastidiosa” da attuare nella zona infetta, cioè in tutto il Salento.
L’obiettivo è, visto che non si riesce a curare gli alberi malati, agire sull’insetto vettore (Cicalina), tramite un uso massiccio di fitofarmaci mai visto prima. Se si immagina di voler debellare un insetto quasi più piccolo di una mosca in tutto il Salento, si fa presto a capire lo scenario che ci si prospetta.

Il testo dice chiaramente che è fatto obbligo ai proprietari o conduttori dei terreni ricadenti nell’area infetta di eseguire le misure obbligatorie, distribuendo insetticidi su tutta la superficie dei campi e conservare le ricevute dell’acquisto di fitofarmaci, attrezzi, ecc, per almeno 3 anni, come prova dell’avvenuto trattamento. È fatto obbligo di utilizzare gli insetticidi indicati nel documento sia sugli olivi, che sui campi, sull’erba, sull’incolto, sui muretti a secco, addirittura sulla macchia mediterranea. Se qualcuno dovesse rifiutarsi di compiere tale atto, i funzionari regionali sono legittimati ad accedere ai campi e fare quello che non è stato fatto. Tutto questo avrà ricadute tragiche su l’intero ecosistema, la falda, il terreno, l’aria, gli insetti impollinatori, e dunque la salute di tutti. Le api morirebbero, questo è chiaro, con tutte le ricadute sulla fertilità delle piante e l’impollinazione delle stesse. Sarà una strage, una tabula rasa.

Ci sono molte lacune e dubbi sia sulla reale efficacia di un metodo così drastico e dannoso, sia sull’avvenuta ricerca di reali alternative di cura e prevenzione. Inoltre sarà vietato il reimpianto di altri olivi per almeno 3 anni e, allo scadere di questi, non potranno essere reimpiantate le nostre varietà tradizionali (Cellina e Ogliarola) ma “varietà resistenti”. A chi giova tutto questo?

Il Salento è saturo di nocività diffuse, chiunque abbia occhi per vedere può rendersi conto dello stato in cui versano le campagne, in special modo gli oliveti, ridotti a campi da tennis per l’uso massiccio di fitofarmaci. L’olio nostrano (non biologico) è pregno di residui chimici, tanto che non viene nemmeno accettato dai mercati esteri, molto più rigidi in fatto di salute alimentare. Un’olivicoltura dunque non solo nociva ma anche incapace di creare benefici economici.

Decine di documenti del secolo scorso, testimoniano un riversamento incredibile di sostanze chimiche nel Salento utilizzate principalmente nella coltura del tabacco. È dunque comprovato che da numerosi decenni il nostro terreno, le nostre falde e tutti gli esseri viventi vengono sistematicamente contaminati e minati nel loro benessere biologico. La straordinaria incidenza di tumori in questo territorio non è forse il risultato di questo avvelenamento di massa che perdura fino ai giorni nostri?
È ora di parlar chiaro. Chi utilizza queste sostanze nell’agricoltura, sul nostro cibo, sta compiendo un danno enorme, un crimine che ricade su tutti.

Le esternalità negative di queste azioni sono pagate dalla collettività e da tutte le specie a carissimo prezzo. Per quale motivo dobbiamo subire questa vera e propria violenza, favorita anche dalla disinformazione, dalla cattiva informazione e dall’ignoranza?
Questo non è un problema del settore agricolo, è un problema collettivo.
Pretendiamo che sia fatto tutto il possibile affinché vengano individuati metodi meno dannosi di contrasto alla patologia in questione e pretendiamo che vengano messi al bando tutti i veleni utilizzati in agricoltura.
Basta nocività.

Francesca Casaluci

(di Guida Salento Kilometri Zero)